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Barcellona, chi ha paura di Ada Colau?

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ada colau

La candidata di Podemos ha vinto le elezioni comunali a Barcellona, conquistando il 25,20% delle preferenze. Un successo basato su riduzione delle disuguaglianze e lotta a disoccupazione e sfratti

di Carlo Perigli

ada colauNo queremos que nadie nos tenga miedo” – vogliamo che nessuno abbia paura di noi – solo chi vuole mantenere le speculazioni, perchè “faremo tremare la fame e la corruzione”. Queste le parole con cui Ada Colau, nuovo sindaco di Barcellona, si è presentata all’indomani della vittoria ottenuta da Barcellona en Comù, la piattaforma intorno alla quale si sono ritrovati Podemos, Izquierda Unita e una serie di formazioni e movimenti di sinistra, nel capoluogo catalano.

La “vittoria di Davide contro Golia”, per citare sempre la Colau, a Barcellona ha il volto del cambiamento che parte dal basso, della riduzione delle disuguaglianze, della lotta alla disoccupazione e agli sfratti. Parole d’ordine a cui l’elettorato catalano ha dimostrato di credere, premiando la tenacia e la dedizione alla causa di una donna che da anni ormai si batte nei movimenti in lotta per il diritto alla casa. Una battaglia che nel 2014 ha portato il suo movimento, la “Plactaforma de afectados por la hipoteca” (Pah) a promuovere una raccolta firme per chiedere la modifica della legge sull’insolvenza dei mutui ipotecari per le famiglie, alla quale nel 2014 hanno aderito oltre un milione e mezzo di persone. In quell’occasione qualcuno di paura ne ebbe parecchia. Forse qualche membro del Partito Popolare, che definì il Pah come “nazista” e “simpatizzante terrorista”. O anche lo stesso premier Rajoy, quando gridò allo scandalo per il premio “Cittadino europeo” assegnato dal Parlamento europeo ad Ada Colau, in virtù dell’impegno del Pah nella lotta contro gli sfratti.

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E proprio sul controverso rapporto che lega il settore bancario al mercato immobiliare il nuovo sindaco di Barcellona ha basato uno dei punti centrali del suo programma, prevedendo l’introduzione di un sistema di tassazione sugli istituti di credito che detengono proprietà immobiliari sfitte, una delle cause, ovviamente non casuali, dell’incremento dei prezzi nel settore. Non solo, perchè tra gli obiettivi della nuova amministrazione sono previsti la riduzione delle disuguaglianze e la lotta alla disoccupazione, attraverso lo stanziamento di 50 milioni di euro per la creazione di 2500 posti di lavoro, la riforma dei settori dei trasporti e dell’energia, e un ridimensionamento dell’invadenza del settore turistico, attraverso lo stop alle concessione di nuove licenze alberghiere. “Tutti vogliono venire in una città vera – ha dichiarato la Colau – ma se il centro diventa pieno di multinazionali e catene che potete trovare in qualsiasi altra città non funziona. Quello che ci entusiasma è l’idea di una Barcellona che può diventare un riferimento mondiale come città democratica e giusta”.

Con il 25,20% delle preferenze, Ada Colau ha battuto anche il sindaco uscente Xavier Tries, fermo al 22,7, guadagnando così 11 seggi. Un numero importante, ma ancora distante dai 21 necessari per guidare la città, e che inevitabilmente dovrà portare ad intese con altre forze politiche. “Non abbiamo alcun accordo preparato” ha dichiarato la Colau, che, se da un lato si è dichiarata pronta al dialogo, dall’altro ha escluso qualsiasi possibilità di intesa con popolari e Ciu – Convergència i Unió, coalizione di partiti catalani di matrice cristiano-democratica.

 

 

 

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