Vita e lotte di Emilia nel nuovo docufilm di Roffi e Schiaroli

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Berrettina Spekerin rivive in una pellicola nata da un’idea di Benvenuti, Borzani, Lombardo e Margini

E se esistesse una metempsicosi anche per i luoghi? Una reincarnazione che offra una seconda (e magari una terza, quarta e così via…) occasione di redenzione dagli errori e dai peccati della precedente esistenza.

Pensiero stravagante, ma se una simile possibilità esiste, il Cinemino Ad Astra di Genova l’ha colta al volo. Cinema porno seminascosto in un vicoletto nei pressi della cittadella universitaria delle facoltà umanistiche di via Balbi nella sua prima vita, rinato in forma di circolo Arci che nel suo atto di nascita reca una declinazione di identità come “navicella che si muove nell’iperspazio creativo, tra microcosmi culturali e mondi lontanissimi”.

Da opificio di privatissime passioni carnali, insomma, a quello  di passioni civili collettive. Come la celebrazione di una Resistenza che ebbe una protagonista genovese poco conosciuta nella persona di Berrettina Spekerin, al secolo Emilia Belviso (1898-1985), che si guadagnò quel nome di battaglia in veste di militante comunista e partigiana antifascista, volontaria nella Guerra civile spagnola dove lavorò come radio trasmettitrice per Radio Barcellona.

Alla sua figura, riemersa alla luce da una valigia piena di documenti originali, Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli hanno dedicato il loro docufilm Berettina Spekerin. Una combattente comunista per la libertà, presentato al Cinemino con l’introduzione musicale di  Mario Pizzini alla chitarra e Marko Kurtinovic al violino, che hanno suonato canzoni di protesta e della Guerra civile spagnola, come tappa di una tournée regionale che, terminando il 24 aprile, consegna alle celebrazioni ufficiali una città medaglia d’oro al valor militare per essersi liberata con le proprie forze dei nazifascisti 80 anni fa.

Il documentario si articola in due parti: nella prima Milena Lanzetta legge una rielaborazione di un testo biografico di Emilia e ripercorre – narrandoli in prima persona – alcune delle vicende più importanti della vita della Belviso.

Dalla fuga in Francia perché perseguitata dalla Ovra per la sua appartenenza al Partito Comunista, al suo successivo impegno nella Brigate Internazionali come “voce” di Radio Barcellona, da qui il nome di “spekerin”. Dal suo ferimento in Spagna a seguito di un bombardamento nel 1938, all’intensa attività contro i nazisti. Ma nello stesso anno viene scoperta ed è costretta a ripiegare su Nizza dove farà parte del CILN della regione delle Alpi, e parteciperà attivamente alla lotta di Liberazione. Sarà anche responsabile dell’UDI (Unione Donne Italiane) della regione.

Nella seconda parte del documentario sono raccolte le testimonianze di alcuni compagni e compagne di partito che l’hanno conosciuta quando – a guerra finita – lavorava nella segreteria della Federazione del PCI di Genova (1950-1980): Mario Margini, Maria Grazia Danieli e Silvano Bozzo. Attraverso i loro ricordi viene ricostruito il periodo successivo alla Liberazione e delineato il carattere di Emilia, donna appassionata e generosa che ha sempre anteposto l’interesse collettivo a quello personale. Nel 1985 – alla sua morte – lascia quel poco che ha al Partito. Fortunatamente, come tanti uomini e donne della sua generazione, ha raccolto e tenuto, anche a rischio della vita, tanti scritti e documenti che oggi hanno contribuito a raccontare la sua storia.

Berrettina Spekerin docufilm è nato da un’idea di Ubaldo Benvenuti, Luca Borzani, Alessandro Lombardo, Mario Margini, regia di Ugo Roffi.

I testi sono stati elaborati da una memoria autobiografica di Emilia Belviso da Alessandro Lombardo, le interviste sono state realizzate da Ludovica Schiaroli; coordinamento e organizzazione di Mario Tullo; ricerche di archivio e digitalizzazione a cura di Francesco Ferrari; materiali tratti dagli Archivi della Fondazione Diesse e della Fondazione Ansaldo. La voce di Emilia è di Milena Lanzetta.

 

 

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