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La fabbrica dello stato indebitato

Le menzogne contro il governo di Syriza per occultare il fatto che gli interessi sul debito sono la misura del furto che i mercati operano sulla popolazione europea

di Eugenia Foddai

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 “L’uscita dalla crisi si fa fuori dai sentieri tracciati dal Fondo Monetario internazionale”  [Roberto Lavagna, ministro argentino dell’Economia tra il 2002 e il 2005]

Paga, non paga? Aspettiamo con ansia il 9 aprile per sapere cosa farà la Grecia. Rimborserà i primi 458 milioni di euro al Fondo Monetario Internazionale? Varoufakis ha promesso di sì a Christine Lagarde. “Il fondo – dice la direttrice generale – resta impegnato a lavorare con le autorità per aiutare la Grecia a tornare sulla strada della crescita sostenibile”. Come crescere con un debito simile: questo è il problema che non toglie il sonno a Christine Lagarde!

Ma chi è Christine Lagarde? Per farsene un’idea basta leggere una sua lettera a Nicolas Sarkozy pubblicata nel 2013 dal quotidiano Le Monde, ritrovata a seguito della perquisizione al suo domicilio privato durante l’indagine che la vide, come ministro dell’economia, regalare a Bernard Tapie 403 milioni di euro, in questa lettera che di seguito riporto il suo atteggiamento estremamente servile traccia di lei un ritratto veritiero e indelebile:

“Caro Nicolas, molto brevemente e rispettosamente

1) Sono al tuo fianco per servirti e per servire i tuoi progetti per la Francia.

2) Ho fatto del mio meglio e ho potuto fallire periodicamente. Te ne chiedo scusa.

3) Non ho ambizioni politiche personali e non desidero diventare un’ambiziosa servile come tanti di quelli che ti attorniano, la cui lealtà è talvolta recente e talvolta poco durevole.

4) Utilizzami per il tempo che ti conviene e che conviene alla tua azione di assegnazione dei ruoli.

5) Se mi utilizzi, ho bisogno di te come guida e come sostegno: senza guida, rischio di essere inefficace, senza sostegno rischio di essere poco credibile. Con la mia immensa ammirazione. Christine L.”

Ecco chi è Christine Lagarde. Una serva, anche se la rivista Forbes la comprende fra le 100 donne più potenti del mondo. Ed è lei che ha preso il posto di Dominique Strass-Kahn, quasi candidato alle presidenziali francesi del 2012, travolto da uno scandalo sessuale fin troppo provvidenziale per non risultare, all’intelligenza media, sospetto.

Ma torniamo alla Grecia. L’idea che circolerebbe è quella – mette in evidenza il Financial Times – che Tsipras formi una nuova coalizione con il tradizionale partito di centro sinistra Pasok e con il nuovo partito di centro sinistra To Potami, contro cui si è battuto nelle elezioni di gennaio, scaricando l’ala sinistra di Syriza perché “questo governo in Grecia non può sopravvivere”. In questo difficilissimo tornante il The Telegraph afferma che la Grecia ha pronto un piano “dracma” e la nazionalizzazione delle banche. Il non pagamento della prima rata al FMI provocherebbe, dicono gli esperti, il default in 30 giorni, e lo sanno anche i bambini che una decisione simile ha bisogno dell’effetto sorpresa. La Bce, con la sua tendenza patologica ad uccidere lo stato debitore, ha deciso di limitare la liquidità alle banche greche causando dalla fine novembre 2014 un’accelerazione dei prelievi bancari per oltre 25 miliardi di euro. Continuare su questa strada dovrebbe portare alla decisione della Grecia di uscire dall’euro, anche perché non esiste una procedura di espulsione decisa dagli altri membri dell’eurozona. L’euro è per sempre, un po’ come il matrimonio cattolico.

Nel saggio “La fabbrica dell’uomo indebitato” Maurizio Lazzarato ci ricorda che ormai la finanza è meglio chiamarla “Economia del debito”. I debiti si fabbricano perché la relazione creditore-debitore esprime un rapporto di forza fondato sulla proprietà, proprietà che influenza tutti i rapporti sociali. La svolta autoritaria del neoliberismo, per mano degli stati asserviti al suo sistema, privatizza i servizi dello Stato sociale e li trasforma in terreno di accumulazione e di profitto delle imprese private. Tutto è utile per approfondire questa logica di potere quando la sovrapproduzione di capitale e di merci è in pieno corso. “L’economia del debito – scrive D. Kessler – in “L’avenir de la protection sociale” è vettore di un capitalismo nel quale il risparmio dei lavoratori salariati e della popolazione, i fondi pensionistici, l’assicurazione malattia, i servizi sociali, gestiti dentro un universo di concorrenza, torna a essere una funzione d’impresa”. Il tutto condito dalla fabbrica del falso; come non ricordare la campagna stampa tedesca contro i parassiti e i nullafacenti greci, testimone della violenza della colpevolizzazione intrinseca all’economia del debito?

Gli interessi del debito rappresentano la misura del furto che i mercati operano sulla popolazione europea da ormai quarant’anni a questa parte. Il furto si perpetra e si perpetua nel tempo e questo tempo appare bloccato, senza speranza perché il debito annienta il potere di scelta e quello di decisione. Annienta il futuro. Ma non per tutti!

Un paese fortemente indebitato come gli Stati Uniti, con una bilancia commerciale in passivo dal 1976, ha una moneta assolutamente fiduciaria e nonostante questo resta ancora il perno del sistema monetario internazionale. Il mondo è inondato dai dollari. Perché allora con una politica monetaria così espansiva gli Stati Uniti non soffrono di una crisi del debito simile a quella dei paesi europei? Chiediamolo a Mario Draghi o a Christine Lagarde …

Dietro ad ogni dollaro c’è una pistola puntata alla nostra tempia, ecco il perché!

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