Ebola, che fine ha fatto?

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I media non ne parlano più ma, per conseguenze indirette, in Africa 120 mila mamme potrebbero morire di parto. Per paura del contagio nessuno le vuole assistere

di Mirna Cortese

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Dopo un periodo di martellamento mediato il virus dell’Ebola sembra non fare più notizia. Scomparso da tv e giornali viene il dubbio che magari sia stato debellato. E pure questa sarebbe una bella notizia.

Purtroppo non è così. Per quanto l’Oms voglia tranquillizzare l’occidente, in Africa si continua a morire e i decessi sono arrivati a 5160, mentre si contano 14098 contagiati distribuiti sopratutto nei tre paesi dove ha avuto origine l’epidemia, Sierra Leone, Liberia e Guinea. Ma c’è un quarto paese che si è aggiunto alla lista dei paesi interessati ed il Mali, dove i primi quattro pazienti contagiati sono tutti deceduti. E se c’è qualche evidenza, secondo l’Oms, che i casi non stanno aumentando in Guinea e Liberia, un forte aumento del contagio si sta verificando in Sierra Leone.

E che l’emergenza sia tutt’altro che rientrata lo conferma l’appello di diverse organizzazioni non governative britanniche secondo cui, nei prossimi mesi 1 parto su 7 nei paesi africani colpiti dal virus potrebbe portare alla morte della mamma, fino a 120 mila donne, a causa dei servizi sanitari sopraffatti dall’epidemia e dalla paura, specie ad effettuare parti cesarei.

In Italia intanto monta la tensione tra Medici Senza Frontiere e il ministro della salute Beatrice Lorenzin che ha accusato l’organizzazione sanitaria, in prima linea nei paesi colpiti dal virus, di non aver rispettato i protocolli nella gestione del recente caso di un proprio operatore rientrato da uno dei paesi devastato dall’Ebola.

Msf si è difesa energicamente contro le accuse attraverso un comunicato dove rivendica di aver adottato sempre rigidi protocolli di sicurezza per i propri operatori prima, durante e dopo lo svolgimento della missione, protocolli in linea con le raccomandazioni del Cdc (Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) di Atlanta, la cui efficacia è stata riconosciuta a livello internazionale da tutte le autorità competenti.
“Non comprendiamo – ha dichiarato Gabriele Eminente, direttore generale di Msf – la necessità dell’accusa da parte del ministro Lorenzin, a maggiore ragione in relazione a un caso che ha dimostrato il corretto funzionamento dei protocolli definiti da Medici Senza Frontiere. La priorità deve essere mettere in campo ogni mezzo e ogni risorsa per fronteggiare l’epidemia e salvare vite umane”. E ha ricordato, al governo italiano e non solo, che per combattere il virus sono necessari sforzi là dove l’epidemia è in corso, in Africa occidentale, e a predisporre procedure di evacuazione medica.

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