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Veneto, la famiglia (e l’omofobia) prima di tutto

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Il Veneto di Zaia inventa e festeggia la famiglia naturale. Il circolo veronese Pink lancia la disobbedienza alla mozione omofoba che l’istituisce

di Ercole Olmi

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Il 23 dicembre è l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie ma per la Regione Veneto è anche la data dell’allucinante “Festa della famiglia naturale”, istituita un anno fa, nel 2014, a seguito dell’approvazione in consiglio regionale di una mozione decisamente omofoba (numero 270, prima firmataria Arianna Lazzarini, responsabile nazionale organizzativo della Lega nord). E’ il Nordest della Lega che fa il paio con altre caratteristiche istituzionali che rendono celebre il Veneto nel mondo: le infrastrutture inutili e devastanti, la corruzione del ceto politico e imprenditoriale, il razzismo e la censura, come quella suggerita dall’assessora alle Biblioteche pubbliche, degli autori che firmarono l’appello contro l’estradizione di Cesare Battisti dal Brasile.

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Da Verona, il circolo Pink Glbtqe, riavvolge il nastro della storia recente: nel luglio del 2013 il consiglio comunale di Verona ha approvato la cosiddetta “mozione Zelger”, che invita, tra l’altro, a segnalare i docenti e le scuole dove si fa educazione sessuale parlando anche di orientamento sessuale e identità di genere. E poi decine di convegni contro la fantomatica teoria del “gender”, con patrocinii e sale concesse dalle istituzioni, conferenze nelle parrocchie e via dicendo. «Non vi è dubbio che il 2016 potrebbe essere dedicato non alla lotta contro l’omo/transfobia, come più volte raccomandato dalle istituzioni europee, ma all’omofobia e all’odio verso le diversità assunti in Veneto e a Verona come “valore”».

I Pink si sono opposti a tutto questo con manifestazioni e presìdi, «siamo state e stati a protestare contro la presenza delle “Sentinelle in piedi” nelle nostre piazze, mentre la città continua ad essere una delle preferite dei movimenti neo nazisti come Forza Nuova, che ha sfilato per le vie di Verona sabato 19 dicembre».

«Forse la legge Scalfarotto, che estende i reati di opinione anche all’ambito dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, non verrà mai approvata perché i poteri forti del Vaticano non lo permetteranno.  Ma pensiamo comunque, aldilà dell’approvazione o meno di una legge del genere, dell’introduzione o meno dei diritti per le coppie di fatto, omosex o etero che siano, che la battaglia sia sì politica ma che debba essere concentrata sullo sviluppo di una reale coscienza civile nelle giovani generazioni. Invitiamo quindi studenti, docenti, dirigenti scolastici e tutti coloro che si occupano di educazione e formazione a “disobbedire” alla mozione n. 270 della Regione Veneto che ha istituito la “Festa della famiglia naturale”, di cui citiamo un passo che ci sembra rivelatore: “Il provvedimento impegna la Giunta anche a sostenere presso il Governo centrale la volontà di non applicare il documento standard per l’educazione sessuale in Europa, redatto dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”».

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Leggiamo insieme la citata mozione n. 270 del 4 luglio 2014:

si premette che

– la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna rappresenta l’istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita e l’unico adeguato ambito sociale in cui possono essere accolti i minori in difficoltà, anche attraverso gli istituti dell’affidamento e dell’adozione;

– la “famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” e come tale “ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato” secondo quanto sancito dall’articolo 16 terzo comma della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948;

– la famiglia costituisce, più ancora di un mero nucleo giuridico, sociale ed economico, una comunità di affettiaffetti e di solidarietà in grado di insegnare e trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società, nonché il luogo dove diverse generazioni si incontrano e si aiutano vicendevolmente a crescere nella sapienza umana e ad armonizzare i diritti degli individui con le altre istanze della vita sociale;

– le istituzioni devono provvedere allo stanziamento di pubblici sussidi al fine di garantire ai genitori un’effettiva libertà nella scelta della scuola per i propri figli, senza essere costretti a sostenere, direttamente o indirettamente, spese supplementari che impediscano o limitino di fatto tale libertà;

si considera che:

– in tutto il Paese, con il pretesto di combattere “inutili” stereotipi, si stanno moltiplicando i casi di aperta propaganda contro la famiglia naturale, soprattutto nel mondo scolastico, con proiezione di film e sitcom gay, diffusione di fiabe rivedute e corrette in chiave omosessuale consegnate ai bimbi della scuola dell’infanzia e pubblicate dall’UNAR, ufficio che dipende dal Dipartimento Pari Opportunità che a sua volta fa capo al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. É legittimo e condivisibile che nelle scuole si insegni a non discriminare i gay o altre minoranze, ma questo non deve necessariamente comportare l’imposizione di un modello di società che prevede l’eliminazione delle naturali differenze tra i sessi;

– nel Liceo Giulio Cesare di Roma i professori hanno imposto ad allievi minorenni la lettura di un romanzo, a forte impronta omosessualista, dal titolo “Sei come sei” della scrittrice Melania Mazzucco (Edizioni Einaudi), alcuni passi del quale rivelano, in realtà, un chiaro contenuto pornografico descrivendo fra l’altro nei dettagli un rapporto orale fra due maschi;

– in numerose scuole italiane, nello scorso mese di marzo e in occasione della c.d. “settimana contro il razzismo”, è stata proiettata a un pubblico di minori la sitcom gay “Vicini”, con numerose polemiche e proteste da parte delle Associazioni dei Genitori. Nel video in questione vengono pronunciate frasi come: “La famiglia tradizionale deve finire” o si assiste a scene di gay che si sposano davanti a un prete, a sua volta omosessuale;

– nella scuola materna “I sei colori di Ugo” a Roma si è deciso quest’anno di sostituire la festa del papà con una più inclusiva “festa delle famiglie” per non discriminare una bambina con due madri lesbiche;

– la strategia dell’UNAR mira nei fatti a destrutturare la famiglia naturale, impartendo già nei soggetti più deboli ed in crescita questi insegnamenti;

– nell’opuscolo dell’UNAR, dedicato ai docenti, viene richiesto a chi insegna di “non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva etero normativa in quanto tale punto di vista, ad esempio, potrebbe assumersi nell’assunzione che un bambino da grande si innamorerà di una donna e la sposerà”;

– si sta applicando in numerose scuole materne ed elementari d’Italia il documento Standard per l’educazione sessuale in Europa che prevede tra l’altro, nella fascia di età fra i 4 e 6 anni, l’introduzione alla masturbazione infantile precoce, capacità di identificare i genitali nei dettagli e l’identità di genere, ovvero la scelta se essere maschietti o femminucce;

– la legge c.d. “Scalfarotto”, approvata alla Camera e in discussione attualmente al Senato, parifica l’omofobia ai reati già condannati dalla legge Mancino (razzismo, antisemitismo, etc). Una volta approvata la legge in via definitiva, chi ad esempio si dichiarerà contrario al matrimonio fra persone dello stesso sesso sarà punito con 1 anno e 6 mesi di reclusione (che possono arrivare a 4 anni se il reato è svolto in forma associativa). Lo Stato avrà l’obbligo di procedere d’ufficio anche se la persona ritenuta offesa dovesse ritirare la querela;

richiamata, inoltre, la mozione a sostegno della famiglia naturale, approvata dal Consiglio regionale della Lombardia il 2 luglio u.s.;

tutto ciò premesso, impegna la Giunta regionale

1) ad individuare una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull’unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente che indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti Locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali;

2) a chiedere al Governo centrale la non applicazione del Documento Standard per l’educazione sessuale in Europa redatto dall’ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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