La motosega di Milei cancella la storia

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Abbattuto un monumento a Osvaldo Bayer nella provincia di Santa Cruz. Per le autorità è “pulizia dell’indottrinamento kirchnerista”

Di lui sappiamo che viso avesse e anche come si chiamava: viso aperto, occhi vispi e sorridenti, barba folta; si chiamava Osvaldo Bayer, nato il 18 febbraio 1927 a Santa Fe. Di origine tedesca, aveva studiato storia all’Università di Amburgo tra il 1952 e il 1956 e, una volta tornato in Argentina, si era dedicato alla ricerca, al giornalismo e alla scrittura di sceneggiature cinematografiche.

Bayer era un intellettuale anarchico, professore ordinario della Cattedra Libera dei Diritti Umani presso la Facoltà di Filosofia e Lettere dell’Università di Buenos Aires, impegnato nelle lotte dei lavoratori e dei popoli indigeni.

La sua indagine principale riguarda gli eventi accaduti a Santa Cruz tra il 1920 e il 1921, noti come Patagonia Ribelle, quando 1.500 lavoratori e dirigenti sindacali in sciopero contro gli allevatori e i proprietari terrieri locali furono repressi e fucilati per ordine dell’allora presidente democratico Hipólito Yrigoyen. L’intera indagine, che gli è costata 10 anni di lavoro, ha prodotto un libro in quattro volumi intitolato La Patagonia rebelde conosciuta anche come la Patagonia trágica, tradotto poi in molte lingue – tra cui in italiano per le edizioni Eleuthera nel 2009-, e da cui è stato tratto un film vincitore dell’Orso d’Argento al Festival Internazionale del Cinema di Berlino del 1974. Poco dopo, a causa del suo libro e del film, Bayer è stato perseguitato nella “guerra sporca”, nell’ambito della Operazione Condor, nel 1975 fu costretto a lasciare il Paese, Peron presidente.  È vissuto in esilio a Berlino fino al 1983, alla fine della dittatura.

Un’altra delle indagini da lui condotte in difesa dei popoli indigeni aveva l’obiettivo di demistificare la figura di Julio Argentino Roca, due volte presidente della Repubblica, che riteneva che l’unica soluzione possibile contro gli indigeni fosse quella di “estinguerli, sottometterli o espellerli”.  Per il suo progetto di unire la Patagonia cilena e quella argentina è stato dichiarato persona non gradita dal Senato argentino durante la presidenza di Eduardo Menem.

Fedele alla sua ideologia, ha sostenuto e difeso le lotte operaie come quella dell’allora Zanon, oggi Fabbrica senza padroni (FaSinPat) o Madygraf. Entrambe le aziende sono riuscite a trasformarsi in cooperative grazie alla lotta instancabile dei loro lavoratori.

È stato anche giornalista Bayer. Nel 1958, aveva fondato insieme a Juan Carlos Chayep La chispa, il “primo giornale indipendente in Patagonia”, il cui motto era: “Contro il latifondo, contro l’ingiustizia e contro la fame”. Nella prima edizione di La chispa sono state pubblicate note investigative che spiegavano l’espropriazione delle terre di Cushamen attraverso trucchi commerciali che coinvolgevano commercianti e politici locali, terre che la comunità Mapuche continua a rivendicare dal suo nuovo proprietario, Benetton (sì, il nostro Benetton), e che si sono concluse nel febbraio 2017 con una brutale repressione da parte della gendarmeria contro i membri della comunità.

Bayer aveva anche uno stretto rapporto con le Madri e le Nonne di Plaza de Mayo, promuovendo la lotta contro l’impunità per i responsabili dei crimini contro l’umanità perpetrati dalla dittatura di Videla.

Bayer è morto il 24 dicembre 2018 all’età di 91 anni, ma perché ne parliamo ora?

Perché due giorni fa, il 25 marzo 2025, Beyer è ri-morto. Ucciso da Milei e dagli amministratori di Santa cruz attraverso la cancel culture.

Un passo indietro: il 24 marzo di due anni fa, è stato inaugurato a Río Gallegos, nella provincia di Santa Cruz, un monumento in onore di Bayer. Situato sulla Route 3, all’ingresso della città, il volto del maestro saluta: “Benvenuti. State entrando nella terra della Patagonia ribelle”.

E ora, dopo due anni dall’erezione del monumento, l’attuale governo liberticida ha demolito la statua per riportare la “limpieza del adoctrinamiento kirchnerista”.

Uomini armati di martelli pneumatici mandati dalla Società Nazionale delle Autostrade hanno distrutto la base del monumento mentre un escavatore ha piegato e rotto l’immagine dell’intellettuale impegnato per i diritti.

La prima scusa è stata “il monumento non aveva un permesso ed era mal posizionato, poiché ostacolava la costruzione di un’importante opera idraulica”, ma nel pomeriggio l’amministrazione del Dipartimento delle Strade Nazionali del Distretto di Santa Cruz ha sottolineato che si trattava di una “pulizia dell’indottrinamento kirchnerista” di “una struttura che non solo rappresentava un omaggio militante, ma comprendeva anche un cartello con la scritta ‘Benvenuti’, riflesso del linguaggio inclusivo promosso dal kirchnerismo”.

Questo atto non è un episodio isolato, ma fa parte di una escalation politica di negazione e odio. La distruzione della statua di Bayer rappresenta una “pulizia ideologica” volta a cancellare la sua eredità, di mettere a tacere la sua denuncia dell’ingiustizia e di imporre l’oblio.

L’uso degli apparati statali per cancellare la memoria storica riflette la dottrina ufficiale di perseguitare qualsiasi espressione associata ai diritti umani o a prospettive critiche.

Questo atto apre la strada a un’ulteriore censura dell’arte, dell’istruzione e dei simboli delle lotte sociali, un fatto che consolida un progetto autoritario di cancellazione culturale e di persecuzione ideologica.

E la cosa è ancor più grave perché è avvenuta il giorno dopo il “Día por la Memoria, la Verdad y la Justicia” che si celebra il 24 marzo, un giorno di riflessione sulla Memoria, la Verità e la Giustizia, nella data del colpo di stato civico-militare da parte di Jorge Rafael Videla, del 1976, che ha portato al terrorismo di Stato, alla scomparsa di circa 30.000 persone, alla tortura di migliaia e ad altri crimini contro l’umanità, tra cui stupri, parti in cattività e furti di neonati, oltre che alla repressione di ogni dissenso e della libertà.

E adesso, ci risiamo? È questo che il governo di Milei vuole?

La strada verso la dittatura è lastricata dalla cenere dei libri bruciati, dai vetri degli edifici distrutti, dalle macerie delle statue abbattute.

 

 

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