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Tutto poco bello, tutto molto imbarazzante

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Paolo Ruffini scrive, dirige e interpreta “Tutto molto bello”, uscito in più di quattrocento copie nelle nostre sale cinematografiche. Su Popoff la recensione.


Il trailer del film

«Basta, sembra un posto al sole!». La cosa strana è che non è possibile paragonare il nuovo film di Paolo Ruffini neanche a una soap opera italiana. Sarebbe uno sgarbo del tutto gratuito nei confronti della soap. Per descrivere Tutto molto bello, il film in questione, può bastare una sola parola e l’ho usata già nel titolo: imbarazzante. Tutto molto imbarazzante. «Lo sai che inculli bene? Lei è un incullatore doc». È uno di quei film che ti fa vergognare di essere italiano, uno di quei film che ti vien voglia di seppellirti spontaneamente sotto la poltrona della sala cinematografica per cercare di dimenticare, nel più breve tempo possibile, l’offesa a tanta onorata storia che ci ha reso grandi nel mondo, almeno per un po’.
Quando vedi un film così, ti scordi pure quello che di buono c’è stato in quest’ultimo periodo al cinema (vedi La Buca e Take Five) e ti dici che sì, è arrivato il momento di emigrare.

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Di andare lontano lontano, di mettere una distanza insormontabile tra te e Paolo Ruffini con le sue quattrocento copie (e oltre) di un film che non è solo brutto. È sordido, volgare fino al voltastomaco, insulso e riesce a disgustarti anche quando (in teoria, eh?) dovrebbe farti ridere. «Mi fa fattura per favore?/No, io non ci credo nel malocchio».
Potrei andare avanti all’infinito tirando fuori l’elenco degli insulti cinematografici che ho a disposizione, potrei persino coniarne di nuovi. È che mi pare di sprecare il tempo, il mio e il vostro, a parlare di un film che non è degno di esistere nel nostro panorama filmico. Poi, però, mi sono detta che magari il mio giudizio potrebbe influenzare qualche potenziale spettatore. Allora eccomi qua, a recensirvi Tutto molto bello nonostante il ribrezzo e la pelle d’oca (quella brutta), nonostante il tormento mi metta alla prova ogni qualvolta un nuovo carattere in American Typewriter (eh, sì, è il font che uso) si aggiunge a quello precedente.

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«Gli ho chiesto partita Iva, mi ha detto che ha perso tre a zero». È un film zeppo di banalità, di luoghi comuni scadenti, di espedienti repellenti, di personaggi insipidi e di situazioni tanto negativamente inverosimili quanto stupidamente costruite. È un’accozzaglia di scene senza senso, un susseguirsi di battute che fanno impallidire pure Neri Parenti e i fratelli Vanzina nei loro momenti peggiori.
Perché. Perché. Perché. Perché il cinema italiano deve sopportare codesto strazio?! Non si può far altro che boicottare il film di Ruffini.
Bruciamo le sue oltre quattrocento copie nel sacro fuoco della cinefilia! «Guarda che se bevi troppa birra illegale fai rutti criminali, eh?». Ma chi è che gli ha dato lavoro in televisione per la prima volta, a Ruffini? Questo ragazzotto dal marcato accento toscano non riesce a far ridere/sorridere o a divertire manco per sbaglio. Per carità, ci prova. È che l’accento non basta. Non basta la faccia da pesce lesso. E non basta qualche tic nervoso. Ci vuole talento. E lui non ce l’ha, il talento, neanche una briciolina smangiucchiata, di quelle che vedi solo con la lente d’ingrandimento.

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Guardando Tutto molto bello, lasciando da parte l’influenza negativa dovuta alla sua pessima conduzione del tanto socialmente chiacchierato David di Donatello (con o senza il beneplacito della produzione, non conta granché: è stato tutto trashoso, disgustoso, penoso. Per fare la Ellen DeGeneres de noantri non ci vuole solo un fisico bestiale), non si può che avvertire un letale malessere. Un malessere che si combina a un senso di squallore che è rafforzato dalla performance di Frank Matano eda quella di Gianluca Fubelli. Unico, pallido, raggio di sole fuor d’acqua è un inforforato Paolo Calabresi.
Vabbé, Ruffini, ci hai provato a girare questa notte da leoni all’italiana. Lasciaci dimenticare per un po’. Prenditi un periodo d’aspettativa, di cassa integrazione, di maternità/paternità, fatti un tutorial d’ipnosi tantrica: fai lavorare altri, più capaci e meritevoli. Dacci tregua. Facci riprendere e sperare, ancora per un po’, che non esiste solo l’Italia dei centri commerciali; perché ce n’è un’altra, forse più forte, che incappando nella locandina del tuo film pensa (e cito una lettrice, Stefania: grazie!): «È tutto molto triste».

TUTTO MOLTO BELLO
Regia di Paolo Ruffini
Con Paolo Ruffini, Frank Matano, Nina Senicar, Gianluca Fubelli, Ahmed Hafiene
Commedia, 90 min.
Italia, 2014
Uscita giovedì 09 ottobre 2014
Voto Popoff: 0/5
 

mipiace da vedere se: ne siete proprio convinti
nonmipiace da non vedere se: non c’è un se o un ma, è proprio da NON vedere

 

 

 

 

 

 

 

 

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