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Ancora lacrimogeni contro i No Tav, il racconto di Nicoletta Dosio

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Val Susa, le truppe di occupazione si accaniscono contro le iniziative No Tav nell’anniversario della battaglia di Venaus

Intro: Era appena finita, ieri, l’apericena No Tav organizzato dal campeggio di lotta ai cancelli della centrale elettrica di Chiomonte. Un’iniziativa dentro di una settimana intensa tra dibattiti, cene, mobilitazioni ed iniziative di protesta tra il presidio di Venaus  e le aree a ridosso del cantiere militarizzato. In ritardo sulla tabella di marcia per via di una fitta pioggia, oltre duecento persone si sono ritrovate sbarrato l’accesso di via dell’Avanà, da jersey e filo spinato dietro i quali la polizia presidia l’accesso alla zona rossa, dal 2011 stabilmente difesa da truppe di occupazione lautamente pagate per le “trasferte in valle”. 

Si legge sul sito Notav Info: “Mentre un gruppo di No Tav ha guadato la Dora per raggiungere il confine basso del cantiere e infastidire i militari a guardia delle recinzioni, si è accesso un fuoco a ridosso del jersey e si sono intonati ininterrottamente i cori della nostra lotta. Tutte queste iniziative non sono state evidentemente gradite ed un idrante si è avvicinato alle recinzioni per allontanare i No Tav. Al perdurare della protesta la polizia non ha esitato a lanciare qualche lacrimogeno che, complice la cattiva mira dei suoi operatori e il vento amico dei valsusini, ha creato una nube di cs attorno gli uomini in divisa, permettendo così ai No Tav di continuare l’iniziativa fino a poco prima delle 23, cioè al ritorno degli ultimi che avevano precedentemente guadato la Dora per avvicinarsi al cantiere. Al termine dell’iniziativa si è fatto ritorno al campeggio di lotta a Venaus, in vista dalla passeggiata serale che domani partirà alle ore 20 dal presidio e si dirigerà al cantiere in Clarea. 

E di questa sera ne scrive, invece, Nicoletta Dosio: Anche questa sera si torna a casa con la nausea ed i polmoni in fiamme. Non è il Covid: sono almeno un centinaio i lacrimogeni lanciati dal posto di blocco fatto di centinaia e centinaia di agenti in assetto antisommossa, schierati contro di noi giovani e anziani NO TAV.
Finisce così una giornata che ha avuto inizio nel cuore della notte, con l’occupazione militare e le ruspe che abbattono alberi e, per allargare il cantiere TAV devastano il sottobosco dei Mulini, là dove, protette da foglie ed erba secca, dormono le larve della Zerinthia, la farfalla meravigliosa e rarissima per la quale l’Università di Torino ha vantato un progetto di protezione.
Siamo un centinaio di persone, giovani ed anziani. Dopo una breve assemblea al presidio di Venaus, ci siamo messi in cammino verso il posto di blocco che impedisce l’accesso al Comune di Giaglione.
Lontano, molto lontano, al fondo della strada che serpeggia da frazione a frazione e si fa sentiero in mezzo ai boschi, resiste il presidio dei Mulini, un pugno di giovani sotto assedio.
Dopo il bivio dei Passeggeri, scendiamo per un breve tratto, lungo la statale che scende a Susa: un piccolo striscione portato dai ragazzi, qualche fiaccola sopravvissuta ad altre manifestazioni, slogan che ci danno coraggio contro il freddo e la notte .
La strada che sale dal bivio di Giaglione è tutta un lampeggiante blu.
I lacrimogeni ci piovono addosso all’improvviso, a freddo, in risposta a quattro slogan. Ne sono investite pure le case al bivio (vediamo facce spaventate alle finestre). I bossoli lasciano segni anche sulle carrozzerie delle macchine che transitano sulla statale verso casa.
Per sfuggire alla nuvola di veleno cerchiamo di ritornare verso il bivio di Venaus, ma altri lampeggianti blu ci respingono indietro, verso Susa.
Parte un’altra sparatoria di lacrimogeni. Siamo presi da tutte le parti, chiusi tra barriere di fumo che ci impediscono di respirare. Altri lacrimogeni sparati sopra di noi colpiscono la parete di roccia che delimita la strada a nord. Il fumo investe la parte alta di Susa, in direzione della casa di riposo protetta da giardini che nulla possono contro il fumo mortifero.
Intorno tutti tossiscono; c’è chi vomita; le mascherine anticovid, lungi dall’essere una protezione, aumentano il senso di soffocamento, intrappolano l’odore e il bruciore.
Dopo un tempo che sembra infinito, riusciamo a metterci in cammino verso Venaus. Nonostante la situazione difficile, nessuno si è defilato, nessuno ha cercato scampo da solo: anche questa volta, come sempre, si parte e si torna insieme.
Come sono lontani i palazzi del potere, dove, tra arroganza, menzogna e viltà si decide sulla vita e sulla morte di popolazioni e territori… Ma noi sappiamo che nulla potranno contro la testarda determinazione di una collettività che non dimentica il passato e lotta per il diritto alla vita e alla dignità, per tutti
I popoli in rivolta scrivono la storia. NO TAV, fino alla vittoria!
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