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Fotografare per immaginare

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Marchionni e Scattolini, itinerari del reportage poetico al museo Ghergo di Montefano

Gran cosa, l’immaginazione. Persino Cartesio sosteneva che la ragione è nulla senza una bella dose di fantasia. Marcuse, poi, credeva talmente tanto nel potere salvifico dell’immaginazione da farne manifesto della tabula rasa vaticinata dal ‘68: tutto il potere all’immaginazione. Sarà per questo, oggi, che fantasticare è roba negletta. Merce avariata, ai tempi del politicamente imbelle e del conformismo dirompente. Così, quando l’immaginazione diventa materia artistica, è bello poterne parlare. È il caso del duplice progetto messo in mostra al nuovo spazio Ghergo di Montefano. Se l’immaginazione è l’idea, il reportage fotografico è il mezzo usato dal duo Monia Marchionni e Alessandro Scattolini.

Marchionni (Fermo, 1981, sua l’immagine in copertina) presenta Zanj, un progetto realizzato a Zanzibar che combina tessuti e figure umane in un collage immaginifico, a tratti straniante. Opere che offrono una visione onirica della vita e della cultura degli stagionali d’etnia Masai nell’isola al largo della Tanzania, tra i paradisi esotici del globo. Dove facchini e cameriere vestono, davanti all’obiettivo, le sembianze di capi guerrieri e nobildonne, in un labile rovesciamento del reale.

Da parte sua, Scattolini (Loreto, 1991) non punta tanto alle fantasticherie, quanto alla separatezza d’una terra tra le più isolate al mondo. Isolation, negli scatti del lago siberiano di Baikal, vuole catturare l’essenza dell’isolamento attraverso immagini fuori dallo spazio e dal tempo: cogliere l’anima di un luogo dove il ghiaccio e la natura, più che gli uomini, sono protagonisti. E quale luogo migliore di un entroterra siberiano per dare corpo e libero sfogo al sogno, a un diverso reale?

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È dunque un reportage fotografico che si discosta dal classico viaggio documentaristico, ma si declina piuttosto in chiave contemporanea, quello della coppia di fotografi marchigiani. Non è un caso se Itinerari del reportage poetico è il titolo del progetto espositivo a cura di Vincenzo Izzo allestito nel neonato museo Ghergo di Montefano: uno spazio aperto ai giovani autori, a nuove proposte e visioni, a nuovi progetti e sensibilità, tiene a precisare il curatore. Spazio aperto all’immaginazione, allora. Fino al 14 aprile, info e prenotazioni: Associazione Effetto Ghergo, Montefano (Macerata), 3471422378.

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Giornalista e scrittore, è nato il primo novembre 1963 a Poggio Mirteto, in Sabina, e vive a Roma. Dopo l’alberghiero a Rieti e la leva come ufficiale di complemento a Firenze, si è laureato in scienze politiche alla Sapienza di Roma (Comunismo e titoismo, con Pietro Scoppola, 1994) e si è specializzato in scienze della comunicazione (Il consenso videocratico: masse, media e potere nella transizione dalla partitocrazia alla telecrazia, con Mario Morcellini, 1996). Ha scritto su Paese Sera, il Manifesto, Diario, Medioevo, Archeo, Ragionamenti di Storia (dove ha provato, grazie a documenti inediti, l’uso dei gas da parte dell’esercito italiano nella guerra d’Etiopia). Ha ideato e diretto il mensile Cittànova (1996-97). È stato caporedattore dei periodici d’arte Inside Art e Sofà (2004-2014). È opinionista sul quotidiano Metro e su Agi. Ha pubblicato il Dito sulla piaga. Togliatti e il Pci nella rottura fra Stalin e Tito, 1944-1957, Mursia, 2008. Con questa casa editrice è uscito il romanzo fantastorico Cenere (2010), primo di una trilogia sul mito. Sito www.mauriziozuccari.net.
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