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Kobane è di nuovo libera, non lasciamola sola

Ypg e Jpg si riprendono Kobane mettendo fine all’offensiva jihadista dell’Is con la complicità della Turchia. Presidi a Roma e Palermo in solidarietà col Rojava

di Checchino Antonini

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I combattenti curdi dell’Ypg, le unità di protezione del popolo curdo, hanno ripreso il pieno controllo di Kobanê. Nei giorni scorsi la città della Siria settentrionale al confine con la Turchia era stata attaccata dallo Stato Islamico (Is). La notizia proviene da attivisti locali citati dall’emittente al-Arabiya. L’Istituzione del Rojava delle Famiglie dei Martiri ha annunciato che il numero dei morti nell’attacco da parte dell’ISIS a Kobanê è salito a 152 da giovedì, inizio della nuova offensiva contro la città a maggioranza curda dalla quale i fascisti barbuti erano stati espulsi cinque mesi fa. Altri 180 sono stati feriti nell’attacco, mentre la cifra delle perdite potrebbe essere più alta. Secondo attivisti curdi citati dall’agenzia di stampa Xinhua, i combattenti curdi hanno anche fatto saltare in aria la sede di Medici senza Frontiere occupata dai jihadisti. La presenza dei miliziani si è però ridotta alla notizia di prossimi raid aerei Usa sulla città, hanno reso noto gli attivisti.

Con ogni probabilità a condurre l’attacco terroristico è stato lo stesso contingente dello stato islamico che la Turchia ha messo in sicurezza a Tal Abydad la scorsa settimana. La città era stata circondata dalle forze dello Ypg e Ypj e centinaia di soldati dell’isis erano stati fatti passare nella frontiera verso la Turchia. Lì hanno trovato chi li ha armati, chi gli ha trovato le divise ed i mezzi di trasporto e chi gli ha permesso di passare la frontiera per realizzare un nuovo attacco contro la città di Kobane. Una frontiera aperta solo per l’Isis, denunciano le forze kurde che animano l’autogoverno del Rojava. I miliziani e le autobombe sono state fatte passare dalla frontiera di Mursitpinar sul confine turco-siriano. La stessa frontiera è sempre stata chiusa per la popolazione del Rojava, la Turchia ha negato la possibilità di un corridoio umanitario. Non è stato possibile far passare da quella frontiera: profughi, aiuti umanitari, farmaci, osservatori internazionali, medici. Ma l’isis è passato, senza problemi e di continuo. La stessa cosa era successa il 29 novembre scorso, quando da quella frontiera passarono convogli esplosivi che causarono morti e distruzione tra i civili di Kobane. “Contro la complicità e la collaborazione del governo turco con le milizie dell’ISIS in solidarietà con la resistenza dei popoli del Rojava” è stata convocata una manifestazione oggi a Roma, alle 17, in via Palestro 28 di fornte all’Ambasciata di Turchia.

La connivenza tra apparati turchi e jhiadisti fa il paio con gli attentanti e gli omicidi commessi nell’ultima campagna elettorale in Turchia, che ha visto l’affermazione politica dell’HDP, il partito della sinistra kurda, e la sconfitta del progetto presidenziale del partito di Erdogan. Come le bombe esplose il 5 giugno a Amed nella piazza che ospitava il comizio del partito filo-curdo, al momento senza colpevoli. Foto e video di questi mesi, realizzate sempre sullo stesso confine, documentano la collaborazione militare tra l’esercito turco e l’isis. Per alcuni ministri di Erdogan «i curdi sono peggio dell’isis» specie dopo i successi militari condotti dall YPG/YPJ che hanno permesso la riunificazione dei cantoni di Kobane e Cizre e la liberazione dei popoli del Rojava dalla stato islamico. Si denuncia anche che lo stato turco ha iniziato a scavare tunnel e trincee sul confine con il Rojava partendo dalla parte orientale del confine di Nusaybin. «Basta parole abbiamo bisogno di aiuti concreti” queste sono le parole della comandante YPJ Nessrin Abdullah rilasciate in una conferenza stampa a Roma. Non lasciamo sola Kobane nemmeno questa volta.

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