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Aici, l’articolo 9 al tempo di Meloni

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Che ne sarà della “Repubblica promuove lo sviluppo della cultura”? Se l’è chiesto l’Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiana [Chiara Nencioni]

“Parola magica: associazionismo” così ha affermato Valdo Spini in apertura della VII Conferenza nazionale dell’AICI (Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiana) di cui è il Presidente, che si è tenuta dal 9 all’11 novembre, per festeggiare il suo primo trentennio di vita descritto anche da una pubblicazione redatta da Andrea Mulas (Fondazione Basso), che ripercorre la storia dell’Associazione, attraverso un’ampia documentazione tratta dagli archivi.

All’AICI aderiscono attualmente 148 tra Fondazioni e Istituti culturali di vario genere, di interessi differenziati e pluralisti, associati in una vera e propria rete che li mette in comunicazione reciproca, in modo aperto verso la società civile.

Italia è cultura è il titolo anche di questa Conferenza: non una endiadi ma una convinta affermazione.

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Lo sfondo è Napoli, quella magica e caotica di Piazza Plebiscito, abbracciata dal colonnato della Basilica di San Francesco da Paola, fiancheggiata dal teatro San Carlo, che si riempie di odori e rumori da via Toledo e da via della Chiaia.

Silenzioso e ovattato è invece il luogo della Conferenza: la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, con quell’inconfondibile odore di libri antichi che ti circondano da affascinanti e vetusti scaffali.

Perché Napoli? Perché l’AICI si è data la regola che le sue conferenze nazionali si svolgano alternativamente in città del Nord, del Centro e del Sud. “Ritornando dopo il covid ad una conferenza nazionale in piena regola, – ha detto Spini nella relazione introduttiva- è giusto ricominciare da una città come Napoli per il ruolo che svolge e che ha svolto nella cultura e nella società italiana […], vogliamo dare in tal modo il nostro contributo per sottolineare la centralità del Mezzogiorno all’interno del più generale problema dello sviluppo della nostra nazione”.

E di Napoli ha parlato nei saluti iniziali anche il sindaco Manfredi: fra i fasti del passato e quella quasi discesa agli inferi che Ortese ha intitolato Il mare non bagna Napoli; quella Napoli che solo lo scorso weekend, per l’iniziativa “Domeniche gratuite al museo” ha visto fra 50 e 100.000 visitatori. Un ruolo protagonista è spettato alle Fondazioni e agli Istituti culturali napoletani e della Campania, ma anche alcune delle organizzazioni che si battono per una cultura condivisa nei quartieri difficili della metropoli. S’è discusso del Pnrr in rapporto alla cultura, alle prospettive di digitalizzazione dei beni culturali e delle iniziative di Aici.

Oltre ai rappresentanti delle circa 150 associazioni culturali italiane quest’anno è presente anche quella della Fondazione ucraina FFUN, Irina Meteleva, che lancia un appello alle istituzioni europee  per sostenere la protezione, la conservazione e il restauro del patrimonio culturale ucraino: “distruggere, danneggiare e saccheggiare, questa l’unica strategia dell’esercito russo per quanto riguarda la cultura e l’arte in Ucraina […] ma distruggere il patrimonio culturale di un paese è il modo più veloce per cancellare la sua identità nazionale” dice commossa.

E qui, a Napoli, l’AICI discute anche del “regresso evidente e preoccupante della democrazie” come emerge dai recenti dati del Segretariato generale del Consiglio d’Europa, del progressivo e pericoloso distacco fra politica e cultura, della mancanza di sostegno, spazi e strumenti formativi per i giovani ricercatori.

Di fronte a questa situazione già grigia che tende ad oscurarsi con la nuova linea politica italiana, ci resta allora come punto di riferimento l’articolo 9 della Costituzione: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura” e come armi il pensiero critico, lo studio e la riflessione.

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