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Hugo Pratt, incontri e passaggi

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Al Macro di Roma una mappa letteraria e di vita per l’inventore di Corto Maltese

di Maurizio Zuccari

Hugo Pratt a Venezia Malamocco c)1980 Cong SA, Svizzera. Tutti i diritti riservati

«Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se desidero impegnarmi leggo Corto Maltese». Così raccontava la buonanima di Umberto Eco, a riprova di quanto fosse letterario l’approccio all’arte di Hugo Pratt (Rimini 1927 – Losanna 1995). Un mondo dove vita, tratto e viaggi si mescolano creando quei capolavori della narrativa a fumetti che possono a buon diritto essere annoverati tra i massimi esempi della nona arte. Basta sfogliare uno dei tanti racconti dell’inventore di Corto Maltese per capire quanto l’affermazione di Eco non fosse una fisima da professoroni. Storie di dotta e multiforme versatilità, mutuate dalle precoci letture instillate a Hugo Eugenio dal padre Rolando, milite nella Pai, la Polizia dell’Africa italiana e morto nel pieno della seconda guerra in un campo di concentramento francese. Anche per questo, forse, oltre che per innato spirito d’avventura, il figlio sentì il bisogno di compiere uno dei gesti più oscuri della sua esistenza. Arruolarsi giovanissimo in quel coacervo di macellai che fu la X Mas, nella repubblica di Salò agli sgoccioli. L’altro fu l’adesione alla massoneria, mai svelata neppure agli intimi.

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Dal padre Rolando, Hugo figlio mutuò qualcosa che lui stesso narra magnificamente, in una delle pagine più toccanti della sua biografia. Un libro di Stevenson che fornisce al genitore, in procinto d’essere internato nel campo dove sarebbe morto, l’occasione per spingerlo a cercare la sua isola e il suo personale tesoro, qualesia. Un’isola del tesoro che Pratt scoverà dentro di sé, dando all’immaginazione e al sogno una veste grafica capace di fare tendenza influenzando generazioni di artisti, a partire dall’allievo Milo Manara. Da Stevenson a Kipling, da Rimbaud a Saint Exupéry, molto si macinava nella mente di Pratt e tralignava nei suoi racconti dove la realtà cammina gomito a gomito con la fantasia e l’irreale offre il destro al reale. Soprattutto nella fase esoterica e finale del maestro, alla ricerca della sua personale Mu.

Un saggio dei multiformi interessi culturali dell’inventore di Corto Maltese è esposto in Hugo Pratt, incontri e passaggi, ideata e curata dal Museo Hergé di Bruxelles con Patrizia Zanotti, al Macro di Roma dopo Bruxelles e Angoulême. In mostra le influenze letterarie che hanno accompagnato l’evoluzione grafica e narrativa del nostro. Un percorso d’immagini e parole in 120 pezzi tra opere originali, bozzetti, tavole, acquerelli, copertine dagli anni argentini agli ultimi disegni di Corto, la Pandora tra le sue tante donne, un veliero sperso nel verde del Pacifico, quasi alla deriva dell’esistenza. Né manca il trentesimo albo di Corto – Sotto il sole di mezzanotte, Rizzoli-Lizard – nella nuova stagione inaugurata lo scorso ottobre dal segno di Rubén Pellejero. Autore del tutto simile, nel tratto e nello spirito, al maestro Pratt, suo erede nel segno grafico e nelle nuove avventure a cui la stagione espositiva inaugurata dalla mostra approdata a Roma, a cura di Cong Sa in collaborazione con Comicon e Arf! Festival, offre il destro per il lancio.

Orpelli da marketing a parte, la mostra al via alla Pelanda è una mappa ideale per un viaggio nella trama d’incontri immaginari e reali che hanno influenzato il padre della letteratura disegnata. E l’occasione per rileggere la vita e l’opera del “maltese” come un grande romanzo, un inno alla vita pur camminando con la morte a braccetto nei suoi racconti. Ché nella capacità affabulatoria del suo tratto è anche il suo limite. Mostrare la bellezza della guerra e la fascinazione dell’eroe, neanche tanto “anti”. Estetizzare follie e brutture come e meglio d’un film di Kurosawa. Annacquare, nei suoi immaginifici acquerelli, il puzzo di piscio e marcio che ogni eroismo e umana avventura semina dietro a sé.

Hugo Pratt, incontri e passaggi, Macro la Pelanda, Roma, fino al 24/5, catalogo Rizzoli Lizard. Info www.museomacro.org.

www.mauriziozuccari.net

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Giornalista e scrittore, è nato il primo novembre 1963 a Poggio Mirteto, in Sabina, e vive a Roma. Dopo l’alberghiero a Rieti e la leva come ufficiale di complemento a Firenze, si è laureato in scienze politiche alla Sapienza di Roma (Comunismo e titoismo, con Pietro Scoppola, 1994) e si è specializzato in scienze della comunicazione (Il consenso videocratico: masse, media e potere nella transizione dalla partitocrazia alla telecrazia, con Mario Morcellini, 1996). Ha scritto su Paese Sera, il Manifesto, Diario, Medioevo, Archeo, Ragionamenti di Storia (dove ha provato, grazie a documenti inediti, l’uso dei gas da parte dell’esercito italiano nella guerra d’Etiopia). Ha ideato e diretto il mensile Cittànova (1996-97). È stato caporedattore dei periodici d’arte Inside Art e Sofà (2004-2014). È opinionista sul quotidiano Metro e su Agi. Ha pubblicato il Dito sulla piaga. Togliatti e il Pci nella rottura fra Stalin e Tito, 1944-1957, Mursia, 2008. Con questa casa editrice è uscito il romanzo fantastorico Cenere (2010), primo di una trilogia sul mito. Sito www.mauriziozuccari.net.
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