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Lo smog si può respirare. Lo dice Strasburgo

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Il parlamento europeo raddoppia i limiti per le emissioni di smog. Una scelta insensata che va contro la salute e l’’ambiente. Un vero e proprio condono che premia i furbi e non l’innovazione e la qualità

di Gimpaolo Martinotti

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Le lobbies dell’auto hanno vinto. Ieri il parlamento di Strasburgo ha votato in favore del progetto presentato dalla Commissione europea che di fatto straccia il regolamento comunitario 715 del 2007 che imponeva il limite di 80 milligrammi di ossidi di azoto (NOx) per autovettura a chilometro.

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Dopo i filtri truccati che avevano coinvolto per prima la Volkswagen nello scandalo ‘dieselgate’ ora, con un cambio di marcia o meglio di normativa, arrivano in circolazione le ‘Euro 6’ ‘modificate’. Con un colpo di spugna si cancellano i fatidici 80 milligrammi per passare inspiegabilmente a 168 nel più perverso stile ‘Fukushima’, perché se l’inquinamento e i rischi per la salute aumentano è sufficiente cambiare alcuni parametri per far tornare tutto sotto controllo.

L’innalzamento del livello delle emissioni ‘legali’ del 110 per cento rappresenta un vero e proprio atto di guerra nei confronti della salute pubblica e il parlamento, legalizzando una maggiore propagazione di agenti cancerogeni nell’aria, minimizza gli effetti catastrofici dell’avvelenamento al quale le persone che vivono nelle principali città europee sono costantemente sottoposte.

L’inquinamento nel suo insieme non è una semplice quesitone di prospettiva e abbandonare i cittadini alla sterilità dei piani anti-smog è un crimine. Le forti pressioni da parte delle lobbies che controllano Bruxelles e Strasburgo, in questo caso quelle della grande industria automobilistica, sono state tanto efficaci da aver spazzato via le raccomandazioni della Commissione ambiente che aveva chiesto al parlamento di porre un veto su di una normativa così controversa e che viene adottata a poco meno di due mesi dagli impegni presi al tavolo della Cop21 di Parigi.

La decisione presa dai governi europei però non è una sorpresa per quanto riguarda il nosto paese: lo ‘Sblocca Italia’ rientra nelle stesse dinamiche legate essenzialmente al paradigma del profitto di pochi a discapito dei diritti e della vita di molti. Il governo di Matteo Renzi, che ultimamente si diletta in un mesto giochino delle parti con l’amico Junker, pretende di affossare le energie rinnovabili a sostegno dell’industria petrolifera svendendo il nostro territorio e la salute dei cittadini alle multinazionali delle trivelle.

È necessario opporsi a queste scelte politiche assurde in un contesto di rivendicazione più ampio, nel quale le associazioni ambientaliste, i movimenti, le forze politiche e sociali antiliberiste ed ecosocialiste si assumano l’impegno di alimentare un processo di unificazione delle mobilitazioni che vada al di là della singola battaglia contro un regolamento o decreto.

In questa maniera sarà forse possibile generare una azione di lotta comune più profonda ed efficace nel contrasto alla violenza del sistema capitalista che “non è in grado di risolvere la crisi ecologica, perché questo richiederebbe di porre dei limiti all’accumulazione, un’opzione inaccettabile per un sistema basato sulla regola del ‘crescere o morire!’”. 1 La stessa regola che oggi con la sua sete di petrolio ci spinge verso la catastrofe ambientale e ci trascina nuovamente verso la Libia, trasformando una farsa in tragedia.

 

1 Dal Manifesto dell’Ecosocialismo di Joel Kovel e Michael Löwy, 2001

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