I ginecologi in servizio nei consultori laziali, anche se obiettori, non potranno rifiutare alla donna che vuole abortire la certificazione necessaria.
di Marina Zenobio
In base alla legge sull’interruzione di gravidanza, la 194 del 1978, la donna che decida di abortire deve affrontare un iter discutibile ma predefinito, in primo luogo parlare con un medico sui motivi della sua decisione. Dopo il colloquio il medico deve rilasciare alla donna un certificato che attesti la sua richiesta di interrompere la gravidanza. Con questo certificato, ma dopo sette giorni che secondo la legge dovrebbero servire per una ulteriore riflessione, la donna può recarsi in una struttura sanitaria autorizzata per richiedere l’aborto.
Fino ad oggi la legge 194 permette anche ai medici obiettori di rifiutarsi di rilasciare alla donna il certificato necessario. Ma la Regione Lazio, con Decreto del Commissario ad acta sulle “Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari” ha introdotto una novità che le donne hanno salutato con piacere: il principi che i medici, qualora siano in servizio presso un consultorio familiare, non potranno rifiutarsi di rilasciare alla donna che vuole abortire la certificazione necessaria.
Testualmente il decreto recita: “si ribadisce come l’obiezione di coscienza riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza, di seguito denominata IVG. Al riguardo si sottolinea che il personale operante nel Consultorio Familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta della donna di effettuare IVG. Per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici, vedi IUD (Intra Uterine Devices)”.
Questa presa di posizione del Presidente Zingaretti, nel ribadire con tanta forza il diritto delle donne ad essere assistite per la documentazione necessaria per l’aborto nei Consultori Familiari, è particolarmente significativa perché ribalta l’articolo 9 della Legge 194 secondo cui “il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 (appunto la cosiddetta certificazione per l’IVG volontaria e per la cosiddetta terapeutica) ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza con preventiva dichiarazione”
Un cambiamento di rotta, questa di Zingaretti, che dovrebbe essere intrapresa anche da altri presidenti di Regione, perché compito principale dei consultori è rispondere alle donne in tutte le loro esigenze. Ora non resta che vigilare sulla corretta attuazione della decisione presa e che i Direttori Generali, qualora venisse disattesa, intervengano prontamente.
Sono anni che tutti sappiamo che i cosiddetti obiettori altro non sono che “cucchiaini d’oro” che obiettano in ospedale per poi fare aborti altrove e di nascosto dal fisco. Era ora che qualcuno facesse qualcosa di eclatante.