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Fortezza Europa, alzare muri in nome della solidarietà

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È previsto per stasera il Consiglio Europeo straordinario sull’immigrazione. Dai primi incontri sembra che l’Unione Europea stia sviluppando un concetto tutto particolare di solidarietà

di Carlo Perigli

Rispondere alla “questione migratoria” alzando muri in nome della solidarietà, in Europa si può fare, perfino pretendendo di fare bella figura. Sembra questo il messaggio lasciato finora dagli incontri svolti in attesa del Consiglio Europeo straordinario sull’immigrazione. La discussione, anticipata da un incontro al quale hanno preso parte Renzi, Hollande, Merkel e Cameron, verterà sul documento in 13 punti proposto ieri dalla Commissione ai ministri degli esteri e degli interni, i cui pilastri sono sostanzialmente rappresentati da: aumento dei fondi per Triton e Poseidon – senza tuttavia ampliare i limiti delle missioni – sostegno ai Paesi africani per il controllo delle frontiere e a quelli europei per espellere i clandestini, smantellamento della rete di trafficanti di esseri umani e distruzione delle imbarcazioni da questi utilizzate.

Appare evidente fin da subito che il quadro all’interno del quale tutte queste opzioni si pongono non è tanto la guerra alla povertà o allo sfruttamento, quanto la “difesa” delle proprie frontiere da una possibile e temuta “invasione” dei poveri. A leggere bene le proposte avanzate finora, sembra che, per evitare altre morti nel Mediterraneo, la soluzione migliore consista nell’impedire direttamente le partenze. In altre parole, si evita che altre persone muoiano in mare, ma le si lascia in balia dei drammi dai quali stanno scappando.

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Un controsenso, che non sembra tenere neanche conto del fatto che lo scafista, negli ultimi giorni elevato da mero sfruttatore di una situazione ben più grande a punto focale della discussione, altro non è che la foglia di fico posta a copertura di un dramma che parla di povertà, sottosviluppo, sfruttamento e guerre, tutte intimamente legate tra loro, conseguenza a sua volta delle politiche scellerate che Paesi occidentali e multinazionali attuano da tempi immemori nel continente africano.

Il risultato è, per chi gode di un briciolo di buon senso, a dir poco paradossale: mentre chi tiene le redini del sistema economico neoliberista prosegue indisturbato nell’opera di destabilizzazione economica e politica del continente africano, i governi scelgono di puntare il dito su quella massa di diseredati che di quelle stesse politiche sta pagando le peggiori conseguenze. Tappeto rosso per petrolio e minerali vari, strada sbarrata per gli uomini a cui quelle risorse appartenevano. Benvenuti nella Fortezza Europa.

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