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Termoli, gli incompatibili ancora in sciopero contro Marchionne

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I delegati cacciati dalla Fiom, molti di loro sono passati nell’Usb, proclamano ancora uno sciopero contro il sabato comandato nello stabilimento di Termoli

di Giulio AF Buratti

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Incompatibili e ancora in sciopero. Sabato 16 luglio e sabato 23 luglio sarà sciopero dell’intera giornata nello stabilimento FCA di Termoli: lo proclama l’USB Lavoro Privato insieme alla RSA contro il ricorso da parte dell’azienda al recupero produttivo per i prossimi due sabati. Lo sciopero riguarda i lavoratori chiamati al recupero produttivo in queste giornate, così come previsto dal CCSL (Contratto Collettivo Specifico di Lavoro).

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L’azione di sciopero si pone in continuità con le lotte dei mesi passati contro i sabati di straordinario comandato, sostenute dalla RSA Fiom e dai militanti USB Lavoro Privato, oggi tutti uniti nell’USB dopo l’espulsione, nei fatti o, almeno, la sconfessione da parte della burocrazia dei metalmeccanici Cgil di quei delegati combattivi che avevano intrapreso una lotta contro la micidiale metrica del lavoro della Fca che va sotto il nome di modello Marchionne. Una vicenda che, paradossalmente, aveva visto la vittoria degli scioperanti ma in collisione con la svolta a 180° di Landini che, in soli 30 giorni è passato dalla riabilitazione di Sergio Marchionne al benservito a Sergio Bellavita. Il primo è il manager Fca, ferocissimo contro i diritti sindacali e accanito sostenitore di condizioni di lavoro indecenti. Il secondo, allora, era portavoce dell’area di minoranza della Cgil, Il sindacato è un’altra cosa, che aveva espresso pieno sostegno agli scioperi delle fabbriche Fca di Melfi, Termoli e Atessa.

I 16 “incompatibili” hanno il torto di aver promosso degli scioperi coordinandosi con altri lavoratori conflittuali contro la metrica del lavoro, la famigerata Ergo Uas e contro i sabati di straordinario comandati. Fca ha dovuto assumere 110 operai per coprire quel turno. Ma la Fiom nazionale è andata per le spicce (senza possibilità di difesa degli interessati) dichiarando le Rsu «incompatibili» con qualsiasi incarico e consegnati alle rappresaglie del management Fca. Intanto, l’8 marzo scorso, dalla bocca di Landini uscivano le seguenti parole: «Nessuno nega che la Fiat, prima dell’arrivo di Sergio Marchionne, fosse a rischio di fallimento e oggi no. E nessuno vuole negare le qualità finanziarie del manager. Di tutto questo noi siamo contenti». Parole usate dal legale storico della Fiat, De Luca Tamaio, in un processo contro cinque operai di Pomigliano licenziati dopo aver protestato per il suicidio di una operaia da anni in cassaintegrazione discriminatoria.

Assordante il silenzio a sinistra: «Tutti hanno paura di parlare male della statua che portano in processione», ha detto all’epoca, a Popoff, Stefania Fantauzzi, una delle sedici Rsa, operaia di linea a Termoli. Alla repressione interna del dissenso corrisponde un impasse totale delle scelte della direzione della Fiom, incapace di trovare la strada, dopo la sconfitta della Fiat e del Jobs Act con una discussione democratica. Bellavita e molti degli incompatibili hanno scelto per questo di aderire all’Usb. L’area Il sindacato è un’altra cosa, tuttavia, continua la battaglia dentro e fuori la confederazione, per sviluppare pratiche di sindacalismo di classe.

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