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Meno male che c’è Busan

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Che Roma vada a fondo non importa al ceto politico, alle redazioni, ai municipi “di sinistra”. Per fortuna è arrivata Busan a ricordarcelo [Gianluca Cicinelli]

Busan è la seconda città per abitanti della Corea del sud, tre milioni e mezzo, è il porto principale della nazione. Ha un aeroporto, cinque linee di metropolitana, l’alta velocità per i treni, un servizio di traghetti che permette di arrivare in Giappone. La sua economia si basa su trasporti e commercio. E ha un grande pregio: non ha Roberto Gualtieri come sindaco.
Se non fosse per Busan oggi il sindaco di Roma potrebbe unirsi al coro di chi, giustamente, si scandalizza per l’assegnazione di Expo 2030 a Riad, Arabia Saudita, capitale degli omicidi di oppositori politici, del disprezzo per le donne e della transomofobia. Se non fosse per Busan Gualtieri potrebbe dire che Roma è stata eliminata dalla corsa a causa delle tangenti pagate dal regime di Bin Salman Al Sa’ud. Invece no, Roma non è arrivata seconda, è arrivata terza dietro a Busan.
Se Virginia Raggi avesse ridotto Roma come l’ha ridotta Gualtieri, parola di chi ha detestato l’amministrazione Raggi, oggi sarebbe stata costretta all’esilio ad Avignone. Invece quando Gualtieri e la sua giunta, tenuta in piedi oltre che dal Pd da formazioni che si dicono a sinistra del Pd, che criticano e disprezzano il Pd e che non esistono elettoralmente senza il Pd, hanno presentato il bilancio per i primi due anni di mandato, tutti i giornali hanno taciuto limitandosi a riferire cosa aveva detto Gualtieri.
Tra dieci anni, disse il sindaco presentando dall’Auditorium il rapporto alla città, Roma sarà bellissima. Tra dieci anni riavremo piazza Venezia. Rifiuti, trasporti, traffico, cantieri che renderanno Roma bellissima quando saremo morti e avremo un giudizio più sereno sull’impossibilità di utilizzare il trasporto pubblico. La gestione dell’Atac uguale a quella della Raggi, fallimentare, e quella dell’Ama alimentata con “mazzette”, ovvero paghe extra ai dipendenti per fargli fare ciò per cui sono già pagati.
Gli ascari del Pd e gli alleati a sinistra del Pd hanno taciuto, non una voce critica per una città che fa schifo come mai in precedenza, fin dall’impatto olfattivo. Si beavano della loro incapacità, mentre dagli altoparlanti dell’Auditorium, a sottolineare la linea “futuristica” di Gualtieri e della giunta, usciva a palla la canzone “Rome wasn’t built in a day”, cantata dai Morcheeba. Il manifesto politico dell’amministrazione Gualtieri: domani.
Domani la città sarà governata dalla destra e sarà stato giusto così. Gualtieri non è stato capace di far funzionare nemmeno le scale mobili della metropolitana, permanentemente rotte da oltre un decennio in dodici stazioni su venti della metro A, barriere architettoniche insormontabili per i meno forti. Si spartiscono i pochi appalti culturali tra amici degli amici, “l’amichettismo” lo definisce in modo quanto mai azzeccato lo scrittore Fulvio Abbate.
Le associazioni di costruttori prosperano, ancora grazie alle scelte urbanistiche delle vecchie giunte Veltroni e dell’ennesimo sacco di Roma compiuto con il Piano Regolatore di Morassut. Le linee tecniche di quel piano sono state aggiornate soltanto a giugno di quest’anno, dopo 15 anni, quando i soldi hanno ripreso a girare per i nuovi cantieri. E che soldi!
Soldi che non ci sono invece per l’edilizia popolare, per il welfare di una metropoli che conta 22 mila senzatetto e dove il 42,2% dei cittadini dichiara un reddito inferiore ai 15 mila euro.
Di tutto questo intreccio tra potere, imprenditori/rapinatori, palazzinari, amichetti, bandi ritagliati per i soliti noti, i giornali, contrariamente al tempo della Raggi, si guardano bene dal parlare. Che la città vada a fondo non importa a chi ha qualche strapuntino di potere e privilegio da difendere, nelle redazioni e nei municipi “di sinistra”. Per fortuna è arrivata Busan a ricordarcelo.
A ricordarci che Roma non andrà da nessuna parte per i prossimi dieci anni. Che è l’unica sintonia della giunta Gualtieri con i cittadini, che non possono andare molto lontano a causa del trasporto pubblico indecoroso. E quest’anno tutti in vacanza a Busan.
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