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Mosul, a rischio un milione e mezzo di civili, di cui la metà bambini

 Iraq. Da “Un ponte per…” distribuzioni di aiuti umanitari, orientamento e sostegno psicosociale per chi fugge da Mosul. Sostegno alle comunità e agli enti locali per la prevenzione e la gestione dei conflitti interniupp_doveoperiamo_iq

L’offensiva militare lanciata il 17 ottobre contro Daesh nella città di Mosul e attualmente in corso potrebbe coinvolgere e causare lo sfollamento di oltre 1 milione e mezzo di civili di cui circa la metà minori. Già in 200.000 potrebbero lasciare l’area nelle prime settimane di scontri.

«Su Mosul in realtà è iniziata a marzo e andrà avanti ancora parecchi mesi, sperando non coinvolga i militari italiani che alla diga di Mosul rischiano di essere un bersaglio spettacolare per Daesh, con eventuali conseguenze pericolosissime per la tenuta della diga», spiega Martina Pignatti, di Un ponte per… che in quella provincia lavora dal 2009. 

Al momento il piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite per il 2016 è finanziato solo al 58%. Per soddisfare i bisogni basilari della popolazione irachena mancano oltre 360 milioni di dollari, il costo di un mese di bombardamenti statunitensi nella campagna contro Daesh.

L’approccio esclusivamente militare alla liberazione di Mosul non può funzionare nel ridurre gli attriti tra fazioni irachene che hanno consegnato nel 2014 un terzo dell’Iraq a Daesh. Per tentare di dare un contributo politico e sociale in un’altra direzione, e fornire una risposta immediata a questa nuova crisi umanitaria, l’associazione “Un ponte per…”, da 25 anni attiva in Iraq, ha elaborato tre tipi di risposte:

  • E’ stato impostato “Darna” (La nostra Casa), un programma emergenziale con il quale raggiungere oltre 30.000 persone nei prossimi 8 mesi;

  • Sta svolgendo oggi , 18 ottobre, a Dohuk con l’Ong “Geneva Call” una conferenza in cui ha convocato attori politici e militari coinvolti nell’offensiva, per chiedere loro di impegnarsi a rispettare il diritto umanitario internazionale e proteggere i civili, firmando una dettagliata dichiarazione in tal senso;

  • Sta avviando con UNDP la seconda fase del progetto “Sentieri di pace e coesistenza per Ninive” in cui andrà a sostenere “Comitati Locali per la Pace” nella prevenzione e ricomposizione di conflitti locali tra le comunità di 4 distretti nel governatorato di Mosul, con forte partecipazione di donne e giovani.

Alle famiglie in fuga “Un ponte per…” distribuirà kit igienico-sanitari e cucine da campo: materiali “salva-vita che nell’immediatezza di una crisi sono necessari a prevenire epidemie e mettere le persone in condizione di prepararsi il cibo autonomamente.

A questo si affiancherà il lavoro di un’Unità medica mobile, che fornirà cureorientamento e sostegno psicologico agli sfollati, dedicando particolare attenzione a donne e minori.

Lo staff di “Un ponte per…” inoltre, già impegnato nelle aree di Erbil e Dohuk per assistere le famiglie sfollate irachene e rifugiate siriane durante l’avanzata di Daesh del 2014, cercherà di fornire sostegno ai nuovi sfollati in fuga da Mosul. I progetti di orientamento, informazione e sostegno psicosociale già attivi da 2 anni verranno riadattati per consentire di far fronte alle nuove esigenze.

Un ponte per…” operava già dal 2009 nelle aree della Piana di Ninive cadute poi sotto il controllo di Daesh, con progetti educativi, scolastici e a tutela delle minoranze. In seguito all’avanzata di Daesh è rimasta costantemente attiva nelle sue sedi operative di Erbil, Dohuk e Sulaymainiyah con progetti di assistenza umanitaria e programmi di più lungo periodo, incentrati in modo particolare sui giovani, suldialogo inter-comunitario, sulla coesione sociale e sul peacebuilding.

Azioni necessarie per andare oltre l’emergenza, e per preparare il terreno in vista del ritorno delle popolazioni locali nelle aree che saranno gradualmente liberate dalla presenza di Daesh.

Per maggiori informazioni: http://www.unponteper.it/emergenza-mosul/

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