Zaia, il governatore che sussurra alla polenta

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Zaia, un libro di Giulia Princivalli si concentra sulla cura maniacale della comunicazione da parte del governatore veneto

Luca Zaia, politico, Presidente della Regione Veneto. Ma soprattutto Luca Zaia, l’influencer. E’ come viene definito in un libro uscito recentemente (Alba Edizioni) scritto da Giulia Princivalli.  passa ai raggi X il comportamento del governatore del Veneto, soffermandosi in particolare su un aspetto centrale della sua politica: la cura maniacale per la comunicazione.

Il dizionario definisce l’influencer come “personaggio popolare in rete, capace di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti”. In tempi remoti sarebbe stato difficile pensare a questo sostantivo associato ad un personaggio politico. Oggi, in epoca di campagna elettorale permanente, non c’è affatto da meravigliarsi se questa sia la definizione attribuita ad uno dei più importanti politici italiani, senz’altro il principale del Veneto. Zaia, l’influencer, vende bene il suo brand: infatti è, tra i Presidenti di Regione, il più amato d’Italia e si appresta ad essere candidato per un terzo mandato, con tutti i pronostici a suo favore.

Merito della sua amata “politica del fare”? No. O quantomeno non solo, secondo l’autrice Giulia Princivalli.

In ogni buona strategia di mercato è necessario sapere a quale clientela ci si deve rivolgere. Zaia, da buon venditore, conosce bene il popolo del Veneto e lo mitizza, lo celebra. Non fa che esaltarne le caratteristiche di infaticabile laboriosità che lo elevano al grado di “meritevole”. Meritevole di risorse, meritevole di attenzioni, meritevole della tanto agognata autonomia che lo svincolerebbe dalla zavorra dello Stato centrale, della Roma sprecona e del sud col freno a mano tirato. Questi discorsi non hanno mai smesso di infiammare i veneti che anche nell’epoca della Lega salvinizzata a trazione nazionale, sono rimasti comunque fedeli al loro egocentrismo territoriale. Zaia li interpreta al meglio. Ma fa anche di più: li corteggia, li commisera, li esalta. Fa il ruffiano. E loro ricambiano gonfiando il petto e riconoscendogli un consenso inimmaginabile, corroborato dall’aurea dell’uomo del fare, della persona onesta e concreta, che cammina nel fango dopo la tempesta Vaja dell’autunno 2018, che si veste con la canottina gialla della protezione civile, che interviene in prima linea.

Già, in prima linea. In prima linea alle sagre paesane, alla festa del radicchio, alla fiera dei trattori, ai raduni degli alpini. Sempre davanti, da persona normale delegata ad amministrare il territorio, tra persone normali che vivono il territorio e i suoi problemi. Zaia è onnipresente: fisicamente gira come un matto le sette province del Veneto (trascurando spesso le sedute del Consiglio Regionale), nei social e nei giornali fa ancora di più. Istantaneo nel commentare un fatto di cronaca locale, puntuale nel postare il ringraziamento a una certa associazione di volontariato, celere nel rispondere a polemiche politiche. Parla in italiano alla televisione, parla in veneto ai cittadini che così lo sentono più vicino. Pacato, poco incline alle urla e alla politica in salsa citofonica del segretario del suo partito, con cui evita accuratamente di polemizzare e porsi in contrasto (la vicenda di Flavio Tosi insegna). Zaia evita i salotti buoni, diffida dalle televisioni nazionali, presenzia volentieri alle televisioni locali (Rete Veneta e Antenna tre in primis) che lo ospitano volentieri, rigorosamente senza contraddittorio, facendo di tutto per farlo sentire comodo e a casa. Lui, del resto, è la superstar, alla gente piace così.

Un idillio che difficilmente finirà questa primavera con le elezioni regionali, nonostante i problemi ci siano e non di poco conto, alcuni dei quali creati proprio dalle politiche zaiane. Consumata la meteora a cinque stelle, il centrosinistra disorganizzato e in subbuglio non pare avere armi per affrontarlo. Così lui, il presidente influencer, potrà continuare la litania del Veneto laborioso ed efficiente derubato e preso in giro e loro, i suoi elettori ed estimatori, potranno continuare a godere di come il loro governatore li descrive al cospetto dello Stato prevaricatore. Una narrazione che si autoalimenta e che fa dormire a loro sonni tranquilli.

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