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Argentina, Caso Nisman: “la sua morte vero golpe contro Kirchner”

La presidente argentina non crede al suicidio: “La vera operazione contro il Governo era la morte del procuratore dopo avermi accusata”

di Marina Zenobio

Il procuratore Alberto Nisman durante un incontro con la comunità ebraica argentina nel 2010
Il procuratore generale Alberto Nisman durante un incontro con la comunità ebraica argentina nel 2010

Il procuratore argentino Alberto Nisman è stato trovato morto a casa della madre lunedì scorso, un colpo alla testa, un pistola al suo fianco. Ma i dubbi stato che non si tratti di suicidio sono troppi, nelle sue mani non è stata trovata traccia di polvere da sparo, e persino la sua principale accusata nel caso AMIA, la presidente dell’Argentina Cristina Kirchner, non crede che Nisman si si tolto la vita “da solo”. La domanda ora è a “cui prodest” la morte del procuratore generale Alberto Nisman?
All’establishment governativo di Kirchner accusato dallo stesso procuratore di cospirazione nel caso AMIA? Chiaro che sì, anche se in questo caso non si spiega perché il rapporto-denuncia di Nisman sia stato trovato in bella mostra su una scrivania nella casa in cui si sarebbe suicidato.
Ma è anche una morte che getta ombre oscure sulla presidente e i suoi più vicini collaboratori, ombre che torneranno sicuramente comode all’opposizione conservatrice in vista delle elezioni presidenziale di ottobre 2015.

L’inchiesta AMIA

Il procuratore federale argentino Alberto Nisman aveva di recente accusato la presidente dell’Argentina Cristina Kirchner, il ministro degli Esteri e altri funzionari del governo di cospirazione per l’insabbiamento di un’indagine che si sarebbe dovuta occupare del coinvolgimento dell’Iran nell’attentato dinamitardo, avvenuto a Buenos Aires nel 1994, contro la sede dell’Associazione Mutualità Israelita Argentina (AMIA). L’attentato provocò la morte di 85 persone e il ferimento di almeno 200.

Secondo il procuratore Nisman, Cristina Kirchner avrebbe chiesto a Hector Timerman, ministro degli esteri, e ad altri funzionari di attivarsi per verificare qualche forma di immunità nei confronti di alcune persone di origini iraniane sospettate per l’attacco, sperando in questo modo di migliorare i rapporti diplomatici e commerciali con l’Iran per ottenere forniture di petrolio a prezzi più vantaggiosi e attenuare così i problemi dovuti alla crisi energetica in Argentina. Il piano alla fine non sarebbe stato comunque realizzato.

La notizia del “suicidio” di Alberto Nisman ha fatto ancora più scalpore perché proprio il pomeriggio del giorno della sua morte avrebbe dovuto presentarsi davanti a una commissione parlamentare per esporre e argomentare le sue accuse.

Reazioni presidenziali

Kirchner socialDa parte sua la presidente argentina ha dichiarato che le accuse a suo carico “non solo non hanno fondamento, ma costituiscono un vero scandalo politico e giuridico”.
Affida la sua arringa difensiva ai social network Cristina Kirchner, con una lunga lettera che inizia così: “Le spie che non erano spie. Gli interrogativi che si sono trasformati in certezze. Il suicidio (e ne sono convinta) non è stato suicidio”, con riferimento anche al rapporto-denuncia di Alberto Nisman, reso pubblico mercoledì scorso dalla Corte Suprema di Giustizia argentina.

In un paragrafo la prima mandataria argentina scrive: “Devo confessare che una rapida lettura della denuncia pubblicata su CIJ, sito della Corte Suprema di Giustizia della Nazionale, non ha fatto altro che confermare i miei peggior sospetti, e trovare risposte a molti interrogativi che avevo sollevato il 19 gennaio nella lettera che ho scritto e condiviso con il Popolo Argentino : ‘AMIA. Un’altra volta: tragedia, confusione, bugie e interrogativi’”.

La presidente si anima quando tocca il tema che, fin dal primo momento in cui si è saputo dell’accaduto, è diventato centrale: se la morte del procuratore Alberto Nisman è stato o no un suicidio. E su quel giorno particolare commenta: “Il fragore per la denuncia, insieme al quadro internazionale per quanto accaduto in Francia (…) veniva sepolto dalla morte del procuratore, sotto forma di apparente suicidio”.

Nello scritto Kirchner paragona la morte del procuratore con quella di Loudes Di Natale, una ex segretaria presidenziale, una “pentita” nel caso di vendita illegale di armi all’Ecuador e alla Croazia. “Il suicidio apparente è stato utilizzato in molti altri casi tristemente famosi. Voglio ricordarne uno in particolare, quello di Lourdes Di Natale, che si è ‘suicidata’ lanciandosi nel vuoto da un balcone”.

Sollevata questa ipotesi, che “il suicidio non è stato suicidio”, il comunicato presidenziale va oltre affermando: “ Qualcuno non ha voluto far arrivare il procuratore a presentare una denuncia che sapevano senza fondamento (…) Lo hanno usato da viso e lo hanno voluto morto quando faceva comodo”.

Nel testo Kirchner enumera, così come fatto giorni fa dal capo di gabinetto, Jorge Capitanich, le prove per cui le accuse presentate nella denuncia del procuratore non sono reali: “Se allora tutto è falso; se gli agenti non sono agenti; se l‘Interpol, nella persona del suo ex capo Ronald Nobile, ha demolito le accuse sull’allarme rosso affermando che quello che diceva Nisman era falso; se il commercio con l’Iran è diminuito invece di aumentare dopo il Memorandum (…), se inoltre il Governo non ha mia comprato petrolio dall’Iran, le accuse di Nisman non solo crollano, ma costituiscono un vero scandalo politico e giuridico”.

In tal senso valuta che “Nisman non ne era al corrente e purtroppo non lo saprà mai. La vera operazione contro il Governo era la morte del procuratore dopo aver accusato la presidente, il suo cancelliere e altre figure istituzionali, di aver coperto cittadini iraniani accusati dell’attentato contro l’AMIA”, sintetizzando alla fine che si è trattato di un piano deliberato del quale il procuratore Nisman, con ogni probabilità, non era al corrente.

Intanto, mentre le autorità argentina assicurano che le indagini sulla morte del procuratore Nisman saranno condotte con la massima trasparenza, anche l’Iran interviene. Attraverso la tv di stato ha affermato che le accuse di Nisman sono false, probabilmente “un tentativo di depistaggio condotto da servizi deviati”. Ma ha anche ricordato che in Argentina il prossimo ottobre ci saranno le elezioni presidenziali e accusato, senza mezzi termini, i candidati della destra di strumentalizzare il caso per ottenere vantaggi elettorali ingraziandosi la comunità ebraica argentina, la più numerosa di tutta l’America Latina.

 

La prima pagina della denuncia del Procuratore generale Alberto Nisman

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