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Addio Margot, troppo brava per aver successo

Margot del Cantacronache, Margherita Galante Garrone, è morta a Venezia. Ecco una sua autobiografia in rima, dolcissima e ironica

«Vi comunichiamo – scrive l’Istituto De Martino – che ieri è scomparsa Margot (Margherita Galante  Garrone), artista e cantautrice, attiva sin dai tempi di Cantacronache, poi solista, infine impegnata nel teatro di marionette e artefice di  nuovi lavori discografici più recenti per la Nota edizioni.
Su questo sito trovate altre informazioni sulla sua vita artistica, mentre alcuni brani di Margot sono disponibili sul canale Youtube dell’artista. Qui invece trovate i suoi articoli. Ai familiari e al figlio Andrea Liberovici le più sentite condoglianze e un fraterno abbraccio da parte dell’Istituto Ernesto de Martino.
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Anche il cantautore Alessio Lega ne dà notizia su fb:

È morta Margot, Margherita Galante Garrone. Cantacronache in servizio permanente effettivo. Poetessa, musicista e donna di teatro. Figlia, sorella, compagna e madre di intellettuali, di antifascisti e di artisti. Amante degli animali, nemica dell’ingiustizia, severa nel criticare e fraterna nello stimolare i suoi simili. Grande nel dolore personale come nell’anelito alla giustizia del mondo.
Rompicoglioni, anche, poteva essere, ma sempre accogliente e pronta a discutere con chiunque.
Senza essere un suo intimo sono andato qualche volta a trovarla nella sua casa in fondo alla Giudecca. L’impressione era quella di entrare in un antro di Storia e trovarci una bambina tenera e dispettosa ma viva. Viva come ora. Viva Margot. 
(Trovate in giro molte foto della sua bellissima persona, io preferisco ricordarla con la copertina di questo bel disco recente, voluto dal suo e mio amico Valter Colle: amate i poeti, ma amateli da vivi).

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Ebbe a scrivere Italo Calvino: Autrice dei versi e della musica delle sue canzoni oltrechè interprete, Margot è un personaggio nuovo nella scena italiana. Possiamo dire che ha due anime: quella barricadera, che l’ha portata, dal suoi esordi col gruppo di “Cantacronache”, a riprendere la tradizione dei “canti di protesta” di tutti i tempi e di tutti i paesi; e quella intimista, attenta a tutte le sfaccettature e gli spigoli della quotidiana psicologia coniugale. Che la “vera” Margot sia questa seconda — della quale il disco che qui si presenta dona un ricco repertorio, — è una constatazione fin troppo facile per essere del tutto vera: forse è più esatto dire che è proprio da questa Margot degli interni casalinghi, delle finestre cittadine, delle stanze d’albergo, con tutta la sua sensibilità per I’insoddisfazione nascosta sotto le ore apparentemente più tranquille e contente dei nostri tranquilli e contenti contemporanei, è proprio da questa Margot che matura ed esplode l’altra, quella delle canzoni di ribellione. Non stupirà quindi trovare In questo disco, accanto a sei canzoni interamente di mano margottiana, due da lei musicate su versi d’un poeta come Franco Fortini, pronto sempre a voltare la lama della sua amarezza più dal verso del “pubblico“ che da quella del “privato”. I versi di Margot delineano ogni volta un “racconto di oggetti” ma qui siamo esattamente agli antipodi del “cosmismo” narrativo di Robbe-Grillet: qui ogni oggetto è carico di tutto il suo significato umano, affettivo. Gli elenchi d’oggetti nella CANZONE DELLA VALIGIA esprimono un teso struggimento che la musica sottolinea, con quell’evidenza didascalica che Margot pone nelle più semplici trovate di composizione. Così in POMERIGGIO DI DOMENICA gli improvvisi fragori delle radio dei vicini costituiscono una specie d’illustrazione musicale all’interno della canzone; e nella fortiniana CANZONE DEI LITIGI le battute della coppia litigiosa diventano una specie di poliedro di specchi in cui la voce interseca sè stessa in angolazioni oblique o pungenti.

Popoff la ricorda con la sua autobiografia in rima pescata dal sito di Margot e vi consiglia di ascoltare, sul sito, le canzoni più recenti, contro il Tav o contro l’orrore delle Grandi navi a Venezia:

Nata è a Torino? Sì, nel quarantuno

Ma non lo deve sapere nessuno…
E di che morte alfin perirà?
La data ancora nessuno la sa.

Crebbe bambina con tre precettori
Privati: storici, poeti, autori,
Ed una madre assai brava cantante,
E violinista ed anche commediante…
Questi ascendenti geniali ed illustri
L’accompagnaron per più di tre lustri
Finché incontrò, un bel giorno in collina,
Un musicista già sulla trentina
Che la convinse di botto a cantare
E che la volle ben presto sposare.
Così Margot, ch’era ancora fanciulla
Lasciò i parenti, lasciò la sua culla,
I suoi interessi, e perse la testa
Per dedicarsi ai canti di protesta.

Con Amodei e Michele Straniero
Girò l’Europa e non le parve vero
Di dare inizio alla bella avventura
Dei Cantacronache, che con sicura
Mano per primi seppero creare
Musiche e testi da rappresentare,
Coadiuvati da nomi importanti
Come Calvino, Fortini e ancor tanti
Che troppo lungo sarebbe elencare
Quindi fermiamoci nel menzionare.

E furon loro, negli anni sessanta,
A incider dischi per Italia Canta
Un’etichetta legata al Picì
Ch’ebbe successo ma poi finì lì.
Dopo pochissimo il gruppo si sciolse
E Margot a tutti le spalle sue volse.

Ben lo si sa che spesso le ciambelle
Non riescon cotte e non riescono  belle;
Così Margot per tentar la fortuna
Lasciò il marito e si fiondò in laguna
Con il bambino di appena tre anni…
E fu colà che iniziò con Giovanni
Un’avventura che appena nata
A essere eterna era poi destinata.

Scrisse canzoni e colonne sonore
Partecipò  a più kermesse canore
Tredici dischi incise da autrice
Ma le mancava, per esser felice,
Un picciol gruppo con cui lavorare
E divertirsi a inventare e a giocare.
E fu così che con far sbarazzino
Di marionette fondò il Gran Teatrino
Avendo sempre, e fedeli, al suo lato
La Paola Pilla e la Lulù Beato.

Con la Luisa e con la Roberta
(e Valentina che a Roma in trasferta
andò) e con Sara e con la Gloria
(…se un buon servizio ci fa la memoria)
Il Gran Teatrino di sposate e putte
Onore fece a quel “COSI’ FAN TUTTE”…

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Poeti infine si fecero sotto
Collaborando, come Andrea Zanzotto,
E furon molti che i bei pupazzi
Amaron (come  Renato Palazzi:
Il grande critico che ama il Teatrino
E recensisce ogni spettacolino
Da quei lontani primi anni novanta
Quando la strada da fare era tanta).

Son stati e sono spettacoli densi
Che in ogni ambiente ricevon consensi:
Musiche tratte da assai rari dischi:
Hindemith e Malipiero e Stravischi,
Kurt Weill, Rameau, e anche Purcell e Berio,
Kagel, Berlioz, Boccherini  e con serio
Spirito i testi (che han messo alla prova
La Stein, Calasso, Balzac, Casanova)
Il Gran Teatrino seppe poi trovare
per presentarli in occasioni rare,
Con i costumi grandiosi che fatti
Son da quel mago di Marco Baratti.

Presto arrivarono anche le beghe
Per  l’arroganza di ex amiche streghe
Ma delle Femmine la grande Fede
Che tutto sa e che tutto prevede
Continuò poi di successo in successo
Allori a mietere col suo complesso,
Un po’ a Venezia, a Torino, a Milano,
Dovunque sul territorio italiano,
A Roma,  Padova, Trento, e Cremona
Ed a Palermo, Bologna ed Ancona,
Alla Fenice ed in molti locali
Aperti alle performanze teatrali
E ancor: spettacoli alla Giudecca:
Venti e più pièces, senza mai far cilecca.

Buttando quindi alle ortiche le seghe
Già menzionate di alcune colleghe
Con le fedeli sue Pilla e Beato
Il Gran Teatrino si è poi cimentato
In più di un’opera alla Fenice
Con risultato davvero felice,
E un corso tenne poi di messinscena
Perfino in un Istituto di Pena…
E ancor produsse dei cortometraggi
(Senza peraltro trarne dei vantaggi).
Ed or si appresta (se ben lo conosco)
A fare un musical sul gran Don Bosco.

Sempre e dovunque il Teatrino fu amato
Tanto che infine poi venne ospitato
Per qualche tempo in una Fondazione
Che vanta fama e vanta tradizione…
Ma che in un “amen”, con gran tracotanza
Spedì le Femmine via dalla stanza
In cui le recite dai veneziani
Erano accolte con gran battimani.
E fu così che la bella struttura
Per fare posto a una brutta scultura
Venne cacciata, senz’ombra  di scusa,
E l’esperienza fu così conclusa.

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Questo per quanto riguarda il teatrino
Ma se torniamo a Margot e al suo destino
Dobbiam parlar di trecento canzoni
Che stan seguendo le oscillazioni
Della politica, come consiglia
La tradizione della sua famiglia.
Sono canzoni ironiche e tristi
Che parlan spesso di poveri Cristi,
E guardano con occhiali speciali
Ciò che riportano tutti i giornali.
Come all’inizio della sua avventura,
Cantando sempre, senza aver paura,
Margot racconta ingiustizie tremende
E dell’attual società le vicende.

In conclusione: Margot è ritornata
A quella cronaca, che era cantata
Da un gruppo che ormai si è sciolto da anni
(Dura cagion di dolorosi affanni…).
Ma l’avventura teatral non è morta:
chiuso un portone, si apre una porta.

Conoscer la sua biografia futura
Sarebbe, è ovvio, un’impresa un po’ dura…
Ma è così, fra teatro e canzoni,
Scene, costumi, regie ed invenzioni
Che questa vita assai piena va avanti
Si spera ancora per tanti anni, e tanti.

Che se poi invece dovesse finire
Pria del previsto, dovendo morire,
Si potrà dir che ha lasciato alle spalle
Molte creazioni, e non solo farfalle.
Basterà legger la sua biografia
Su questo sito (per vasta che sia)
Per farsi una vaga idea di Margot
E delle cose che a tutti donò.
E a questa lapide lei pensa spesso:
“Fu troppo brava per aver successo”…

La biografia è comunque un sigillo:
O meglio ancora: un bel coccodrillo.

Venezia, settembre 2015

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