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Omofobia, quelle frasi di Fontana per insultare un ragazzino

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Le parole del ministro Fontana utilizzate in un grave episodio di discriminazione di un minorenne gay a Milano

Un 17enne discriminato e offeso da coetanei con la complicità di un docente: una storia emersa nel Milanese, che vede al centro un minorenne che aveva esternato il suo orientamento omosessuale, e che è stata denunciata sulla pagina Fb dei Sentinelli, un gruppo «Tratto distintivo: amanti persi della laicità dello Stato» e ripresa da alcuni media. Secondo quanto riportato, a usare frasi omofobe sarebbe stato anche un docente, contro il quale sarebbe stato «presentato un esposto» dalla madre del ragazzo.

«Succede da almeno sei mesi che all’interno di una classe dell’istituto Itis Enrico Mattei di San Donato, Daniele è preso di mira da alcuni compagni a causa del suo dichiarato orientamento sessuale – si legge sul sito Fb dei Sentinelli – Il tutto avviene nell’indifferenza di alcuni insegnanti e addirittura con la complicità di uno di loro. Daniele è stato più volte apostrofato con chiari riferimenti di stampo fascista e omofobo tipo ‘i f…i devono bruciare tutti’. Inoltre è stato spettatore suo malgrado di una scena in classe nella quale venivano esaltate dichiarazioni violentemente ostili del neo ministro della famiglia Lorenzo Fontana».

Ecco il post dei Sentinelli:

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Ve ne avevamo fatto breve cenno, giorni addietro.
Adesso vi possiamo raccontare la storia.

Il ragazzo che vedete seduto, insieme alla mamma é Daniele, vittima da tempo di discriminazione e omofobia.
Succede da almeno sei mesi che all’interno di una classe dell’istituto ITIS Enrico Mattei di San Donato, Daniele è preso di mira da alcuni compagni a causa del suo dichiarato orientamento sessuale.
Il tutto avviene nell’indifferenza di alcuni insegnanti e addirittura con la complicità di uno di loro.
Daniele è stato piu volte apostrofato con chiari riferimenti di stampo fascista e omofobo tipo “i fro*i devono bruciare tutti”.
Inoltre è stato spettatore suo malgrado di una scena in classe nella quale venivano esaltate dichiarazioni violentemente ostili del neo ministro della famiglia Lorenzo Fontana.

Daniele ha deciso di non subire in silenzio.

I Sentinelli esprimono a lui e alla sua famiglia, piena solidarietà e appoggio e si impegnano ad essere al suo fianco in questa battaglia di civiltà.
Il suo coraggio e la sua determinazione sono un insegnamento per tutti noi.

Non era difficile prevedere, come ha fatto Gianfrancesco Turano sull’Espresso, che

Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia, quella Vera, promette di offrire grandi soddisfazioni alla platea degli sportivi che, stanchi di un calcio prevedibile e scarso di contenuti tecnici, guardano alla politica come nuova frontiera dell’entertainment.

Con lui, si leggeva,

è iniziata una stagione nuova, di cristianità, di natalità, di ecosostenibilità delle casse da morto. Un po’ come accadeva fra il 1922 e il 1943.

Anche Lercio s’è accorto del volto più scontato e violento verbalmente (dopo Salvini, certo) di questo fondamentalista religioso veronese convinto che ce l’abbiano con lui perché cristiano.

Cosa c’è di cristiano nell’immaginare i lavori forzati per i consumatori di cannabis lo sa solo Fontana-ministro, da distinguere dal correligionario Fontana-governatore, il lumbard che non solo ha il medesimo amico immaginario del veronese ma crede nell’esistenza della razza bianca. Solo pochi giorni fa, in occasione della giornata mondiale contro le droghe, il titolare del dicastero alla famiglia ha annunciato di essere il delegato in pectore per le politiche sulla tossicodipendenza. «Il decreto è pronto, ma non ancora firmato. Però credo che la delega per la lotta alle tossicodipendenze verrà assegnata a me. E ho già incontrato i funzionari del Dipartimento per le Politiche antidroga». Fontana ha indicato le prime tre cose che farà se effettivamente di droga si occuperà lui. «Prima: potenziare a tutti i livelli l’azione delle forze dell’ordine, dal contrasto allo spaccio alla guerra al traffico internazionale. Seconda: massima attenzione alle droghe “fatte in casa”, quelle che chiunque può prodursi in cucina seguendo le istruzioni su Internet. Terza: prendere ispirazioni da quel che si è fatto all’estero, dove qualche politica antidroga ha avuto successo». Fontana spiega di riconoscersi nella formula della «Tolleranza zero».

«Non liberalizzerò la cannabis – fa sapere -. Penso ai genitori: non credo vorrebbero che i loro figli fumino». «Chi viene scoperto a consumare droga – aggiunge – potrebbe andare a rendersi utile nelle comunità di recupero. La definizione di lavori socialmente utili non mi piace, ma il concetto è questo». Si potrebbe controbattere che la tolleranza zero è da sempre la parolina magica per far impennare il pil delle narcomafie ma Fontana dev’essere come Giovanardi e Fini, disposto a tutto pur di disciplinare gli stili di vita. Sono questo i fondamentalisti, con o senza cintura.

 

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