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Mega discarica Bussi, processo bis per distribuzione di acqua avvelenata

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La discarica più grande d’Europa era in Abruzzo. Ombre pesanti sulla sentenza di 1°grado mentre si avvia il processo bis. Uno degli imputati eccellenti ha appena ricevuto una nuova poltrona

da Chieti, Alessio Di Florio

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La storia giudiziaria della mega discarica di Bussi sembra avviarsi a fissare un nuovo punto fermo: nei giorni scorsi è stata accolta la richiesta degli imputati nel processo bis di rito abbreviato. Potrebbe quindi concludersi in autunno questo processo, nato da una “costola” del processo principale finito nel dicembre scorso con assoluzioni e prescrizioni per i 19 imputati tra cui Giorgio D’Ambrosio, all’epoca dei fatti presidente dell’Ato; Bruno Catena, all’epoca presidente dell’Aca Spa; Bartolomeo Di Giovanni, come direttore generale dell’Aca; Lorenzo Livello, in qualità di direttore tecnico dell’Aca Spa e Roberto Rongione, responsabile del Servizio Sian della Asl di Pescara. Il reato contestato è “distribuzione di acqua avvelenata”, che i difensori avevano recentemente chiesto di modificare in “distribuzione di acqua adulterata” (richiesta respinta dal gup rigettata nei giorni scorsi).

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La sentenza di primo grado del processo principale intanto è finita al centro di un polverone mediatico-politico. Due giudici popolari hanno gettato, in un’intervista, inquietanti ombre sulla sentenza. Secondo le intervistate, anonime, il giudizio sarebbe praticamente stato anticipato durante una cena e non avrebbero potuto serenamente e in maniera informata decidere. A Campobasso (competente per quanto accade nel tribunale di Chieti) è stato aperto un fascicolo d’indagine, il Consiglio Superiore della Magistratura a sua volta ha avviato sue indagini ed è giunta in questi giorni in Abruzzo la commissione bicamerale parlamentare d’inchiesta sui rifiuti.

Uno degli imputati del processo bis, Giorgio D’Ambrosio, è stato recentemente al centro del dibattito e di accese polemiche politiche per esser stato nominato presidente di “Ecologica s.r.l.”, società mista pubblico-privata impegnata nella gestione e raccolta rifiuti. Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, ha contestato pesantemente la scelta. “Incredibile ma vero: l’on. Giorgio D’Ambrosio, sotto processo in qualità di ex-presidente dell’ATO per erogazione acqua contaminata a centinaia di migliaia di cittadini, è stato nominato Presidente della società Ecologica s.r.l.” scrive Acerbo che attacca per la nomina “gli amici di partito del cda. Una sorta di premio di consolazione all’esponente politico al centro di numerose inchieste giudiziarie che non c’è l’ha fatta a essere eletto alle ultime elezioni regionali. Il povero D’Ambrosio che è stato consigliere provinciale, sindaco, parlamentare, presidente dell’Ato riuscendo anche a ricoprire le cariche contemporaneamente era in crisi di astinenza e non poteva essere lasciato senza un nuovo giocattolo da maneggiare. Il sistema evidentemente non dimentica nessuno e a tutti viene comunque garantito uno strapuntino”. Per l’esponente nazionale di Rifondazione Comunista “il PD abruzzese e pescarese ormai non conosce la decenza. Mettere a capo di una società che si chiama ECOLOGICA un imputato per gravi reati in materia di salute e ambiente (oltre che per quelli più consueti tipici della questione morale) è il segno che pensano di poter fare quello che gli pare. Lo avevamo detto che la vittoria di D’Alfonso avrebbe significato lo sdoganamento del peggio e la restaurazione dei sistemi di potere che avevano vacillato a causa delle inchieste giudiziarie. Questa è l’ennesima conferma” concludendo indignato “il partito dell’acqua che oltre ad averci fatto bere acqua contaminata da sostanze cancerogene e aver prodotto un buco di più di 100 milioni di euro può ora contare su un assessore regionale Donato Di Matteo e di un nuovo presidente di società pubblica Giorgio d’Ambrosio”. La nomina di D’Ambrosio è stata criticata anche dal sindaco di Pescara, dal presidente della Provincia e da altri vertici del Pd.

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