Fassina inaugura la sua corsa per il Campidoglio inaugurando un comitato elettorale in periferia. Ma i nodi su nuovo stadio, debito, Olimpiadi e lista sono ancora da sciogliere
di Giulio AF Buratti
«Il centrosinistra a Roma è morto e l’autore dell’omicidio è il governo Renzi». Ad affermarlo, a margine dell’inaugurazione del suo comitato elettorale, è il deputato Stefano Fassina (Si), candidato sindaco di Roma. «Sto girando i circoli di Sel e sto trovando tanto sostegno. Oggi passerà qui tutto il gruppo dirigente, chi fa parte dell’amministrazione regionale, chi ha fatto parte di quella capitolina». Così il candidato sindaco di Roma Stefano Fassina risponde, a margine dell’inaugurazione del suo comitato elettorale a Tor Pignattara, a chi gli chiede se sentisse ancora forte il sostegno di Sinistra Ecologia e Libertà alla sua candidatura. «Il mio riferimento fondamentale sono gli uomini e le donne che incontro ogni giorno e fanno uno straordinario lavoro di volontariato e ce ne sono davvero tanti – aggiunge – Con i partiti ci confrontiamo, per ora non vedo problemi, vedo il partito convinto e che si vuole misurare attraverso il mio contributo per un governo di svolta a Roma».
«A Roma il rapporto con il Partito democratico è impraticabile perché il Pd del Nazareno ha rotto la coalizione di centrosinistra che sosteneva l’amministrazione Marino, chiudendo quell’esperienza dal notaio e a Roma non ci sono le condizioni. Il Pd è inaffidabile». «C’è un pezzo di popolo democratico che non si riconosce nel Pd – spiega – e noi vorremo provare a ricostruire un protagonismo politico del lavoro, della giustizia sociale, della sostenibilità ambientale e dei diritti civili con tanti uomini e donne che oggi sono fuori dal circuito della partecipazione».
«Il dialogo con Marino non si è mai interrotto, continua e continuerà. Marino ha svolto atti di discontinuità su Malagrotta e l’ha avviati sulle municipalizzate». «Noi – continua – abbiamo un progetto in campo e vogliamo arrivare al ballottaggio. La mia è una candidatura che vuole parlare alla città, incontrando cittadini e associazioni, con loro vogliamo arrivare a una proposta di governo competitiva». Fassina parla anche del rapporto con il Movimento Cinque Stelle: «Quando parlai di un possibile voto al ballottaggio per loro, il mio riferimento era a un’ottica nazionale, ci possono poi essere città dove non arriviamo al ballottaggio, essendo una forza politica autonoma possiamo decidere lì sulle persone e sulle forze da appoggiare, noi non siamo una stampella del Pd».
Fassina, dunque, ha inaugurato a Roma il suo comitato elettorale per la candidatura a sindaco. Una sede in periferia, proprio a Torpignattara dove, nei giorni successivi agli attentati di Parigi, più si sono concentrati reportage e interviste perché quello è uno dei quartieri dove è più alto il tasso di migranti residenti, in particolare provenienti da Paesi di religione musulmana. Uno spazio in cui «ascoltare, capire e proporre» per «affrontare le tante criticità e valorizzare le straordinarie potenzialità esistenti» nella Capitale. Da lì l’ex responsabile economia del Pd intende portare avanti «attraverso percorsi partecipati» la preparazione del programma «e una verifica sulla sua stessa candidatura con i cittadini romani».
Al primo appuntamento pubblico della “nuova” compagine – che propone ai romani, in vista della corsa al Campidoglio, un “Patto di Cittadinanza” che “valorizzi le esperienze del volontariato e dell’associazionismo ambientalista, culturale, sociale per una svolta morale e civile della città”, come si legge nell’invito diffuso in vista dell’evento – partecipano volti noti della sinistra cittadina, assortiti, però, in formato che per le agenzie è «inedito». Ai molti esponenti di Sel annunciati si riuniscono, infatti, non soltanto molti militanti di Rifondazione Comunista e Lista Tsipras, che alle scorse comunali avevano corso da soli appoggiando la candidatura dell’ex presidente del X Municipio Sandro Medici. Molti ex coordinatori di circoli del Pd, che erano usciti allo scoperto contro lo speronamento della Giunta Marino e, in generale, contro la gestione Orfini della rete territoriale, hanno infatti confermato la propria presenza.
Stando all’invito stampa interverranno, oltre a Fassina, il coordinatore cittadino di Sel Paolo Cento, il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio, l’ex capogruppo capitolino di Sel Gianluca Peciola, Ferruccio Nobili, Giulia Rodano e Roberto Morea della Lista Tsipras cittadina e Claudio Ursella di Rifondazione Comunista, Massimo Cervellini e Loredana De Petris, senatori di Sinistra italiana, Adriano Zaccagnini, deputato Si. Dall’area Pd arrivano, invece, Floriana D’Elia, consigliera ex Pd ora Sinistra italiana nel municipio VIII, Michele Cardulli, Flavia Leuci, Vincenzo Pasculli, Roberto Ribeca, Carlo Serraglia, Gianluca Atzeni e Catia de Angelis, ex coordinatori rispettivamente dei circoli del Pd Capannelle, Anagnina/Tuscolana, Trasporto Aereo, Ostia Levante, Infernetto, Laurentino e del circolo del Mef.
In realtà si fanno sempre più consistenti le voci di un rinvio di un anno delle elezioni capitoline, per via dell’emergenza sicurezza e della tentazione di adottare un modello amministrativo profondamente diverso da quello attuale: una sorta di “città regione” al posto della città metropolitana, attorno al Campidoglio, mai realmente decollata. Ma, al di là di questo, la corsa di Fassina è tutt’altro che ecumenica. Almeno per quello che riguarda i suoi rapporti con l’Altra Europa. Il percorso era appena cominciato e, prima di decollare, avrebbe avuto bisogno che Fassina sciogliesse i nodi relativi sul profilo politico alternativo ed i piena discontinuità con le precedenti giunte, compresa quella Marino. Altri inciampi potrebbero sorgere sull’eventuale presenza di simboli sulla lista, sulla richiesta, da parte di settori dell’Altra Europa, che nessuno che abbia fatto il consigliere nella ultima consigliatura, in tutti i municipi, sia inserito in lista. Infine, se non c’è una chiara richiesta al Prefetto Tronca di fermarsi sul nuovo stadio, se non saranno esplicite le proposte di un referendum sulle Olimpiadi e sulla ricontrattazione del debito del Campidoglio, potrebbe assottigliarsi il blocco di partenza attorno all’ex sottosegretario del governo Letta.