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«Il nostro No si vede dalle strade, il 4 dicembre questo governo cade»

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C’è chi dice No. Migliaia di persone a Roma riempiono Piazza del Popolo. I piccoli e grandi No dai territori contro la riforma costituzionale di Renzi

di Giulio AF Buratti, foto di Andrea Zennaro

Che non ci sarebbero stati incidenti oggi pomeriggio a Roma, al corteo per il No dei movimenti sociali, lo sapevano anche i bambini ma il questore non ha voluto rinunciare all’esibizione dei muscoli dopo settimane di ostruzionismo nelle trattative. Si direbbe che il questore di Roma, al tempo della sindaca Raggi, ha un ruolo ancora più politico del solito nell’assenza di politica a cinque stelle. Per questo non solo c’erano blindati con gli idranti e i robocop già a piazza della Repubblica, luogo di concentramento del corteo, ma Roma appariva una città cilena, deserta e presidiata da soldati e poliziotti e gabbie nei punti considerati nevralgici. E il corteo è stato dirottato sul Muro Torto, nel vuoto pneumatico circondato da Villa Borghese e le Mura Aureliane. Non era mai accaduto nemmeno nel periodo peggiore dei governi berlusconiani. A sfidare l’aria cupa della città governata dalla questura, il coraggio di Nicoletta Dosio, di nuovo “evasa” dai domiciliari per sfilare e poi intervenire dal palco.

Studenti e cassintegrati, anziani e famiglie con bambini in passeggino, movimenti per la casa e contro le grandi opere, italiani e immigrati, migliaia di persone – oltre cento i pullman da circa sessanta città di Italia arrivati nella Capitale – che hanno sfilato nel crepuscolo senza essere visti da nessuno nella lunga fase finale del corteo, prima di riempire piazza del Popolo e ridicolizzare il ricordo recente della kermesse renziana, solo un mese prima nella stessa piazza. Persone reali che si sono pagate il viaggio fino a Roma contro ceto politico e comparse spedite gratis in gita dalle città governate dalla “ditta” a fingere di spellarsi le mani per applaudire l’autore della deformazione della Costituzione su chi si voterà fra sette giorni. «La manifestazione di oggi è straordinaria”- dichiara Lorenzo, 27 anni – “Abbiamo portato in piazza molte più persone di Renzi, dimostrando che il popolo ha già sfiduciato questo Governo. Il 4 dicembre porteremo a votare NO tutti coloro che hanno dovuto subire le imposizioni di chi sta nei palazzi del potere aumentare lo sfruttamento e l’autoritarismo». «E’ un bellissimo corteo, le false notizie sulla sicurezza sono state smentite dai fatti – dichiara Lorenzo, 27 anni – “Siamo tante e tanti, giovani e meno giovai, uniti dalla volontà di votare NO alla riforma delle banche. Siamo 30 mila, molti di più degli spettatori dello show di Renzi a Piazza del Popolo il 29 ottobre. Votiamo NO perché siamo precari, studenti, lavoratori e disoccupati che non accettano l’attacco alla democrazia portato avanti con questa riforma».

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Mentre i Sì sono tutti uguali – un blocco di potere che vorrebbe irrigidire la Carta così come il jobs act ha irrigidito il mondo del lavoro, devastare la Costituzione così come lo Sblocca Italia devasta l’ambiente, scempiare i diritti come la Buona scuola fa con l’istruzione pubblica – i No sono molto diversi. C’è quello di Berlusconi e Salvini che vorrebbero essere loro l’uomo solo al comando disegnato da Renzi e Boschi nell’oggetto del referendum. C’è quello di Grillo, populista, xenofobo, antipolitico, ambiguo. C’è il No della sedicente sinistra dem che vorrebbe usare il referendum per regolare i conti con un primo ministro oggettivamente sgradevole e con la sua corte.

E c’è il No sociale, espresso (troppo spesso in ordine sparso) da soggetti conflittuali e costituenti di nuova democrazia: No Tav, No Triv, No Muos, No Salvabanche, No DalMolin, Zero Waste, movimenti di lotta per la casa, SiCobas, Cobas, i centri sociali delle aree di Infoaut e di Global Project, i napoletani dell’ex Opg, qualche comitato per il No, i Giuristi democratici, più le organizzazioni dell’estrema sinistra (Prc, Sinistra Anticapitalista, Pcl, Pci, il non proprio estremo Fassina etc) con qualche zona di sovrapposizione con il corteo del No Renzi Day (che ha portato in piazza lo stesso numero di persone il 22 ottobre scorso) ma senza centri sociali romani. Una rottura che potrebbe trovare spiegazioni parziali nella collusione di un pezzo di quell’area con il centrosinistra al governo in Regione e, fino all’anno scorso, al Campidoglio. Per il resto è una rottura poco intellegibile. E’ colpa di chi non c’era oppure di chi ha costruito il percorso? Probabilmente ciascuno ha le proprie responsabilità nella produzione dei limiti alla mobilitazione. Una soluzione, però, è urgente se si vuole costruire un dopo, all’indomani del referendum, qualsiasi sia l’esito restituito dalle urne.

Tutto ciò non trova spazio nelle scarne cronache d’agenzia (anzi il Tg di La7 confonde Piazza del Popolo con la pagliacciata di Salvini e Meloni e si rifiuta di rettificare la notizia nel corso del Tg) che si dilungano sul lancio di uova a via Venti Settembre, sotto una delle sedi della Banca d’Italia, seguito da un coro, ‘ladri, ladri’, all’indirizzo del Mef e del ministro Pier Carlo Padoan, definito «tarlo dell’economia» nelle decine di volantini lanciate contro i poliziotti dalle ‘Vittime del salva-banche’, tra i fumogeni e i bengala. Su un bus proveniente da Padova sarebbero stati trovati borsoni con mazze e spranghe, oltre all’occorrente per nascondere i volti. Una persona trovata con una mazzafionda è stata condotta negli uffici della polizia. Ottocento gli uomini delle forze dell’ordine impegnati per il corteo. Da piazza della Repubblica a Piazza del Popolo dai microfoni montati sui camion si sono susseguiti interventi delle diverse anime della manifestazione: dagli universitari contro il precariato ai migranti che chiedono più diritti, fino ai movimenti No-Tav della Val di Susa e i ‘No-Triv’. Moltissimi gli studenti, con cartelli personalizzati che indicano nome, età e motivi per dire no: e assieme alle ragioni più strettamente legate al contenuto della riforma Boschi compaiono anche il Jobs act, la Buona Scuola, le grandi opere. Il messaggio politico è chiaro: «Il nostro no lo senti per le strade – lo slogan più ripetuto – il 4 dicembre il tuo governo cade!». La folla ha concluso il suo corteo a Piazza del Popolo, dove dal palco è intervenuto, tra gli applausi, anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris: «Questa è una piazza costituente e ri-costituente – ha detto – vogliamo un giorno un Governo popolare di liberazione nazionale, fondato sul lavoro e non sul denaro. Noi vogliamo mettere al centro invece, ambiente, acqua pubblica, lavoro, cultura. Dopo il 4 dicembre vogliamo una internazionale dei beni comuni contro le oligarchie: non molleremo mai».

A chiudere la giornata un concerto, che si concluderà in tarda serata.

Ecco cosa scriverà, al ritorno, Nicoletta Dosio:

“Oggi ho visto nel corteo tante facce sorridenti…”
Prendo a prestito una canzone di lotta di tanto tempo fa (come si era giovani e fiduciosi allora, quanta speranza, quanta forza di vita e di lotta…) per raccontare il popolo meticcio in cammino lungo le vie di Roma, alla manifestazione per il “NO sociale”.
Da anni non si vedevano questa moltitudine di volti adolescenti, questi sguardi sinceri, vivi di allegra caparbietà. Singolare il contrasto tra il fiume colorato, pieno di irriducibile ironia che avanza lungo le vie, e la buia minaccia delle figure in assetto anti-sommossa, spalleggiate dai blindati, schierate a presidiare i palazzi del sistema.
La città si apre amica intorno a questo camminare che sa di futuro, tra parole e slogan duri e teneri insieme, perché nulla hanno dell’arroganza del potere, ma danno voce ai bisogni inascoltati del presente ed al progetto profetico del mondo che verrà.
L’ultimo tratto di percorso si snoda tra parchi e giardini: certo un espediente della questura per togliere visibilità alla protesta. Ma se tace il rumore della città, parlano i i grandi alberi che si piegano protettivi su di noi e ci sorride un tramonto struggente, con tutte le sfumature del rosso.
Ed ecco Piazza del Popolo inondata di luci, subito riempita. Intorno al palco che accoglierà gli interventi conclusivi e il concerto finale si stringono decine di migliaia di persone, come un mare di lotte umili e tenaci, un respiro possente di liberazione.
Nel cielo notturno, fuggiti i nuvoloni gonfi di pioggia, splendono le prime stelle.

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