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Salva Umanità nova, l’anarchia di carta

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Rischia di chiudere lo storico settimanale degli anarchici italiani, fondato da Errico Malatesta. In corso una raccolta fondi

di Enrico Baldin

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Novantaquattro anni di storia rischiano di terminare quest’anno. Il destino di chiudere non è certo ineluttabile ma Umanità Nova – lo storico settimanale della Federazione Anarchica Italiana – non gode di ottima salute. Tanto che ha lanciato a fine giugno una campagna di sottoscrizione straordinaria con l’obiettivo di chiudere a 10mila euro raccolti entro la fine del 2014 al fine di poter tenere aperto il settimanale cartaceo.

Umanità Nova è un giornale autogestito ed autofinanziato, diffuso in tutta Italia attraverso librerie, associazioni culturali e circoli anarchici. Vive di vendite, di sottoscrizioni e di abbonamenti ed ha il merito di donare l’abbonamento annuale a tutti i carcerati che ne fanno richiesta. Il suo comitato di redazione – come tutti gli altri organi esecutivi della FAI – viene eletto a rotazione dal congresso della Federazione Anarchica Italiana. Ed ha una storia non di poco conto.

Fondato nel 1920 da Errico Malatesta sottoforma di quotidiano, Umanità Nova dovette repentinamente trasferire la sua redazione da Milano a Roma in seguito all’incendio appiccato alla sua sede nel marzo del 1921 dalle squadracce nere. Ma neppure a Roma trovò pace, perché dopo la marcia su Roma i fascisti devastarono ancora una volta la redazione del quotidiano anarchico che di lì a poco smetté di uscire. Fino ad allora era uno dei punti di riferimenti giornalistici dell’antifascismo italiano ed era giunta ad una tiratura di ben 58000 copie.

Umanità Nova risorse a metà anni ’20 negli Stati Uniti per opera di alcuni anarchici esuli, e trovò una buona diffusione tra gli emigrati italiani in terra statunitense. In quel periodo fu promotrice della campagna per la liberazione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, i due anarchici italiani ingiustamente condannati alla sedia elettrica nello stato del Massachusetts e riconosciuti innocenti solo dopo l’esecuzione. Edizioni di Umanità Nova vennero diffuse anche in Argentina ed in Francia, sempre da italiani esuli.

In suolo italiano tornano le pubblicazioni il 10 settembre 1943 dapprima in clandestinità, fino a diventare settimanale, seppur non con la tiratura di un tempo, vista anche la crisi del movimento anarchico rispetto ad inizio secolo. Umanità Nova oggi si occupa specialmente di lotte sui territori, lavoro e sindacalismo di base, movimenti libertari e anticlericali, percorsi e spazi di autogestione.

Una nota del settimanale ci conferma che è in corso una sottoscrizione straordinaria, e che da fine giugno la raccolta fondi ha superato i 5000 euro, più della metà quindi di quanto necessario entro fine anno. Ma a causa di una emergenza di cassa entro la fine di ottobre Umanità Nova deve recuperare almeno 3000 di quei 5000 euro mancanti. Per questo chiede un contributo straordinario per mantenere in vita il giornale. Nel sito di Umanità Nova si possono trovare le modalità per sottoscrivere abbonamenti e le coordinate per donazioni o sottoscrizioni.

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