Gerusalemme, scontri e morti sulla Spianata

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Il palestinese più giovane ucciso dalla polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme aveva 17 anni, gli altri 18 e 20

di Marina Zenobio

Al aqsa

Di nuovo scontri, incidenti, morti a Gerusalemme, tre da parte palestinese – Muhamad Khalaf, 17 anni; Muhammad Sharaf, 18 anni; Muhammad Abu Ghanam, 20 anni – uccisi dalle forze di sicurezza israeliana, e tre coloni israeliani accoltellati nelle loro case nell’insediamento di Halamish, in Cisgiordania, dei quali non sono stati resi noti i nomi. Inoltre 21 palestinesi sono stati arrestati, 10 residenti a Gerusalemme, e i feriti sono oltre 400.
Lo sguardo del mondo è puntato su quei metal detector che controllano l’accesso alla moschea di al-Aqsa, il terzo luogo più sacro al mondo per i fedeli dell’islam. Alla loro istallazione, voluta da Israele per motivi di sicurezza, i palestinesi musulmani hanno risposto mettendo a ferro e fuoco da oltre una settimana la città santa e molti villaggi della Cisgiordania.

“Non accetteremo mai i metal detector né qualsiasi altro sistema di controllo gestito dagli israeliani per possa mettere a rischio la sovranità sulla nostra moschea” ha dichiarato il Mufti di Gerusalemme, sceicco Muhammad Hussein in una intervista radio aggiungendo che “tutto deve tornare com’era prima del 14 luglio”, cioè prima dell’attentato in cui tre arabi israeliani hanno ucciso due agenti israeliani.

La situazione è esplosiva e l’esercito israeliano non ha perso tempo a dispiegare ulteriori truppe nei territori occupati della Cisgiordania. Nena News riporta che una repressione così, a Gerusalemme, non si vedeva dal 2014 e dagli anni dell’Intifada, con la polizia di frontiera che sparava ad altezza d’uomo contro le migliaia di manifestanti palestinesi accorsi intorno la Città Vecchia per protestare contro l’istallazione dei metal detector e per quello che significa, cioè un cambiamento dello status quo della Spianata delle Moschee.
Il presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato: “Israele non ha diritto di installare i metal detector perché la sovranità della Spianata delle Moschee è nostra”. Venerdì Abu Mazen ha interrotto i contatti con Israele e sospeso il coordinamento per la sicurezza finché Israele non annullerà le misure di sicurezza adottate a Gerusalemme Est.

Un appello alla calma è arrivato dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres che ha “duramente criticato” l’uccisione dei tre palestinesi da parte delle forze di sicurezza israeliane e chiesto l’apertura di una inchiesta. Il portavoce di Guterres, Farhan Haq, da parte sua ha aggiunto che “l’Onu, pur comprendendo le preoccupazioni israeliane sulla sicurezza, ritiene importane che lo status quo del sito religioso non subisca modifiche”.
Reazioni anche nel mondo arabo e islamico con migliaia di persone scese in piazza in solidarietà con il popolo palestinese in Giordania, Yemen, Turchia, Malesia, Sudan, ma anche in Sudafrica il cui popolo condivide con i palestinesi una storia di segregazione.

Per quanto riguarda i media maistream, ancora una volta hanno gridato al conflitto israelo-palestinese. Ma non esiste alcun conflitto tra Israele e la Palestina, esiste sì da un abuso, una umiliazione ripetuta, una provocazione costante da una parte e una risposta dall’altra. Se qualcuno ancora pensa che questo sia un conflitto tra due parti, dove ognuno ha la sua ragione, sta contribuendo ad alimentare un’idea falsa, ingiusta a beneficio di una opinione pubblica che ci vuole credere e, soprattutto, Israele e i suoi abusi.
A dimostrarlo l’ennesima provocazione di Israele che, mentre sono in corso le proteste nella Spianata delle Moschee, ha annunciato la creazione di un nuovo insediamento per i coloni nel settore nord della Cisgiordania occupata.

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