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Il Pd: «Basta col rigore». Alla Juve

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L’ex segretario romano, ora deputato democratico, annuncia una interrogazione sui rigori alla Juve che turberebbero il mercato azionario. Come lui La Russa e Rampelli

di Ercole Olmi

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All’origine della compressione di salari e diritti, come noto, c’è il rigore imposto dalla Troika. Per questo due statisti, uno del Pd, l’altro di Fratelli d’Italia hanno presentato un’interrogazione parlamentare sui rigori. A leggere bene, però, si evince che ce l’hanno con i rigori “rubati” dalla Juve. Che nel Pd ci siano energie capaci di scagliarsi contro le politiche d’austerità inventate dallo stesso Pd è una leggenda metropolitana con testimonial illustri che occhieggiano dai talk show e talvolta dalle piazze. Leggiamo insieme le agenzie:

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«Presenterò un’ interrogazione parlamentare al Ministro dell’Economia ed un esposto alla Consob dopo i fatti che si sono registrati ieri sera durante la partita Juventus-Roma. Ricordo che Roma e Juventus sono società quotate in borsa, e quindi gli incredibili errori arbitrali (oltre a falsare il campionato e minare la credibilità del Paese) incidono anche sugli andamenti della quotazioni borsistiche. Per questo, con i miei atti parlamentari ispettivi, sollecito il Ministro Padoan e la Consob a chiarire se ci possono essere stati atti che ledono le normative vigenti, svantaggiando e penalizzando gli incolpevoli azionisti». Lo afferma il deputato del Pd Marco Miccoli [Miccoli, quand’era segretario Pd a Roma, è stato l’emblema del dialogo tra il Pd e la sinistra dei centri sociali, ndr]. «Ritengo anche che la partita di ieri, trasmessa in tutto il mondo, abbia dato una pessima immagine del Paese. Meritocrazia e qualità vengono messi in secondo piano a favore di decisioni errate. Più che dell’ articolo 18, sono sicuro che gli imprenditori stranieri siano messi in fuga soprattutto da questa arbitrarietà e mancanza di certezza nell’applicazione delle regole, assolutamente impensabile in qualsiasi altra parte del mondo civilizzato. A Roma c’è l’americano Pallotta che continua ad investire in Italia. Speriamo che ieri non abbia visto la partita. O, almeno, che l’abbia dimenticata in fretta…», conclude l’esponente della maggioranza.

Ma Miccoli, angosciato per le sorti del mercato finanziario, non è il solo statista a cimentarsi con le complesse vicende legate a 22 milionari che rincorrono un pallone con pantaloncini e maglie aderenti e sponsorizzate e attorniati da decine di migliaia di persone che intonano, in buona parte, solgan razzisti e patriottardi. L’altro statista è senz’altro più noto, è il (post) fascista La Russa, da lui scopriamo che c’è pure un suo compare che presenterà un’interrogazione sulla spinosa vicenda. E’ Rampelli, quello dei manifesti coi gabbiani: «Da interista sfegatato figuriamoci se non mi sono incavolato anch’io per le decisioni arbitrali e i presunti favoritismi nei confronti della Juve, però traccerei una linea rispetto a ciò che può fare la politica, anche perché ci sono profili delicati di ordine pubblico». Lo dice all’Adnkronos Ignazio La Russa (Fdi), a proposito delle interrogazioni parlamentari (una del suo capogruppo alla Camera Fabio Rampelli) e degli esposti annunciati alla Consob (da Marco Miccoli del Pd) dopo il match Juventus-Roma di ieri. «Io – prosegue – mi associo a quanto detto da Garcia: gli arbitri vanno aiutati ad affrontare responsabilità che spesso non sono in grado di assumere. Ieri il giudice di gara si è trovato di fronte a casi dubbi e il problema è quando nei casi dubbi il verdetto va nella stessa direzione». «Allora, sfruttiamo al massimo le possibilità offerte dalla tecnologia, dalla moviola a tutto il resto. Sono anni che lo dico. Ma le interrogazioni e gli esposti alla Consob, sinceramente, li considererei come un legittimo sfogo di tifosi che si sentono traditi», conclude La Russa. Ogni altra considerazione è senz’altro superflua.

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