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Se potessi avere 40 euro al giorno. Le bugie razziste

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C’è una cifra ripetuta molto, ultimamente: 40. I 40 euro che i migranti richiedenti asilo e minori riceverebbero dallo Stato italiano ogni giorno. Ma non è vero

Migranti

C’è un leitmotiv popolare, tra i vari, che va per la maggiore sui social dai giorni degli scontri nella periferia romana contro la presenza di migranti, tra cui molti minori, richiedenti asilo e rifugiati. Ed è che ad ognuno di essi lo Stato darebbe 40 euro al giorno. Una cifra che in tempi di crisi agli abitanti dei quelle borgate, luoghi privilegiati per ospitare migranti (avete mai visto un centro di accoglienza nel centro di una città?) fa drizzare i capelli.

Eppure non c’è niente di meno vero. La maggior parte dei finanziamenti che lo Stato concede ai centri di accoglienza, per lo più gestiti da cooperative, servono per coprire i costi di gestione della struttura, per pagare gli operatori, l’affitto ai privati degli immobili, i fornitori di beni di consumo. O almeno così dicono i bilanci delle cooperative a cui gli enti locali affidano l’incarico dell’accoglienza.

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40 euro pro-capite, è vero, ma quanto finisce nelle tasche dei migranti è poco più di una elemosina. Lo chiamano pocket money, sono circa 2,5 euro al giorno di media, e con questi i migranti richiedenti asilo devono affrontare le piccole spese quotidiane, un caffè, una bottiglia d’acqua, ma soprattutto le preziosissime ricariche telefoniche per poter chiamare i parenti rimasti nel paese di provenienza.

Non c’è un importo sancito per legge, la valutazione di 40 euro al giorno per migrante si basa sulla valutazione dei costi di gestione dei centri. I comuni, le province e le regioni che decidono di partecipare ai bandi del Sistema di protezione e accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo (Sprar), devono presentare un dettagliato piano finanziario che andrà al vaglio di enti locali, ministero dell’Interno e dell’Unhcr, l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, che concorre alle spese. Il costo medio giornaliero per ogni migrante può variare da regione a regione, anche in considerazione del costo della vita locale o dell’affitto delle strutture, ma si aggira sempre tra i 35 e i 40 euro che servono a coprire le spese di vitto, alloggio, pulizia dello stabile e manutenzione.

Per i minori, secondo quanto dichiarato dalla direttrice del servizio centrale Sprar, Daniela Di Capua, il costo pro capite può variare in base alle rette della singola comunità di accoglienza e lo standard è più elevato perché, trattandosi di minori, oltre alle spese di gestione quotidiana bisogna aggiungere un servizio dedicato di tutela sociale. Comunque, ha precisato Di Capua, lo Sprar non eroga mai più di 80 euro al giorno per ogni minore, e il ministero sta pensando ad abbattere tali costi attraverso una differenziazione per fasce d’età.

I finanziamenti comunque vengono erogati a cooperative, di cui generalmente si avvalgono i comuni per la gestione dell’accoglienza, ma i soldi, ha ulteriormente precisato la direttrice Sprar, vengono presi dal fondo ordinario a disposizione del ministero dell’Interno per l’immigrazione e l’asilo. Non sono quindi spese straordinarie. Soltanto nel caso dell’Emergenza nord Africa ci fu un aumento delle accise per far fronte all’accoglienza. Situazione, ad oggi, totalmente diversa.

Fonte: Il redattore sociale

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