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Quanto è laico l’associazionismo non-profit?

L’Uaar presenta il Laicometro: una particolare classifica che analizza la laicità del settore non-profit

di Marco Vulcano

laicometroUna domanda semplice e diretta, eppure finora praticamente nessuno ci aveva pensato. Quanto è laico l’associazionismo non-profit?
La risposta, sottoforma di classifica, prova a darla l’Uaar – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti – che con il suo Laicometro stila un elenco di quaranta associazioni scelte tra quelle maggiormente destinatarie del Cinque per mille, alle quali viene attribuito un punteggio che permette di valutarne il tasso di laicità.
La ricerca, condotta dai soci Uaar, non ha pretese scientifiche né statistiche, ed è stata condotta perlopiù in base a quanto disponibile sui siti internet dei soggetti associativi analizzati.
«Uno strumento assolutamente da perfezionare», puntualizzano gli autori della ricerca, ma sicuramente utile per analizzare quanto il mondo del non-profit sia laico, pur non essendo tenuto a esserlo. E proprio questo è il punto. Perché, come sottolinea il sito internet dell’associazione di atei e agnostici, «è legittimo avere finalità confessionali o clericali, ma è altrettanto legittimo darne notizia a tutti i potenziali interessati». Soprattutto se si è tra i principali destinatari di quella che, seppure volontaria, è una forma di finanziamento pubblico, come il Cinque per mille.
I criteri esaminati nel Laicometro sono cinque: lo statuto dell’associazione, la neutralità dei propri spazi, la pluralità dei convegni organizzati, la non organizzazione e promozione di eventi di culto e l’attenzione per alcuni temi come la laicità della spesa pubblica e della scuola, i diritti riproduttivi e di famiglia, i diritti sessuali, le scelte sul fine vita e la libertà di espressione.
Per ciascuno dei criteri analizzati, a ogni associazione è stato assegnato un punteggio compreso tra +2 e -2. Il massimo per chi dimostra un impegno concreto pubblico in direzione laica, il minimo per le associazioni impegnate in modo manifesto nella direzione contraria. E le sorprese non mancano.
Il primo posto della classifica delle associazioni più laiche è condiviso a pari merito tra ActionAid e Amnesty International, entrambe con un punteggio complessivo di 4 punti e il massimo di attenzione per i temi laici. Subito dietro, con 3 punti totali, Amref, Auser, Federconsumatori e Fish.
La maglia nera della laicità spetta ad Ai.Bi.-Amici dei bambini, che in tutti i criteri segna un impegno concreto in direzione opposta rispetto alla laicità, totalizzando 10 punti in negativo. Poco meglio, ma ugualmente molto male, Aisla e Ant Italia.
Libera si posizione abbastanza bene, con 2 punti totali, Amref con 3 e Save The Children con 1.
Male il Telefono Azzuro, che ottiene un voto negativo di 2 punti così come l’Anpi, che fa addirittura registrare il massimo di negatività alla voce “assenza di atti di culto”. Un probabile influsso delle eccessive contaminazioni piddine.

Di seguito i cinque criteri esaminati con i relativi punteggi:

+2 impegno concreto pubblico in direzione laica
+1 impegno al proprio interno in direzione laica
0 neutralità
–1 impegno al proprio interno nella direzione opposta
–2 impegno concreto pubblico nella direzione opposta

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