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Mia moglie e i suoi colleghi, contro il virus a mani nude

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Negli ospedali si lavora a contatto con pazienti infetti senza alcuna protezione. La testimonianza drammatica da un ospedale romano

Sono un collaboratore di Popoff, avete già letto qualcosa scritto da me su queste pagine. Questo doveva essere un articolo per denunciare le pessime condizioni in cui operano i lavoratori e le lavoratrici negli ospedali pubblici e cercare di stimolare degli interventi reali, oltre alle belle parole, che migliorino il loro lavoro e il servizio essenziale di cui tutti noi abbiamo bisogno. Purtroppo la realtà mi ha scavalcato. Io sono il compagno di una persona che lavora in un ospedale pubblico, e mentre scrivo sono venuto a sapere che il rischio di essere già stati contagiati è molto alto. Ancora non abbiamo disposizioni precise, ma, ormai è certo, uno dei pazienti del suo reparto è infetto da Covid 19 e proprio in questo momento sappiamo che anche il genitore di un altro operatore risulta positivo al tampone. E lei? E noi?

E’ triste perché chi lavora nella sanità sa che i rischi si corrono, ma ammalarsi e rischiare perché le strutture e le istituzioni hanno fatto molto poco per tutelare chi è in prima linea e lotta per garantire la salute di tutti e tutte fa molto male, ci fa sentire degli idioti presi in giro. Come si dice “Parlano bene e razzolano male”.

Il parassita, come lo chiama Ascanio Celestini in un bellissimo monologo, colpisce tutti, non si preoccupa se le persone colpite sono considerate “eroi nazionali”, se sono dedicate a loro parole  di lusinga dal Papa e canzoni da alcuni cittadini, come succede per il personale che lavora negli ospedali. Già le statistiche dicono che attualmente l’otto per cento delle persone infettate dal “parassita” sono lavoratori della sanità, ma le condizioni di degrado strutturale, di mancanza di personale, macchinari, ecc.,  di molti ospedali le conosciamo bene, migliaia di articoli dei vari mass media ne hanno parlato ed ogni uno di noi sa bene le difficoltà e le lunghe attese per ottenere una prestazione (visite, esami diagnostici, ecc. che si possono avere dopo 10, 12, 16 mesi, e così via).

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Chi fa parte del personale sanitario non si stupisce. Sono anni che la sanità pubblica subisce tagli ai fondi, negli ultimi dieci anni sono stati tagliati circa 40 miliardi. Alcuni lavoratori degli ospedali romani dall’inizio di questa pandemia denunciano che sono mandati al massacro perchè sono costretti a lavorare senza che la loro sicurezza sia garantita in quanto non sono dotati di sufficienti Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).  Molti operatori, medici, infermieri/re, operatori/trici socio sanitarie, ausiliari/rie, operatori/trici delle pulizie, sono costretti a lavorare senza che la loro sicurezza sia garantita indossano solo una “mascherina chirurgica” (di semplice carta senza alcun filtro) per accudire, pulire, imboccare i malati con i quali sono necessariamente a stretto contatto e la mascherina non protegge nessuno né il malato né il/la lavoratore/trice. E anche se non è stato fatto il tampone per cui non è accertata l’infezione da Covid 19, bisogna tener presente che anche una “normale” polmonite non è uno scherzo; è ugualmente  trasmissibile ed è altrettanto deleteria. In questo modo non si tutela né la salute dei lavoratori, né dei pazienti, né dei familiari e/o amici del personale sanitario e dei malati.

E, ciliegina sulla torta, in alcuni ospedali sono stati effettuati anche dei corsi sulle “procedure di vestizione”, cioè sul come indossare i DPI, per i dipendenti che debbono essere a contatto con pazienti malati, ma quando alcune operatrici hanno comunicato che in reparto non hanno niente del materiale che dovrebbero indossare, mentre sono presenti malati con sintomi sospetti, gli è stato detto che il materiale arriverà; quando? Non si sa. Già il futuro nessuno lo può prevedere ne tantomeno si può prevedere che un paziente che viene ricoverato per curare il cuore, il fegato, ecc. ed è asintomatico possa essere portatore del Covid 19, quindi se gli operatori sono difesi da dispositivi validi, come mascherine con il filtro e la visiera invece di mascherine di carta, sono protetti da eventuali portatori asintomatici, non rischiano di infettarsi né di infettare altri pazienti, né compagni/e, genitori, figli/e loro e degli altri pazienti. Ciò di cui parliamo, purtroppo, non è un’ipotesi teorica e/o remota, ma è ciò che è successo in un ospedale romano, di cui non citiamo il nome per rispetto dei/delle lavoratori/trici e dei/delle pazienti.

Proprio così un paziente ricoverato per altre cure non presentava alcun sintomo, è stato accudito con cura; il personale, come è giusto che sia, gli è stato vicino (a pochi centimetri e/o a contatto) per somministrare le terapie, pulirlo, aiutarlo a mangiare, ecc. e dopo che è stato trasferito ad altra struttura per cure più specifiche ha incominciato a manifestare i sintomi tipici del “parassita” e, sembra che sia positivo al tampone del Covid 19. Ora tutti/e i lavoratori/trici che sono stati a contatto con lui indossando una ridicola mascherina di carta sono a rischio e, ribadiamo, non solo loro, ma anche gli altri pazienti accuditi da loro ed i paranti con loro conviventi. Tutto questo perchè? Perchè non ci sono i dispositivi DPI efficaci per proteggere chi lavora per curare tutte e tutti.

Il fatto che ci scandalizza e ci fa incazzare e che nonostante la totalità dei politici elogi gli operatori sanitari e la sanità pubblica nel cosidetto “decreto salva Italia”, vengono destinati solo 3 miliardi alla sanità pubblica da dividere con la protezione civile. Scusate ma conoscete le condizioni degli ospedali pubblici? Vi risulta che il personale abbia il materiale necessario per proteggersi e proteggere i pazienti?

Non ci sono i soldi?

Questa pandemia ci dimostra come la sicurezza delle persone non la si garantisce con le armi e la violenza, anzi. Le centinaia di miliardi dei nostri soldi che i vari governi hanno destinato alle forze armate, alle missioni di guerra, all’acquisto di armamenti sempre più costosi e più criminali, oltre a contribuire allo sterminio di migliaia di persone ed alla distruzione di intere regioni, sono serviti a migliorare la nostra vita? Non ci  sembra anzi è evidente che togliere soldi alla Sanità Pubblica, all’Istruzione Pubblica, alla produzione culturale ha notevolmente peggiorato la qualità della nostra vita quotidiana, ha aumentato la povertà materiale ed intellettuale.

Forse oggi invece di continuare a finanziare le missioni militari all’estero (almeno 3 miliardi di costo all’anno), completare l’acquisto dei criminali F35, e continuare ad aumentare le spese militari sarebbe il caso di concentrare tutti i nostri sforzi sul potenziamento reale della sanità pubblica per consentire a chi lavora per il bene della comunità di farlo in condizioni di reale sicurezza.

Egregi Presidenti della Repubblica, del Consiglio, della Camera, del Senato, oltre alle belle parole per gli/le operatori/operatrici sanitari/e non sarebbe il caso di “semplicemente” stornare le somme stanziate per le spese militari a favore della Sanità Pubblica? Un provvedimento veloce e che non aumenterebbe il debito pubblico che poi dovremo pagare sempre noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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