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Bologna, «La Celere credeva di essere in un videogioco!»

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«Mi sono sentita mortificata dalle mille mani che ti possono immobilizzare forti della divisa». Una testimonianza della violenza della Celere domenica a Bologna

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Voglio raccontare di un fatto avvenuto tra le 16,00 e le 17,00 in piazza Maggiore all’agnolo con via degli Orefici. 
Il corteo era ormai finito. Di “antagonisti” lì neppure l’ombra. Anche il numero delle persone che eran là era esiguo e non c’era una situzione di fronteggiamento. Nessuno stava fronteggiando nessuno. Liberi individui in giro per quella piazza, insomma.
La celere c’era però, ancora in posizione, linea compatta e gratuita.
Oltre la linea ci sono altri uomini in tenuta antisommossa e uno di essi avanza  e mi fa ” Te Stamane eri in Stalingrado, dammi i documenti”
Io: “C’erano molte persone stamane in Stalingrado, le riconosci tutte?” 
Ho girato i tacchi e tre, quatto, cinque e sei mi hanno immobilizzata contro il muro, strattonnatissima. Dei ragazzi che eran lì presenti si sono allarmati, hanno richiamato l’attenzione di altre persone, si è formato un gruppo che ha tentato di liberarmi dalle prese. Situazione di stallo contro il muro tuttavia. Arrivano due funzionarie. Si avvicinano, mi fanno riavere il braccio, mi chiedono qual’è il problema. I documenti! Me li prendono loro e poi via mi lasciano andare. 
Che posso dire. Non è per il braccio livido (sei giorni di prognosi), me ne sono accorta l’indomani. E perchè è un altro apisodio grave. Ieri la celere credeva di essere in un  videogioco. Non più  umani avevano di fronte. Io si, mi sono sentita mortificata dalle mille mani che ti possono immobilizzare forti della divisa. Con la divisa si può  fare. Ieri ho visto un altro reagzzino della celere intimare ad un dimostrante sedicenne di venire avanti,  di farsi sotto che lo avrebbe ammazzato sbattendo il manganello sullo scudo. 
Io vorrei dire tante cose ma non ho parole. 
#MaiConSalvini
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