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MArteLive, l’addetto stampa ai tempi di Expo e Garanzia Giovani

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L’associazione culturale no-profit Procult cerca un addetto stampa qualificato, ma nell’annuncio non è prevista alcuna retribuzione. Un trend in continua crescita a prescindere dal settore

di Giuseppe Bozzo

marteliveCercasi Addetto Stampa con comprovata esperienza nella mansione, preferibilmente in possesso di una Laurea in materie umanistiche o attinenti, che sappia scrivere, che conosca le tecniche giornalistiche per il lavoro da svolgere, che sia in possesso di capacità redazionali e di leadership, che sappia utilizzare Office, i blog, i forum, i portali tematici, ma che soprattutto non pretenda di essere pagato, perché per questo lavoro non sembra prevista alcuna retribuzione.

Questo, in sostanza, l’annuncio pubblicato su lavoricreativi.com dall’Associazione culturale no-profit Procult per la “promozione della Biennale MArteLive, evento finale del concorso nazionale multi artistico comprendente 16 discipline artistiche e di gestiti da MArtePress durante l’anno”. Alla voce “contratto di lavoro” spunta un vago “altro”, che ci ha spinto a cercare ulteriori informazioni. Non avendo ricevuto alcuna risposta telefonica, abbiamo trovato quanto richiesto su un articolo apparso su dirittodicritica.com. Si tratterebbe di uno stage non retribuito proposto, salvo smentite, dalla sopracitata associazione Procult. Un lavoro per il quale, oltre alle qualità non indifferenti, viene richiesto un impegno decisamente notevole: la figura ricercata difatti dovrà 1) supportare il responsabile di funzione nella gestione operativa e nella pianificazione di tutte le attività, garantendo il coordinamento dello staff; 2) supervisionare l’attività dell’Ufficio Stampa, controllandone il rispetto dei tempi e le modalità d’azione; 3) garantire il rispetto della qualità dei contenuti sui Social Network e sul web relativamente alla stampa; 4) implementazione dei contatti con i giornalisti; 5) monitoraggio della rassegna stampa su testate nazionali e locali; 6) redazione di comunicati stampa e di materiali d’approfondimento; 7) organizzazione di conferenze stampa.

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Un lavoro a tutti gli effetti, nel quale a conti fatti mancherebbe soltanto lo stipendio. Un po’ come all’Expo  – con i dovuti distinguo – e il suo sterminato esercito di volontari, ma non solo, perchè lo stage gratuito o – quando va “bene” – sottopagato è ormai una prassi consolidata, che trasforma il lavoro in un volontariato “atipico” e lo stipendio in esperienza e visibilità. Una specie di “rito di iniziazione” a durata variabile,  a cui i giovani, laureati e non, sembrano obbligati a sottoporsi. Torna in mente il botta e risposta offerto nella puntata di “Piazza Pulita” del 5 maggio da Marco Damilano, giornalista de L’Espresso, e Stefano Scabbio, amministratore delegato di Manpower Group Italia. “Quando voi selezionate le persone – chiede il giornalista – tra le meta-competenze c’è anche il fatto che non devono avere pretese nè di retribuzione nè di giorni di riposo? Vengono scartati o vengono presi se fanno questa domanda?” Scabbio, di fatto, si limitò a dire che la disponibilità in quanto all’orario di lavoro, pur non essendo una meta competenza, è importante. “Una persona che entra per la prima volta nel mercato del lavoro – proseguì l’amministratore delegato – credo che come tutti noi in una fase iniziale abbia fatto dei sacrifici. Nessuno fa lavorare le persone 18 ore, le fa lavorare 8 ore, a volte vengono chieste delle ore di straordinario”.

Chiarissimo,  così come è lampante che “Garanzia Giovani”, il Piano Europeo per la Lotta alla Disoccupazione Giovanile, almeno  qui da noi sia stato un affare solamente per le aziende. Un piano per il quale l’Italia ha ricevuto un miliardo e mezzo dall’Unione Europea, e che come unico risultato ha creato un esercito di “tirocinanti” composto da banchisti, magazzinieri, commessi, scaffalisti e addetti alle pulizie, tutti a quattrocento euro al mese, alcuni pagati anche con sei mesi di ritardo. La chiamano formazione, in realtà è lavoro sottopagato. Lo chiamano stage, in realtà è lavoro non retribuito. In entrambi i casi, chiamiamolo sfruttamento

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