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Lazio, una legge antiviolenza scritta anche dalle donne

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Case rifugio, e per iniziare a rifarsi una vita, un fondo per la prevenzione e il coinvolgimento delle reti di donne: ecco le nuove norme.

di Marina Zenobio

Lazio,  legge antiviolenza scritta anche dalle donneNella tarda serata di mercoledì scorso il Consiglio regionale del Lazio ha approvato, con 28 voti favorevoli, 6 contrari e un astenuto, la legge sul “Riordino delle disposizioni per contrastare la violenza contro le donne in quanto basata sul genere e per la promozione di una cultura del rispetto dei diritti umani fondamentali e delle differenze tra uomo e donna”.

La stesura della legge – proposta in primis dal consigliere Pd Simone Lupi e da Marta Bonafoni, eletta nella lista Per il Lazio, già direttrice di Radio Popolare Roma -, ha visto la partecipazione straordinaria anche di diverse associazioni di donne tra cui quelle che gestiscono i centri antiviolenza presenti sul Lazio e aderenti al coordinamento regionale DiRe (Donne in rete contro la violenza), la Casa internazionale delle donne, Be free e la Casa delle donne “Lucha y siesta”.

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L’importanza della presenza di un pezzo di “società civile” al femminile nell’elaborazione della legge appena approvata non è secondaria, perché rappresenta una garanzia sull’attuazione della nuova normativa e di come essa stessa sarà gestita. Nella sua dichiarazione di voto favorevole Bonafoni ha affermato che si tratta di una legge che interviene sulla violenza contro le donne semplificando la normativa in materia, inglobando i testi già esistenti (il riferimento è alla Legge 64 del 1993 istitutiva dei centri antiviolenza) e accogliendo i principi sanciti dalla Convezione di Istanbul, ratificata dal parlamento italiano nel giugno del 2013. Una Convenzione che riconosce “la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere”, che sancisce ancora una volta le radici culturali della violenza maschile contro le donne e che valorizza il ruolo storico politico dei centri antiviolenza.

La nuova normativa prevede, attraverso una presenza omogenea delle strutture su tutto il territorio regionale e l’introduzione di nuove forme di sostegno, il potenziamento dei servizi per le donne vittime di violenza, la creazione di una cabina di regia con compiti di coordinamento e l’istituzione di un osservatorio regionale per il monitoraggio e l’analisi dei dati.

Nell’ambito del proprio patrimonio la Regione potrà individuare immobili da dare in comodato d’uso a centri antiviolenza, case rifugio e case di semiautonomia. La Regione avrà inoltre la facoltà di costituirsi parte civile nei processi per reati di violenza su donne o minori e, le somme percepite a titolo di risarcimento, saranno destinate al perseguimento delle finalità della legge.

Prevista anche l’istituzione di un apposito Fondo, con una dotazione di un milione di euro, nonché di misure da mettere in atto per la prevenzione e il contrasto alla violenza definite dalla Giunta attraverso un piano triennale. Tra gli interventi enunciati: la promozione di campagne di sensibilizzazione, progetti con le scuole e percorsi formativi per operatori; oltre al sostegno di azioni per il potenziamento della sicurezza diurna e notturna di luoghi pubblici “a rischio di violenza”.

“Si tratta di una legge importante – afferma Tania La Tella dell’associazione Donne in genere che a Roma gestisce il centro antiviolenza Donna Lisa ed è tra coloro che hanno attivamente partecipato alla stesura della nuova normativa – che valorizza gli strumenti di prevenzione attraverso la previsione di interventi sistematici nelle scuole e la rete tra tutti i soggetti coinvolti, con una costante presenza dei centri antiviolenza e dei movimenti delle donne nell’attuazione e gestione degli interventi previsti dalla legge stessa. La nostra scommessa è anche questa, creare una cultura e un movimento che non lasci l’applicazione della nuova normativa solo nelle mani di funzionari e tecnici”.

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