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Direttiva segreta di Obama: terrorismo anche con tweet sbagliato

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Se si finisce nella lista nera il rischio è di sparire dentro una gabbia a Guantanamo. L’Italia è uno dei Paesi che collabora col sistema. Terrorista anche chi dannggia la proprietà privata

di Franco Fracassi

Due dei prigionieri del carcere speciale di Gitmo, a Guantanamo Bay. Chi finisce laggiù perde ogni diritto civile, compreso quello alla difesa, a un giusto processo, al non essere torturato e, perfino, a sapere di quale reato si è accusati.
Due dei prigionieri del carcere speciale di Gitmo, a Guantanamo Bay. Chi finisce laggiù perde ogni diritto civile, compreso quello alla difesa, a un giusto processo, al non essere torturato e, perfino, a sapere di quale reato si è accusati.

Sarà sufficiente danneggiare una proprietà privata, minacciare qualche istituzione (per esempio Equitalia), hackerare qualche sito o addirittura scrivere un post minaccioso su Facebook o si Twitter per finire sulla lista nera dei sospetti terroristi e rischiare di essere sequestrato, incappucciato, sbattuto in una gabbia di ferro a Guantanamo, torturato e sparire agli occhi del mondo (paresti stretti comrpesi) per il resto dei giorni di vita. La nuova direttiva segreta emanata dal presidente degli Stati Uniti Barak Obama sul sistema d’individuazione dei terroristi ha allargato doi molto il campo d’azione. Un manuale di centosessantasei pagine, i cui contenuti sono stati rivelati da “The Intercept”, il sito di Glen Greenwald, il reporter statunitense che ha pubblicato lo sterminato materiale fornitogli dall’ex agente della National Security Agency Edward Snowden.

 

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NoMuos, NoTav, ultras, ma anche membri dei comitati per la casa o di associazioni studentesche, sindacalisti un po’ più facinorosi. Chiunque di questi potrebbe ritrovarsi a Guantanamo per ordine segreto di Obama.

 

Nel 2013 nella lista dei sospetti sono finiti 468.749 nomi, di cui solo 4.915 cancellati dopo la verifica di routine. Quasi il novantanove per cento è stato confermato.

 

Quasi mezzo milione di persone che ogni volta che prenderanno un aereo, saliranno su una nave (anche solo per andare in crociera), prenderanno un’auto a noleggio, chiederanno un visto a qualche ambasciata o solo il rinnovo del passaporto al proprio ministero dell’Interno, ogni volta che una di queste persone compirà una di queste azioni (o chissà quali e quante altre) sarà a rischio di arresto. O meglio, di sequestro.

La copertina del manuale che contiene le direttive segrete della Casa Bianca.
La copertina del manuale che contiene le direttive segrete della Casa Bianca.

Sempre secondo il manuale, in base ad accordi bilaterali, alla raccolta di queste informazioni partecipano anche governi di oltre centoquaranta Paesi, tra cui l’Italia. Sono state coinvolte alcune associazioni umanitarie o ambientaliste (di cui però non si conoscono i nomi).

 

Ha detto Hina Shamsi, presidente dell’Unione americana per le libertà civili: «Il governo ha creato una immensa rete per catturare persone di cui anche solo si sospetta possano commettere un atto terrorista in un lontano futuro. Secondo le linee guida della Casa Bianca, sarà poi il malcapitato a dover provare di non essere un terrorista, e non il contrario. Per di più, dovrà farlo non conoscendo le reali accuse che gli vengono mosse e i criteri in base ai quali è stato sospettato».

 

L’agente speciale Fbi David Gomez, intervistato da “The Intercept”, ha dichiarato: «Se appari nella rubrica telefonica di un sospetto terrorista sei fregato. Mi sembra folle».

 

Secondo il network statunitense Cbs, nella lista dei sospetti terroristi ci sono il presidente boliviano Evo Morales e il presidente del parlamento libanese Nabih Berri.

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