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New York Times: Obama non bombarda l’Isil per ragioni umanitarie

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I jihadisti si trovano a pochi chilometri dal conquistare la città curda di Ibril. Se ciò avvenisse cadrebbe nelle mani dell’Isil anche il gigantesco consolato Usa, con i suoi migliaia di dipendenti. A tre mesi dalle elezioni Obama vuole evitare che si ripetano i fatti della caduta del consolato Usa a Bengasi, in Libia.

 

di Franco Fracassi

«Il consolato americano a Ibril ospita migliaia di cittadini statunitensi». Citando fonti interne al Pentagono, il “New York Times” accusa il presidente Usa Barak Obama di non bombardare i jihadisti dell’Isil per impedire l’eccidio di decine di migliaia di cristiani e di curdi, bensì per proteggere le istallazioni della Cia nella città curda di Ibril e «non ripetere il disastro accaduto al consolato di Bengasi due anni fa».

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L’11 settembre 2012 centinaia di miliziani del gruppo jihadista Ansar al Sharia assaltò il consolato statunitense nella città libica di Bengasi. Morirono quattro diplomatici, tra cui l’ambasciatore a Tripoli Chris Stevens. Due mesi dopo si venne a sapere che la Cia era a conoscenza del pericolo imminente, ma non venne presa alcuna contromisura per non rovinare l’idea che era stata fatta passare nell’opinione pubblica: in Libia la guerra contro il cattivo regime di Gheddafi era stata vinta e al suo posto nel Paese nordafricano era stato installato un governo saggio, con il pieno controllo del territorio. In seguito a questa scoperta il direttore della Cia David Petraeus fu costretto alle dimissioni. Se si fosse venuto a sapere solo quattro giorni prima (le elezioni presidenziali si tennero il 6 novembre) Obama non sarebbe stato rieletto.

 

Ibril è il principale punto d’ascolto della Siria da parte dei servizi segreti Usa. Nel capoluogo curdo (il cui leader Massoud Barzani è legato a doppio filo alla Casa Bianca) si trova una gigantesca sede diplomatica, che ospita migliaia di cittadini statunitensi, oltre che centinaia di agenti dei servizi e centinaia antenne per l’ascolto e computer sofisticatissimi. Secondo le ultime informazioni in arrivo dall’Iraq, l’Isil si troverebbe a poca distanza dalla città curda.

 

Secondo il “New York Times”, se Ibril dovesse cadere nelle mani dell’Isil, e con essa il consolato Usa, questa volta Obama non resisterebbe allo scandalo.

 

Si vota per le elezioni di mezzo termine il prossimo 4 novembre. I sondaggi indicano una possibile perdita del Senato da parte dei democratici in favore dei repubblicani. Se accadesse Obama si ritroverebbe a governare gli ultimi due anni della sua presidenza con il Congresso completamente ostile. E se Ibril dovesse cadere in mano all’Isil accadrà di sicuro.

 

Non è per salvare i cristiani ed evitare un massacro senza precedenti che Obama ha ordinato di bombardare l’Iraq.

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