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G20 Amburgo: sesso, alcool e pipì. 220 poliziotti rispediti a Berlino

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Erano in città per blindare il G20 ma, dopo un festino con eccessi sono stati espulsi da Amburgo 220 poliziotti berlinesi. #?Partypolizei

da Bruxelles, Checchino Antonini

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220 poliziotti di Berlino allontanati da Amburgo dove si trovavano per blindare la città in occasione del G20. Pietra dello scandalo un party selvaggio fatto di sesso, alcool, atti osceni e pistole esibite ballando in accappatoio nell’area recintata in cui sorgono gli alloggiamenti per le truppe d’occupazione della città. La notizia rivelata da Indymedia Germania è rimbalzata sulla stampa mainstream internazionale fino a Bruxelles dove una delegazione di Acad sta prendendo parte a un convegno promosso da Osservatorio Repressione e Gue per la costruzione di una rete per il diritto di dissenso e contro la malapolizia.

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Il dipartimento della polizia berlinese ha provato a discolparsi dicendo che «sotto le divise ci sono persone giovani e umane», di solito «molto professionali». Ma poi s’è scusato con i colleghi dello stato occidentale del Nord Reno-Westfalia, che hanno condiviso le sistemazioni degli ufficiali di Berlino ma non hanno aderito partecipato al party, pare in occasione del compleanno di un paio di loro, che si è protratto fino alle fino alle 6.30 del mattino.

I dettagli degli exploit degli agenti, maschi e femmine, hanno conquistato le prime pagine dei più grandi giornali tedeschi, mentre Twitter ha reagito con l’hashtag #?Partypolizei. Le foto sono rimbalzate, invece, negli ambienti della scena berlinese della movida e dei locali tanto che la Clubcommission ha dichiarato: «A pochi giorni dalla riunione delle elite politiche mondiali, la squadra operativa di Berlino ha adempiuto la sua funzione di modelli di ruolo organizzando una grande festa».

E’ un ulteriore imbarazzo sulla polizia tedesca che segue alle polemiche sulla mancata onorificenza ai due poliziotti italiani Cristian Movio e Luca Scatàl che il 23 dicembre bloccarono e uccisero in un conflitto a fuoco a Sesto San Giovanni Anis Amri, l’attentatore che quattro giorni prima a Berlino si era lanciato con un tir sulla folla uccidendo 12 persone e ferendone 55. I saluti romani e le foto di Mussolini sui profili social dei due agenti italici sono stati considerati un’apologia imbarazzante per un paese che, a differenza dell’Italia, cerca di sradicare quella subcultura anche nelle forze dell’ordine piuttosto che incoraggiarla.

A maggio, le ispezioni in tutte le caserme seguito alla scoperta dell’esistenza di una presunta rete neonazista, col sequestro di cimeli del Terzo Reich in due caserme e soprattutto l’arresto a Illkirch, vicino al confine francese, di un ufficiale, Franco A., accusato di aver ordito un piano per colpire, fra gli altri, l’ex presidente della repubblica Joachim Gauck e l’attuale ministro federale della Giustizia, Heiko Maas. Le tendenze neo-nazi non rappresentano un caso isolato anche nelle forze armate teutoniche: tra il 2012 e il 2016 sono stati 18 i militari accusati e sospesi dal servizio ma ben 280 sarebbero sotto indagine.

Per tornare alla polizia berlinese: nel luglio scorso è esplosa una rivolta civile di dimensioni inaudite e inaspettate, la più violenta degli ultimi cinque anni. La capitale della Germania è stata teatro di violente proteste contro le forze di polizia. Circa 1.800 agenti sono dovuti intervenire per sedare la ribellione e almeno 130 agenti sono rimasti feriti negli scontri. A scatenare gli scontri sono state le contestate operazioni delle polizia nell’area di via Riga nel quartiere orientale di Friedrichshain. La tensione è salita dopo che a fine giugno sono state sgomberate tutta una serie di case occupate. Degli elicotteri hanno sorvolato la scena, dopo che le forze di sicurezza di Berlino hanno chiamato i rinforzi chiedendo aiuto alla polizia federale, alla regione della Baviera, di Brandenburgo, della Bassa Sassonia, della Sassonia, di Turingia e della Sassonia-Anhalt.

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