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Altro che autonomia differenziata, riprendiamoci il Comune!

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Due proposte di legge di iniziativa popolare per restituire alle persone la finanza dei Comuni e la Cassa Depositi e Prestiti. La campagna è partita e i promotori chiedono che funzioni la piattaforma pubblica per firmare on line

Che fine ha fatto la piattaforma pubblica per firmare online proposte di legge e referendum? Per restituire ai cittadini la possibilità di attivare referendum o proposte di legge di iniziativa popolare senza costi esorbitanti per i comitati promotori, avrebbe dovuto essere in funzione da più di un anno.

La legge che la crea è del 2020 ma gli ultimi due governi non hanno rispettato l’obbligo di farla entrare in funzione continuando a frapporre ostacoli al pieno godimento dei diritti civili in Italia.

Per questo martedì 7 marzo alle 16 in Piazza dei Santi Apostoli a Roma si terrà un presidio per chiedere al governo di attivare immediatamente la piattaforma online gratuita che a due mesi dal suo primo “lancio” risulta ancora in fase di test e quindi inutilizzabile.

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Tra i promotori del presidio, con l’associazione Luca Coscioni e Servizio Pubblico di Michele Santoro, anche la campagna “Riprendiamoci il Comune” (a cui Popoff Quotidiano ha aderito fin dal principio e che conta ad oggi ben 80 comitati territoriali attivi), che punta a raccogliere nei prossimi mesi 50mila firme a sostegno di due proposte di legge di iniziativa popolare per la riforma della finanza locale e la ripubblicizzazione della Cassa depositi e prestiti. Chi ha chiesto spiegazioni al Dipartimento rispetto al ‘test’ della piattaforma non ha ricevuto risposte o scadenze certe. L’alternativa è rivolgersi a costosissime piattaforme private, a circa 1,50 euro a firma, per complessivi, nel caso di Riprendiamoci il Comune sarebbero almeno 150mila euro, una missione impossibile per una coalizione senza padrini e che si autofinanzia.

Eppure nel 2014 l’Unione europea ha approvato il Regolamento eIDAS che equipara le firme digitali a quelle cartacee per referendum e iniziative popolari. A causa di questo ritardo, nel novembre 2019 il nostro Paese è stato condannato dal Comitato dei diritti umani dell’Onu, con l’ingiunzione ad approvare una legge in merito entro 180 giorni. Solo lo scorso anno, è stato finalmente approvato il Dpcm 9 settembre 2022 e, nel novembre 2022, è stata approntata la piattaforma. Che da più di due mesi risulta inaccessibile.

Una campagna e due leggi d’iniziativa popolare

La piattaforma pubblica è una questione cruciale di democrazia in generale e, in questa fase, molto importante per chi, come Riprendiamoci il Comune prova a inceppare dal basso i meccanismi del neoliberismo.

La premessa è che “Le molteplici crisi di questo modello economico e sociale rendono evidente l’insostenibilità di una società regolata dal mercato e finalizzata al profitto individuale.

Un nuovo modello ecologico, sociale e relazionale è possibile a partire dalle comunità territoriali e dalla democrazia di prossimità che permette la partecipazione diretta delle persone alle decisioni sulle scelte fondamentali che le coinvolgono.

Ecco perché nasce la campagna Riprendiamoci il Comune. Nel suo doppio significato di riappropriarci, sottraendolo al mercato e alle privatizzazioni, di tutto quello che ci appartiene e di restituire un ruolo pubblico, sociale, ecologico e relazionale ai Comuni, luoghi della democrazia di prossimità.

Riprendiamoci il Comune vuol dire affrontare i nodi che oggi impediscono ai Comuni di svolgere la propria funzione e alle comunità territoriali di autogovernarsi: la finanza locale e il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti. Per questo, proponiamo due leggi d’iniziativa popolare”.

La prima proposta di legge si prefigge una profonda riforma della finanza locale, sostituendo al pareggio di bilancio finanziario il pareggio di bilancio sociale, ecologico e di genere, eliminando tutte le norme che oggi impediscono l’assunzione del personale, reinternalizzando i servizi pubblici a partire dall’acqua, difendendo suolo, territorio, beni comuni e patrimonio pubblico e dando alle comunità territoriali strumenti di autogoverno partecipativo.

La seconda proposta di legge si prefigge la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, trasformandola in ente di diritto pubblico decentrato territorialmente e mettendo a disposizione dei Comuni e delle comunità territoriali le ingentissime risorse del risparmio postale (280mld) come forma di finanziamento a tasso agevolato per gli investimenti dei Comuni decisi attraverso percorsi di partecipazione della comunità territoriale.

Due proposte complementari, in grado di intervenire in maniera sistemica su tutti i nodi che oggi svuotano i Comuni di ogni significato e costringono la vita delle persone dentro la dimensione della solitudine competitiva.

Due proposte capaci di parlare ai diritti sociali, ecologici e relazionali delle comunità territoriali, ai diritti e ai saperi del lavoro pubblico, alla capacità di ascolto e permeabilità di quella parte di amministratori e amministratrici locali che ancora collocano la propria funzione dentro la dimensione del prendersi cura.

Due proposte in grado di far convergere tutte le vertenze territoriali nel comune obiettivo di trasformare alla radice il ruolo della partecipazione, dell’autogoverno e della democrazia di prossimità.

«Perché non è la resilienza a cambiare il mondo, ma comunità di cura capaci di lotta e trasformazione», spiegano i promotori tra cui figurano Acli, Altreconomia, Arci, Associazione Comuni Virtuosi, Associazione Laudato Sì, Associazione per la Decrescita, Associazione Rurale Italiana, Attac Italia, Cadtm Italia, Cittadinanzattiva, Comune.info, Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”, Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Forum Nazionale Salviamo il Paesaggio, Forum Per il Diritto alla Salute, Funzione Pubblica Cgil, Fridays For Future, Fuorimercato autogestione in movimento, Iniziativa Femminista Europea Italia, Mag4 Piemonte, Medicina Democratica, Movimento Dipende da Noi Marche, Pastorale Sociale e del Lavoro, Popoff Quotidiano, Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna, Rete delle Città in Comune, Rete delle Comunità Solidali, Rete Italiana Economia Solidale, Rete nazionale beni comuni emergenti e a uso civico, Tavolo Verde Puglia Basilicata e Sicilia, Unione Inquilini, Usicons, Valori, Yaku, Zero Waste Italy. Nel comitato di sostegno, tra le forze politiche ci sono finora Sinistra Italiana, Rifondazione e Sinistra Anticapitalista. La campagna potrebbe essere un banco di prova per capire se la svolta a sinistra del Movimento 5 Stelle, con Conte, e quella recentissima del Pd, con Elly Schlein, siano autentiche oppure siano solo leftwashing.

Intanto la campagna è già iniziata nella modalità cartacea tradizionale e, con scadenza mensile, ci saranno week end di raccolta firme in tutti i territori collegati a un tema di particolare rilevanza per la campagna. Essendo il 22 giornata mondiale dell’acqua, verrà caratterizzato in questo senso il week end del 25-26 marzo. Oltre ai moduli per la raccolta, inviati a tutti i comuni, il comitato promotore ha spedito a tutti i 7902 sindaci italiani e a tutti i capigruppo la proposta di Odg da presentare in Consiglio Comunale con la lettera di accompagnamento. Sarà compito delle realtà territoriali aderenti il lavoro di contatto per spingere i governi di prossimità a prendere posizione come è accaduto a Cuneo proprio il 28 febbraio.

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Checchino Antonini quasi sociologo, giornalista e scrittore, classe 1962, da vent’anni segue e racconta i movimenti sociali e la “malapolizia”. Ha scritto su Liberazione, Micromega Erre e Megafono quotidiano, InsideArt, Globalist, PostIt Roma, Retisolidali, Left, Avvenimenti, il manifesto. Ha pubblicato, con Alessio Spataro, “Zona del silenzio”, graphic novel sul caso Aldrovandi. Con le edizioni Alegre ha scritto “Scuola Diaz vergogna di Stato” assieme a Dario Rossi e “Baro” Barilli. Il suo primo libro è Zona Gialla, le prospettive dei social forum (Fratelli Frilli, 2002)
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