Fortezza Europa contro migranti

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Centinaia di migranti  a Ceuta respinti dalla polizia spagnola. Nelle stesse ore a Roma la polizia italiana sgomberava un campo rom

La Jornada*

Ieri (26 luglio 2018) centinaia di migranti hanno attraversato la recinzione di Ceuta – l’enclave spagnola situata a nord dell’Africa e circondata da territorio marocchino – scontrandosi con la polizia spagnola. Scontro terminato con 150 feriti, 132 migranti e 22 agenti. Secondo la versione ufficiale, il gruppo di migranti era composto da oltre 800 persone e oltre 600 sono riuscite ad entrare a Ceuta. Nelle stesse ore, in Italia, la polizia sgomberava un centinaio di rom da un accampamento situato a Roma, contrariamente ad una direttiva del Corte Europea dei Diritti Umani che, all’inizio della settimana, aveva chiesto alle autorità italiane di sospendere l’operazione finché non fossero stati presentati piani per una ubicazione alternativa.

Sia la violenza disperata dei migranti a Ceuta che l’azione di polizia nella capitale italiana sono indicatori preoccupanti della crescente tensione tra i governi europei, disposti a trasformare l’Eurozona in un bastione inespugnabile per quelle centinaia di migliaia di persone che scappano dalla fame, dalla guerra e dall’incertezza in Africa e Medio Oriente.

Non si deve dimenticare il fatto che tra i paesi ricchi del nord, luoghi di destinazione delle migrazioni contemporanee, e le nazioni depauperate del sud, da dove hanno origine, sussistono relazioni vecchie e ingiuste: i primi hanno colonizzato, saccheggiato e promosso scenari di conflitti nei secondi, e si sono trasformati in una componente storica e presente dell’instabilità politica, prostrazione economica e disintegrazione sociale nei secondi. Hanno, per questo, una parte centrale nella responsabilità della gestione dei fenomeni migratori. Inoltre gli organismi finanziari e economici internazionali hanno imposto, ai paesi poveri dell’Africa – così come a quelli di America Latina e Asia – ricette economiche la cui applicazione ha provocato una distruzione accelerata dei settori sociali, ed è innegabile che i governi occidentali esercitano un controllo quasi totale su quegli organismi.

L’Europa, ricca e sviluppata, ha davanti a sé il dovere di accogliere chi viene espulso dai luoghi d’origine e di assumere una volta per tutte le conseguenze delle sue stesse politiche coloniali e neocoloniali. Perché, piaccia o meno, i flussi migratori sono un sottoprodotto irrimediabile della globalizzazione economica devastatrice imposta al mondo da Stati Uniti e Europa Occidentale.

Anche se non lo fosse, l’impulso migratorio è intrinseco alla specie umana, e l’affanno paranoico di reprimerlo o contenerlo attraverso frontiere dogane, fili spinati o muri non solo risulta assurdo ma anche crudele e spesso fatale. La storia dimostra che le muraglie sono, in ultima istanza, inefficaci come meccanismi di contenimento. L’alternativa più umana, sensata, pacifica e economica davanti all’arrivo di migranti è di lasciarli passare.

*Editoriale del 27 luglio 2018 – Traduzione di Marina Zenobio

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