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Parigi, Hollande si rifugia nella bandiera

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Hollande chiede a tutti di esporre la bandiera francese nel giorno dell’omaggio ai caduti. L’omaggio della nazione servirà per misurare mediaticamente il tasso di adesione ai valori della repubblica

di Eugenia Foddai

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E, su tutto, lo sventolio, l’umile, pigro sventolio delle bandiere rosse. Dio!, belle bandiere degli Anni Quaranta! A sventolare una sull’altra, in una folla di tela povera, rosseggiante, di un rosso vero che traspariva con la fulgida miseria delle coperte di seta, dei bucati delle famiglie operaie (…) da“Le belle bandiere” di Pier Paolo Pasolini.

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Il presidente François Hollande ha invitato la popolazione francese (senza grande successo, pare) ad esporre il tricolore in occasione dell’omaggio della nazione alle vittime del terrorismo, morte e ferite negli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi. Lo scopo è riallacciare un legame simbolico che si è un po’ sfilacciato nel corso del tempo, appannaggio ormai quasi esclusivo di eventi sportivi internazionali, soprattutto calcistici.

Questo invito del presidente meno amato dai francesi è sbilanciato verso il “tutto e subito” e sembra esprimere, al di là dell’emozione intima e sentita dalla maggioranza della popolazione, una conformazione stanca a valori remoti. I giovani ammazzati e feriti dagli altrettanto giovani terroristi sono ormai spesso nomadi poliglotti erranti da un paese europeo all’altro alla ricerca di un centro di gravità permanente, cioè un lavoro retribuito decentemente, che questa società ostaggio del capitale promette, ma non mantiene.

L’omaggio della nazione servirà per misurare mediaticamente il tasso di adesione ai valori della repubblica, per quanto questi vengano smentiti sempre dai fatti, e sarà calcolato sulla percentuale di bandiere esposte alle finestre e sulle porte e vetrine. La patria dunque, bandiera e inno nazionale al seguito, torna di moda con l’aiuto di una sinistra che ha diffidato a lungo soprattutto della bandiera, che – con i suoi colori blu, bianco e rosso – è ora l’invitata d’onore di questa cerimonia. Il partito di estrema destra di Marine Le Pen si compiace della riabilitazione improvvisa, da parte del presidente eletto con i voti della sinistra, del simbolo supremo della République e vola nei sondaggi che lo vedono vincente alle prossime regionali del 6 e 13 dicembre 2015.

Per educare il francese medio a questo nuovo uso della bandiera nazionale ci vuole la televisione. Cosa di meglio che invitare un esperto di way of life statunitense per spiegare ai telespettatori l’amore bipartisan degli americani per la loro bandiera. Utilissima nel corso della storia per unire simbolicamente popolazioni immigrate provenienti dai più disparati paesi. Non per niente il 14 giugno si festeggia il Flag Day, per ricordare che in quella data nel 1777, grazie ad una risoluzione del Secondo Congresso Continentale, fu adottata la bandiera degli Stati Uniti d’America. L’esperto ci racconta che questo simbolo gode di uno statuto particolare: la bandiera americana deve essere trattata con molto rispetto perciò non può essere esposta di notte se non è illuminata, non può essere lasciata sotto la pioggia, guai a chi la butta in pattumiera, ma può eventualmente essere bruciata senza incorrere in un’ammenda come in Francia dove il gesto viene a costare come minimo 1.500 euro con decreto del 2010 anche se viene commesso in luogo privato ma diffuso in rete. Negli Stati Uniti dunque la puoi bruciare, ci spiega il commentatore, perché il primo emendamento della costituzione americana garantisce la totale libertà di espressione da parte degli individui a prescindere dalla sostanza dei contenuti da essi espressi.

Dalla teoria alla pratica comunque ce ne passa …

L’invito di Hollande è frutto di scarsissima sensibilità e di lontananza estrema dalle masse e dalle loro condizioni di vita. Hollande si dimentica cosa accadde durante la partita Francia-Algeria nel 2001? Dalla festa si passò alla rissa, e lo spettacolo fu chiuso da un solitario invasore con bandiera bianco verde che si fece tutto il campo per finire fra le braccia del servizio d’ordine, imitato da centinaia di tifosi che scesero in campo e fecero a botte. Nel 2007 durante Francia-Marocco fischi a non finire al suono della Marsigliese. Nel 2008 stessi fischi che durante la partita Francia-Tunisia fecero saltare i nervi a Sarkozy. Nel 2014, Coppa del Mondo in Brasile, quando l’Algeria passò gli ottavi di finale, il sindaco di Nizza Christian Estrosi vietò l’esposizione di qualsiasi bandiera straniera per “garantire” la sicurezza pubblica ed evitare incidenti di ogni tipo. Ma ci furono fischi anche da parte dei tifosi corsi del Bastia contro il Lorient in finale di Coppa di Francia nel 2002: l’allora presidente Jacques Chirac lasciò la tribuna offeso.

La bandiera dunque è un’arma a doppio taglio serve per mostrare la propria appartenenza ed è anche strumento di esclusione. In Italia solo poche settimane fa in un paesino della Val Trompia, San Colombano di Collio, gli abitanti hanno deciso di esporre la bandiera italiana per mostrare la loro avversione nei confronti dei venti profughi alloggiati in un albergo del luogo. A questa azione hanno fatto precedere e seguire cori razzisti, lanci di pietre e bombe carta, scritte insultanti per gli ospitati e ospitanti e angherie di ogni genere. Un ridente luogo di turismo locale si è trasformato in un nido di vipere avvolte nel tricolore.

La Francia è sull’orlo di una crisi di questo tipo? Hollande farebbe meglio a chiedersi a quali conseguenze potrebbe portare il gesto di esporre la bandiera francese da parte di una percentuale anche minima della popolazione delle banlieue che si incendiarono nel 2005. Invitare a far qualcosa di così significativo, senza tener conto del contesto, è una forma aggressiva di pubblica identità che ignora la privata differenza lasciando un margine di valutazione personale che crea disagio e insofferenza.

Io, per parte mia, se fossi in Francia, omaggerei le vittime del terrorismo stragista esponendo una bandiera iridata, la bandiera simbolo della pace! Ce n’è urgentemente bisogno!

 

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