Israele: detenzione amministrativa per Khalida Jarrar

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Condannata a 6 mesi di detenzione amministrativa la parlamentare e attivista palestinese Khalida Jarrar. Era stata arrestata giovedì. “Addameer” denuncia complicità dell’Anp nell’arresto

di Mirna Cortese

Khalida Jarrar

 

Sei mesi di detenzione amministrativa quindi, come usanza della “giustizia” di Israele, senza la necessità di accuse formali, né processo e senza la possibilità di poter accedere alle prove che hanno portato al suo arresto. E’ la condanna inflitta domenica scorsa dalla Corte militare israeliana a Khalida Jarrar, parlamentare nel CLP (Consiglio legislativo palestinese), attivista per i diritti umani, femminista e membro del FPLP (Fronte popolare per la liberazione della Palestina).

Con Khalida salgono a 18 i membri eletti nel CLP arrestasti dalle autorità israeliane, 9 dei quali come Jarrar, in detenzione amministrativa. In generale però, le carceri israeliane “ospitano” oltre 6000 palestinesi, tra cui non meno di 200 minorenni.

La parlamentare, una delle poche donne con un ruolo di primo piano nella politica palestinese, era stata arresta giovedì scorso, quando reparti speciali dell’esercito israeliano avevano fatto irruzione nella sua casa di Irsal al-Bireh (Ramallah – Cisgiordania). I militari hanno anche sequestrato due computer e i cellulari di Jarrar, che ora si trova rinchiusa nel carcere di Ofar, a nord di Gerusalemme.

Per l’Associazione dei Prigionieri Palestinesi l’arresto di Khalida Jarrar è un “atto di vendetta” conseguente al rifiuto della parlamentare del CLP di sottostare al confino di sei mesi nella città di Gerico che lo scorso agosto l’esercito israeliano le aveva imposto in quanto considerata “una minaccia per la sicurezza d’Israele” per aver organizzato delle proteste contro il massacro di Gaza.

Centinaia di persone solidarizzarono con Jarrar visitando la tenda di protesta eretta in quella occasione dalla parlamentare palestinese nel cortile della sede del Consiglio Legislativo Palestinese.

Ma Khalida Jarrar è un personaggio scomodo anche per l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Infatti ha in diverse occasione ha denunciato le posizioni del presidente Mahmoud Abbas in merito “all’aggressione israeliana” sulla Striscia di Gaza perché non in sintonia con il volere del popolo palestinese che chiede “la fine dell’occupazione e non trattative con il nemico che opprime e massacra i civili”. La leader palestinese ha più volte esortato la popolazione della Cisgiordania a esprimere la propria rabbia, invitando i servizi di sicurezza dell’ANP a fermare “la repressione dei giovani palestinesi che cercano di scontrarsi con l’occupazione”.

Secondo la Ong “Addameer – Prisoner Support and Human Rights Association” le forze di sicurezza palestinesi si sarebbero rese complici dell’arresto di Jarrar avvenuto nella zona A della Cisgiordania che, per gli Accordi di Oslo, ricade sotto il pieno controllo dell’Autorità nazionale palestinese. “Consentendo alle forze di occupazione israeliane di entrare a Ramallah sulla base del cosiddetto coordinamento di sicurezza tra Anp e Israele, è stato dato il via libera all’espulsione di una rappresentante eletta del popolo palestinese che, peraltro, ha continuamente chiesto la fine di tale coordinamento”, ha scritto in un comunicato Addameer.

Nena News riporta che la detenzione di Khalida Jarra arriva il giorno dopo la condanna di un’altra donna palestinese, Muna Qadan, affiliata alla Jihad islamica, che dovrà scontare 70 mesi di carcere per “attività politica illegale”. La maggior parte delle organizzazioni politiche palestinesi sono considerate illegali da parte di Israele e l’affiliazione ad esse comporta l’arresto e pesanti condanne detentive.

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