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Parigi, in piazza contro il lavoro al tempo dello stato d’eccezione

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Parigi, in piazza contro lo stato autoritario. Nella capitale francese i manifestanti hanno marciato da place Saint-Michel a place du Panthéon per rompere lo stato di emergenza e contestare il governo

da Parigi, Giampaolo Martinotti e fotogallery di Lily Manapany

Per la seconda volta migliaia di persone sono scese in strada in tutta la Francia contro lo stato di emergenza decretato dal governo e rinnovato il 26 febbraio scorso come risposta, liberticida, irresponsabile e superflua, ai terribili attentati del 13 novembre 2015.

Nella capitale, sotto il sole parigino di sabato pomeriggio, circa 1500 manifestanti hanno marciato da Saint-Michel al Panthéon gridando “liberté!” e scandendo gli slogan “état d’urgence, état policier!”, “police partout, justice nulle part!”, entrambi figli “legittimi” dei numerosi abusi di polizia subiti negli ultimi mesi da cittadini, associazioni e militanti assolutamente lontani dagli ambienti del fondamentalismo.

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A guidare la manifestazione, la seconda dopo quella che il 30 gennaio aveva radunato 20mila persone, il Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA), l’EELV, i sindacati riuniti della CGT, i collettivi “Stop état d’urgence”, le associazioni “Droit devant!”, e ancora i gruppi anarchici e gli antifascisti. Davvero molteplici dunque le realtà politiche e sociali che fin dal primo momento hanno contrastato la palese violazione dello stato di diritto voluta dal presidente François Hollande.

I numeri ridotti della giornata di ieri non devono ingannare e vanno essenzialmente letti in un contesto di continua crescita nel quale si susseguono tanti appuntamenti di lotta tutti concentrati nello stesso periodo. L’opposizione allo stato di emergenza e alle politiche di austerità del governo si sta unificando e sta crescendo rapidamente, come dimostra la grande manifestazione di mercoledì 9 marzo a Parigi.

Quel giorno più di 50mila persone erano scese in piazza per dire “no” alla “loi El Khomri”, la pericolosa riforma del lavoro in senso neoliberista che i socialisti vorrebbero imporre ai francesi dopo aver già imposto la repressione dello stato di emergenza e una riforma costituzionale autoritaria, tanto cara a Marine Le Pen e ai fascisti del Front National. 

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