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CasaBianca sotto assedio. Trump rifugiato nel bunker

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A man holds a sign reading "George's Life Matters" atop a traffic pole in front of the White House as demonstrators protest the death of George Floyd at the hands of Minneapolis Police in Washington, D.C. on May 31, 2020. - Police fired tear gas outside the White House late Sunday as major US cities were put under curfew to suppress rioting as anti-racism protestors again took to the streets to voice fury at police brutality. (Photo by Samuel Corum / AFP)

Sesto giorno di rivolta negli Usa dopo l’omicidio di George Floyd. Trump rilancia “law and order” lo slogan di Nixon e Reagan. Ma la rivolta non si ferma

George Floyd è morto per asfissia a causa di una compressione del collo e della schiena. Queste le conclusioni dell’autopsia indipendente condotta su richiesta della famiglia della vittima sul corpo dell’uomo deceduto nel corso di un fermo di polizia a Minneapolis. A riferirne sono stati due medici legali. «Le prove emerse coincidono con un’asfissia meccanica quale causa della morte», ha dichiarato la dottoressa Allecia Wilson che ha parlato di «omicidio». Il dottor Michael Baden ha detto a sua volta che Floyd è morto per «asfissia» a causa della compressione di collo e schiena. L’autopsia dimostra «che non ci sono problemi medici preesistenti che hanno causato o contribuito alla sua morte. Era in buone condizioni di salute», ha concluso smentendo una prima perizia che ha provato a scagionare l’agente che lo ha ucciso secondo un copione che in Italia è stato recitato in parecchi processi di malapolizia, quella che in America chiamano police brutality.

Questa settimana, già storica, è stata un turbine. È stato un periodo di molte manifestazioni pacifiche e solidali nelle città negli Usa, contro l’impunità della polizia e il suprematismo bianco, ma anche un’ondata di violenza della polizia, documentata dai social network, come a New York, dove un’auto della polizia ha caricato i manifestanti, nelle piccole città di Salem (Oregon) o Omaha (Nebraska). Circa 50 giornalisti sono stati presi di mira con proiettili di gomma e gas lacrimogeni, a volte puntati o arrestati nel bel mezzo delle riprese.

Una scena inedita: poliziotti solidali con le proteste

Nel sud degli Stati Uniti, a Richmond, Virginia, Charleston, South Carolina, e Birmingham, Alabama, sono stati presi di mira i monumenti confederati che celebrano l’eredità della schiavitù.
Allo stesso tempo, sono emerse nuove scene. Il capo della polizia di Atlanta, Georgia, è venuta a esprimere la sua solidarietà ai manifestanti. A New York City, in Florida, a Seattle, in Oregon, a Spokane, a Washington e in Oklahoma, gli agenti di polizia si sono inginocchiati di fronte ai manifestanti per mostrare acquiescenza, un gesto mai visto prima. Nel Michigan, uno sceriffo si è unito ai manifestanti in una manifestazione. Il capo della polizia di Chicago, David Brown: «Siamo imbarazzati per il ricorso alla forza da parte degli agenti di polizia di Minneapolis che ti asfissiano nelle strade della città», ha dichiarato. Allo stesso tempo, il capo della polizia di Chicago ha avuto parole dure per i manifestanti violenti. Molti poliziotti marciano insieme, a volte si inginocchiano ripetendo il gesto contro il razzismo del quarterback del football americano Colin Kaepernick, come si è visto nella capitale, a New York, a Miami, a Santa Cruz, a Ferguson. È la prima volta che accade dai tempi delle violenze per la morte di Martin Luther King nel 1968. Il fenomeno è amplificato dalla potenza di foto e video postati sui social e contrasta con la linea della fermezza predicata da Donald Trump. Il passo più coraggioso l’ha fatto forse Medaria Arradondo, primo capo afroamericano della polizia di Minneapolis, che domenica sera ha reso omaggio a Floyd nel luogo in cui è morto dopo che un suo agente ora in galera gli ha tenuto il ginocchio sul collo per nove minuti in presenza di altre tre colleghi, tutti da lui licenziati immediatamente.

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Come a Minneapolis, il coprifuoco arriva anche nella città di New York dalle 23 di questa sera ora locale fino alle 5 del mattino di martedì (dalle cinque del mattino di martedì ora italiana alle 11). Lo ha annunciato l’ufficio del sindaco Bill de Blasio. Nel pomeriggio locale, la serata italiana, sono previste diverse manifestazioni per George Floyd in città e il timore è che, come nelle ultime serate, le proteste diventino violente.

In Iowa si è sparato, con due morti e un agente ferito. Oltre 4.000 gli arresti dall’inizio delle proteste, mentre proprio attorno alla Casa Bianca ben 50 agenti del Secret Service sono rimasti feriti. Il giorno prima un uomo è stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco durante una manifestazione di protesta che si è svolta a Louisville, nel Kentucky, per condannare la morte di George Floyd. Lo riferiscono media locali, spiegando che l’uccisione è avvenuta verso mezzanotte, un’ora dopo che in città era stato imposto il coprifuoco dopo diverse notti di protesta. Secondo una prima ricostruzione, gli agenti della polizia locale e quelli della Guardia Nazionale stavano cercando di rimuovere un raduno in un parcheggio fuori da un negozio di alimentari quando qualcuno avrebbe sparato contro di loro. A quel punto, gli agenti hanno risposto al fuoco uccidendo un uomo. Il capo della polizia di Louisville, Steve Conrad, ha dichiarato ai media locali che sull’accaduto sono state sentite diverse persone e che nel corso della giornata verranno fornite ulteriori informazioni. Ma questo omicidio gli è costato il posto.

Trump: andate, sparate, arrestate e buttate la chiave

Nel frattempo, Donald Trump ha fatto come ha sempre fatto: twittando freneticamente, ha incitato l’escalation contro la “marmaglia” invece di cercare l’acquiescenza. “Quando inizia il saccheggio, iniziate a sparare”, ha minacciato venerdì 29 maggio, giustificando la repressione con una frase usata negli anni ’60 dal capo della polizia di Miami, in Florida, contro i manifestanti per i diritti civili. Mentre i manifestanti circondavano la Casa Bianca, il presidente si è rifugiato in un bunker nel cuore dell’edificio, normalmente riservato agli attacchi terroristici. Secondo il New York Times, si è ostinatamente rifiutato di rivolgersi alla nazione, un’idea che è stata avanzata da alcuni dei suoi consiglieri. Domenica ha detto di voler aggiungere il movimento antifascista, che chiama “Antifa” come se fosse un unico gruppo, alla lista delle organizzazioni terroristiche. Secondo il Procuratore Generale Barr ne fa parte chiunque appartenga allo “spettro ampio della sinistra e partecipi alle proteste”. E’ una vittoria dell’Alt Right. «Ordine e legge»: Donald Trump ha rilanciato su Twitter uno degli slogan della destra usato a fine anni Sessanta dall’allora candidato presidenziale Richard Nixon e Ronald Reagan chem all’epoca, era governatore della California. “Gli antifascisti non sono un’organizzazione”, ha reagito Lee Carter, un socialista eletto dalla Virginia. Non ci sono membri e non ci sono leader. E’ un assegno in bianco rilasciato ai federali per arrestare chiunque ritenga politicamente inquietante, in nome di leggi antiterrorismo che ti privano di quasi tutti i tuoi diritti costituzionali». La sua ira è esplosa nella teleconferenza con i governatori dei vari Stati americani, dopo la sesta notte di proteste. Il presidente, usando toni duri e brutali, ha dato degli «idioti» a quei governanti locali che secondo lui stanno dimostrando debolezza: «Dovete dominare! Se non lo fate sprecate solo il vostro tempo. E se non arrestate quei manifestanti e non li lasciate in carcere per un lungo periodo di tempo vi travolgeranno!», ha urlato il tycoon, come testimonia l’audio diffuso da alcuni media. «Dovete usare la forza».

Spike Lee: un paese costruito sui corpi dei neri uccisi

«Il punto è uno: questo Paese è costruito sui corpi dei neri uccisi». Spike Lee, il regista afroamericano che ha messo il razzismo e le relazioni interrazziali al centro di tutte le sue opere, è sceso in campo per protestare dopo l’uccisione di George Floyd e lo ha fatto con l’arma che gli è più congeniale: un video di circa due minuti intitolato «3 Brothers-Radio Raheem, Eric Garner And George Floyd», presentato durante un’intervista alla Cnn all’interno di un approfondimento dedicato alle rivolte che stanno scuotendo tutti gli States. Il video che si apre con la domande in sovrimpressione «Will History Stop Repeating Itself?» (La storia smetterà di ripetersi?), è un montaggio che mescola fotogrammi del suo film «Do the right thing» (‘Fà la cosa giusta’) del 1989, in cui uno dei protagonisti, Radio Raheem, muore dopo uno scontro con la Polizia, e le immagini di Eric Garner, morto nel 2014 a Staten Island, New York, e di George Floyd a Minneapolis. Si riferisce a loro il titolo dedicato ai ‘3 fratelli’. «Come fa la gente a non capire il perché di queste reazioni? – ha detto il regista alla Cnn nell’intervista che è seguita alla proiezione del video – Quello che vediamo in questi giorni lo abbiamo visto nelle rivolte degli anni ’60, con l’assassinio di Dr King. La gente reagisce in questo modo perché vuole essere ascoltata. Vediamo ripetere queste cose ancora e ancora e ancora. Il punto è uno – ha concluso – questo Paese è costruito sui corpi dei neri uccisi».

Black Lives Matter e Jesse Jackson

«Una soluzione politica a un evidente e antico problema di abusi ed emarginazione. Se la politica non ci ascolterà, non si lamenti poi delle violenze che continueranno. Ne sarà responsabile». Così l’attivista per i diritti civili Hawk Newsome, presidente dell’Associazione ‘Black Live Matter’, in una intervista a La Stampa in cui afferma di voler «continuare a combattere, nelle strade e non solo, per la libertà. E’ nostro dovere farci ascoltare da un Paese che ci ignora». E se le proteste non verranno ascoltate «sarà sempre peggio, e la politica ne avrà la colpa». Il segretario alla Giustizia Barr ha minacciato di arrestarlo, perché venuto a Minneapolis da un altro Stato, quello di New York, per protestare. «Il Minnesota aveva già avuto gravi problemi di violenza prima che arrivassimo noi, come l’omicidio di Philando Castile da parte della polizia», afferma, sottolineando che «ormai la protesta è un fenomeno nazionale, e quindi è ridicolo lamentarsi del fatto che qualcuno venga da fuori per cavalcarla sul piano locale. L’amministrazione Trump cerca solo capri espiatori, per i problemi che non vuole risolvere». Anche il Corsera ha sentito uno dei volti noti della comunità afroamericana, il reverendo Jesse Jackson: «Noi incoraggiamo le proteste, ma con disciplina. Stiamo combattendo due guerre allo stesso tempo: una contro il ‘codice del silenzio’ che garantisce l’impunità alla polizia, l’altra contro il Covid-19. Molti nella comunità sono furiosi per questo omicidio, che è una cosa tangibile. Siamo arrabbiati anche perché la pandemia ha colpito in modo esorbitante gli afroamericani ma non possiamo processare il virus». «Anche quando Martin Luther King era vivo ci sono state rivolte e saccheggi. E lui disse a un certo punto: la gente non capisce la non violenza. Perché? E’ semplice. La violenza è lo stile di vita degli Stati Uniti: dal genocidio dei nativi alla schiavitù degli afroamericani», osserva Jackson. «La non violenza, che caratterizzava le nostre manifestazioni, è controcultura. L’America è ancora una società in cui vige l’apartheid. Le discriminazioni sono continuate. Spero che Trump non venga rieletto, ha incoraggiato il nazionalismo bianco, a marciare negli edifici governativi con gli AK-47. Ma l’assenza di Trump non basta. Bisogna affrontare in modo significativo le diseguaglianze legate alla razza che esistono nell’accesso alla Sanità, all’istruzione, all’occupazione, nel capitale, anziché considerarle naturali, normali».

La sintesi di quello che sta accadendo negli States.

25 città in 15 stati hanno imposto il coprifuoco. Quasi 2300 persone arrestate. In oltre 30 città maggiori sono scoppiati riots violentissimi. Le proteste si sono diffuse anche ai centri minori. Scontri anche in Canada. Nelle carceri di tutto il paese, le TV sono state spente per giorni, cercando di impedire che le notizie delle rivolte raggiungano i prigionieri e scatenino rivolte.

A Philadelphia devastata gran parte della città. Bruciate diverse auto della polizia, scontri e saccheggi per ore. Blackout delle comunicazioni e tracciamento dei cellulari. Giornalisti feriti e arrestati. All’alba la città era avvolta da una nube di fumo nero.

A Boston, una folla oceanica è scesa in piazza per lo più pacificamente. Dopo alcune ore la polizia ha caricato a freddo i manifestanti. La situazione è degenerata. Intervenuta la Guardia Nazionale. Segnalati investimenti dei manifestanti da parte di suprematisti. Saccheggiati i negozi di lusso. Secondo un tweet della polizia di Boston, sette agenti sono stati portati in ospedale e diversi sono stati curati sul luogo degli scontri. Inoltre, almeno 21 veicoli della polizia sono stati danneggiati e 40 manifestanti sono stati arrestati.

Quincy Mason Floyd, uno dei figli di George Floyd ha partecipato domenica a una protesta a Bryan, in Texas, secondo la Kbtx, e ha raccontato come fosse un bambino di quattro o cinque anni l’ultima volta che ha visto suo padre. «Sono davvero emozionato per tutto questo. Tutti escono e gli dimostrano affetto – ha detto – Sono davvero commosso». Quincy Mason e la sorella, Connie Mason, che hanno partecipato alle manifestazioni di ieri a Bryan, hanno fatto appello ai manifestanti in tutto il Paese a evitare la violenza. «Non risolverà nulla», ha detto il figlio di George Floyd, che insieme ai fratelli vive a Bryan, dove si sono trasferiti con la madre più di 15 anni fa.

A Minneapolis il grande corteo che bloccava una superstrada è stato travolto da un’autocisterna su un cavalcavia. Tirato fuori dal l’abitacolo l’autista è stato picchiato. E’ ancora vivo. I fatti sono stati immortalati in video diffusi sui social media. Il Dipartimento di sicurezza pubblica del Minnesota ha confermato l’arresto dell’autista del mezzo, rimasto ferito, e ha fatto sapere che non ci sarebbero feriti tra i manifestanti. Terrence Floyd, rivolgendosi alla folla riunita a Minneapolis, ha esortato a mantenere alta l’attenzione pubblica su quanto avvenuto a suo fratello George, l’afroamericano morto durante un fermo di polizia a Minneapolis. «Continuate a far risuonare il nome di mio fratello!», ha detto Floyd, che in un’intervista a ‘Good Morning America’ aveva invitato a limitare le violenze, per evitare che finiscano con l’oscurare le ragioni della protesta.

Intanto, l’ormai ex poliziotto, il bianco Derek Chauvin, diventato tristemente famoso per l’omicidio di George Floyd, apparirà l’8 giugno per la prima volta in tribunale per rispondere alle accuse di omicidio. L’udienza era inizialmente prevista per oggi, ma è stata spostata, come riferisce la Cnn. Non è chiaro il motivo del rinvio. L’ex poliziotto, con precedenti di violenza e abusi in divisa, è stato arrestato venerdì scorso, dopo essere stato licenziato insieme ad altri tre colleghi che non hanno mosso un dito durante il violentissimo fermo di polizia in cui ha perso la vita il ragazzo afroamericano. Perfino per il loro capo il capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, sono complici dell’assassino. «Floyd è morto nelle nostre mani e questo lo considero essere complici», ha detto alla Cnn rispondendo ai familiari della vittima. «Silenzio e mancanza di azione, è essere complici – ha aggiunto – Se solo ci fosse stata una voce…è quello che speravo». Diffusi online migliaia di indirizzi mail di agenti di polizia.

A New York diverse ore di scontri, bloccati i ponti da Manhattan. Una notte di battaglie di strada con innumerevoli auto e i negozi bruciati. Espropriati tutti i negozi di Union Square. La polizia sta chiedendo rinforzi. Centinaia gli arresti. La situazione è fuori controllo. Arrestata anche Chiara De Blasio, 25enne figlia del Sindaco.

Due poliziotti sono stati licenziati ad Atlanta. Il sindaco Keisha Lance Bottoms ha annunciato il licenziamento dei due poliziotti dopo che sui social media ha iniziato a circolare un video che immortalava l’arresto, con violenza, di due studenti fermati sabato notte. Immagini «molto inquietanti», ha detto Lance Bottoms. «C’è stato chiaramente un uso eccessivo della forza», che – ha detto – «non è mai accettabile», pur ammettendo come siano giorni difficili per gli agenti. Il video mostra i poliziotti che si avvicinano alla macchina in cui si trovano i due ragazzi, viene rotto il finestrino del conducente e i due vengono prelevati con violenza dopo essere stati bloccati con l’uso del taser.

Nel Michigan, stesi a terra come George Floyd

A Santa Monica, in California, barricate ed espropri dei negozi del lusso. Nella vicina Huntington Beach violentissimi scontri tra manifestanti e gruppi di destra. Anche a Long Beach scontri continuati fino ai margini di Beverly Hills, difesa dalla Guardia Nazionale. Nella zona sud di Los Angeles e sulle principali autostrade presidi e party dei manifestanti. Scontri e banche in fiamme ad Atlanta, Aurora, Detroit, San Diego e Portland.

A Washington, la polizia ha sparato gas lacrimogeni, gas urticanti e granate stordenti contro i manifestanti. Incendi fin sotto i cancelli della Casa Bianca. Le luci che generalmente illuminano l’esterno della Casa Bianca sono state spente durante la fase più calda della protesta. Dato alle fiamme il posto di guardia e la Chiesa di San Giorgio in La Fayette Square. La polizia ha picchiato una giornalista della CNN che riprendeva il rogo. Data la situazione i servizi segreti hanno bruscamente portato il presidente Trump nel bunker sotterraneo da cui non è ancora uscito. La Casa Bianca ha spento le luci esterne ed interne ed è sotto assedio. Enorme falò nel prato del Campidoglio, data alle fiamme la bandiera americana. Richiesti rinforzi Esercito e DEA. Capitol Hill avvolta in una nube di fumo nero. Bruciano completamente da diverse ore il centro di Richmond e quello di Rheno. A Louisville e Lexington polizia e manifestanti si sono uniti nel chiedere giustizia per George Floyd. Ad Austin la polizia è stata autorizzata a usare armi letali. La contea di King nello Stato di Washington, il cui capoluogo è Seattle, ha dichiarato lo stato di emergenza a causa della «violenza e dei furti associati alle proteste».

Sdegno nel mondo dello sport

«Dalla F1 nessun segnale, il mio è uno sport dominato dai bianchi». È l’accusa lanciata sui social dal campione del mondo in carica, Lewis Hamilton, nei confronti dei colleghi e del silenzio del circus riguardo alla morte di George Floyd. «Vedo quelli di voi che stanno zitti. Alcuni sono anche molto famosi ma preferiscono tacere dinanzi a questa ingiustizia – sottolinea il campione britannico – io sono uno dei pochi di colore in questo mondo e sono solo. Avrei potuto pensare che avresti capito perché questo accadesse e che avresti detto qualcosa al riguardo, ma non puoi stare al nostro fianco. Solo ora so chi sei e ti vedo».

Il presidente di ‘Kick It Out’, associazione antirazzista attiva nel calcio, esorta i giocatori della Premier League a mettersi in ginocchio prima dei match di ripresa della stagione per protestare contro la morte di George Floyd. «Vorrei incoraggiare i giocatori a protestare, se lo desiderano – ha detto Sanjay Bhandari al quotidiano Guardian – ma anche a farlo in un modo che non li esponga a sanzioni inutili. Se però tutti lo facessero, sarebbe un messaggio piuttosto potente». Quattro giocatori della Bundesliga, tra cui l’inglese Jadon Sancho, hanno espresso i loro sentimenti sulla questione durante le partite del fine settimana finendo nel mirino degli organi disciplinari, ma a giudizio di Bhandari nei loro confronti non dovrebbero essere presi provvedimenti perché non si tratterebbe di una violazione delle regole, ma di dimostrare solidarietà. Secondo il presidente dell’associazione, anche la Football association (Fa) dovrebbe nel caso di simili proteste rinunciare a emettere provvedimenti disciplinari. «Il razzismo non riguarda solo giocatori neri o i tifosi – afferma Bhandari – ci riguarda tutti, perché corrode la società. Tutti dovrebbero dimostrare disgusto per tali atti e solidarietà con le vittime».

Da Bruxelles ad Auckland fino in Italia

Da mercoledì e nei giorni successivi a Torino, Napoli, Bergamo, Genova, Palermo, Matera e Bari si organizzeranno flash mob per chiedere giustizia per Floyd e condannare il razzismo in tutte le sue forme. Ad animarle saranno soprattutto attivisti e collettivi universitari, coordinati dalla pagina Instagram ‘Pomodori Rosso Sangue’ di Diletta Bellotti, un’attivista che si batte contro il caporalato e per visibilità alle lotte dei braccianti, italiani e migranti. Uno degli eventi, già autorizzato dalla questura, è in programma a Torino in Piazza Castello sabato alle 15. A promuoverlo sono stati i collettivi universitari Bonobo e Unipensanti, come spiega all’Adnkronos uno degli organizzatori, Angelo Sairitupa. «Abbiamo invitato anche le Sardine, i ragazzi dell’Arci Torino e Non una di meno», afferma l’attivista, aggiungendo che l’evento sarà pubblicizzato sui social.

Una cinquantina di persone si sono radunate lunedì pomeriggio a Bruxelles, nella centrale Place de la Monnaie, aderendo alla manifestazione di Black Lives Matter Belgio, per chiedere giustizia per la morte di George Floyd. Le autorità avevano cancellato il sit-in all’ultimo minuto, in conformità con le norme restrittive per il Coronavirus. Ma le forze dell’ordine hanno comunque tollerato che il gruppo manifestasse per una trentina di minuti, rispettando le regole del distanziamento sociale. Lo riferisce il portavoce della polizia di Bruxelles-Ixelles, Ilse Van de Keere.

Centinaia e centinaia di persone hanno manifestato a Zurigo lungo la Langstrasse, tra le 1.000 e le 2.000 persone. Le regole di distanziamento fisico non vengono rispettate, né la limitazione a 30 persone per gli assembramenti, in vigore da sabato. I manifestanti brandiscono cartelli con slogan come «Black Lives Matter» o «Silence is Violence».

Proteste, pacifiche, anche in Nuova Zelanda dopo la morte dell’afroamericano George Floyd durante un fermo di polizia a a Minneapolis. Ad Auckland migliaia di persone sono scese in piazza, nel centro della città, per poi sfilare in corteo fino al consolato americano. Centinaia di persone hanno partecipato a manifestazioni di solidarietà a Wellington, Christchurch e Dunedin. L’obiettivo è «attirare l’attenzione sulle sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in America», ha affermato in una dichiarazione Shalane Williams, portavoce ad Auckland del movimento Black Lives Matter, che ha parlato di proteste pacifiche. «Non è solo una questione americana – ha detto – è una questione umanitaria».

Gli spazi sociali di Catania hanno fornito alcuni indirizzi utili

📡Dirette:

https://www.twitch.tv/woke

📡https://www.youtube.com/watch?v=J_LJFTDL2OY

📡U.S. Riots Streams GoyTalk

📡UnicornRiot

📡AP live updates

https://apnews.com/4c6d5f617f821baf8e35d9652460a6b7

😡Elenco violenze della polizia:

♥️Elenco casse solidali per cauzioni:

https://docs.google.com/document/d/1X4-YS3vFn5CLL9QtJSU0xqmTh_h8XilXgOqGAjZISBI/mobilebasic?fbclid=IwAR35L0nCLGygXbE6ylKYuVaRWG_INgkdt9HJWaDFmfzERc60Ss8gKdntTq8

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