Il Fronte Amplio e il Partito Nazionale verso il ballottaggio presidenziale. Tabaré in testa ma comunque vada sarà impossibile sostituire Pepe
di Marina Zenobio

Dopo aver superato il primo turno, il candidato della coalizione di centro-sinistra uruguayana, Tabaré Vàsquez, ha tutti i pronostici a suo favore nelle elezioni che il 30 novembre decideranno chi sostituirà l’insostituibile ex guerrigliero Pepe Mujica nel ruolo di presidente della repubblica d’Uruguay. A due settimane dal ballottaggio Vàsquez si mostra calmo e sicuro mentre il suo rivale, di opposizione di destra, Luis Lacalle Pou, si muove alla ricerca di voti che gli permettano almeno di mantenere una illusione.
Socialista e oncologo, il 74enne Vàsquez è stato il primo presidente del Frente Amplio (dal 2005 al 2010). In vista del ballottaggio continua a viaggiare anche negli angoli più remoti del paese perché, ha dichiarato, vuole ringraziare personalmente coloro che gli hanno permesso di passare il primo turno. Il leader del Frente Amplio (FA), accompagnato dal suo compagno di cordata Raul Sendic, figlio di uno dei fondatori dei Tupamaros, ha diretto il suo messaggio anche all’Argentina ringraziando dell’appoggio “di cui abbiamo bisogno” ma che “non festeggeremo finché non sarà aperta l’ultima scheda elettorale”, in riferimento ovviamente al ballottaggio del 30 novembre.
Vàsquez ha anche ringraziato la presidente argentina, Cristina Fernández de Kirchner, per aver facilitato il trasferimento degli uruguayani emigrati in Argentina che hanno espresso il desiderio di rientrare in Uruguay per votare. La legge elettorale uruguayana non prevede ancora il voto a distanza, ma Vàsquez ha già dichiarato che, tra le altre riforme che attuerà se sarà eletto, è prevista anche questa.
Nella sua campagna elettorale Vasquez ha assicurato la continuità con il progetto-paese di Pepe Mujica, rilanciando un volto nuovo nella politica del paese ma dal nome suggestivo, Raul Sendic (nome completo Raul Fernando Sendic), figlio di uno dei grandi leader del Movimento di Liberazione Nazionale-Tuparamos, che in caso di vittoria del FA potrebbe diventare vice-presidente della repubblica e presidente del parlamento. Le loro proposte si basano su una maggiore inclusione democratica, maggiori servizi pubblici, fonti di lavoro qualificati, più valore aggiunto alla produzione e al consolidamento di un sistema economico capace di generare ricchezza da ripartire con giustizia sociale.
Il secondo candidato alla presidenza dell’Uruguay è Luis Lacalle Pou, del Partito Nazionale, figlio dell’ex presidente Luis Alberto Lacalle (1990-1995) che governò il paese con un programma apertamente neoliberista. Ha portato avanti una campagna elettorale all’insegna del rinnovamento e del dialogo. Ma al di là della retorica, il suo programma si fonda nelle stesse idee che sono nucleo dell’egemonia neoliberista, la stessa che trascinò il paese in una profonda crisi economica e sociale. Il suo slogan: uscire dall’Uruguay dell’“assistenzialismo” per entrare nel paese delle “opportunità”, e argomenta che “la povertà non solo genera vulnerabilità ma anche dipendenza e questa si combatte con l’educazione non con piani sociali (!)”. Per questo, secondo Lacalle Pou, è necessario rivedere tutte le politiche sociali attuate dal Fronte Amplio. Propugna un modello economico più aperto al capitale privato, accusa la politica del FA di essere troppo statalista e poco efficiente, e per quanto riguarda la politica estera, propone di “ deideologizzare” le relazioni internazionali e aprire il paese agli investimenti stranieri, insomma un ritorno dell’Uruguay al neoliberismo.
Secondo gli ultimi sondaggi, Vàsquez dovrebbe raggiungere il 52-53 per cento di voti, contro il 35-39 per cento del candidato del Partito Nazionale. Lacalle Pou nei suoi comizi mantiene una postura “positiva”, senza grandi critiche al governo, bandiera delle critiche che però ha lasciato all’altro membro del Partito Nazionale, Jorge Larrañaga. Negli ultimi atti pubblici, Larrañaga continua a puntare sulla propaganda di norme securitarie per il paese e sul livello dell’educazione uruguayana che qualifica come “disastrosa”.
Così, con strategie opposte, mentre il Fronte Amplio tira la volata e l’opposizione di destra cerca un rimedio per risalire la china, i candidati presidenti si avviano ad affrontare il tratto finale delle loro campagne elettorali.