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Il killer è l’amianto ma a Genova processano gli operai

Genova: ogni anno circa 180 lavoratori Ansaldo e Ilva si ammalano di mesotelioma ma la procura li accusa di truffa e falsa dichiarazione. Ex operai Ilva e Ansaldo accusati di avere percepito pensione speciali indebitamente

da Genova, Ludovica Schiaroli

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La classe operaia non va più in paradiso, va direttamente all’inferno e prima passa anche dal tribunale. Accade a Genova dove dal 2004 è stata aperta un’indagine a carico di un gruppo di ex operai Ilva e Ansaldo accusati di truffa ai danni dell’Inps: avrebbero dichiarato di avere lavorato a contatto con amianto per ottenere i benefici pensionistici consistenti nell’andare in pensione anticipatamente (10 anni di amianto davano la possibilità di anticipare di 5 la pensione).
Ad oggi sono circa un migliaio i lavoratori indagati e a metà luglio è iniziato l’iter giudiziario per i primi trenta che devono rispondere di presunta percezione indebita di pensione speciale. L’indagine vede coinvolti operai, capireparto e sindacalisti, tutti accusati di avere falsificato curricula all’insaputa della direzione aziendale. Questo è quanto dichiara Ilva che tramite il suo ufficio legale ha depositato un documento dove disconosce i curricula degli ex lavoratori che ha anche provveduto a querelare.

Tra gli indagati ci sono anche tre funzionari e alcuni dirigenti dell’Inail regionali che sono quelli che hanno firmato le certificazioni e concesso i benefici, i nuovi dirigenti adducendo il principio di “autotutela” hanno revocato centinaia di certificazioni di esposizione all’amianto, precedentemente riconosciute. “Il risultato – dichiara Antonio Perziano della Camera del lavoro di Genova – è che ci sono circa 700 lavoratori che non possono usufruire dei propri diritti di prendere la pensione”.

“La settimana scorsa abbiamo sepolto un nostro compagno dell’Ansaldo morto per mesotelioma e oggi ci troviamo qui, dopo una vita in fabbrica, con una accusa pendente per falso a doverci difendere in tribunale per avere avere dichiarato che nelle nostre fabbriche l’amianto c’era”. A parlare è Livio Verdi, ex operaio Ansaldo anche lui accusato di falso e percezione indebita di pensione speciale, incontrato davanti al tribunale di Genova dove insieme ad altri è venuto per dare solidarietà ai compagni sotto processo.

Eppure secondo il RENAM, il Registro nazionale dei mesoteliomi, in Liguria dal 1998 al 2010 i morti per tumori dovuti all’amianto sono 2500, tra Ansaldo, Ilva, Stoppani e altre fabbriche minori. Si tratta peraltro di numeri monitorati per difetto perché i dati del Renam si fermano al 2010. Ad oggi si registrano circa 180 nuovi casi ogni anno, decisamente in aumento da un quinquennio a questa parte. “Di questi morti non si occupa nessuno e invece si processano i vivi”, dice Giancarlo Bonifai, uno degli avvocati della difesa che la settimana scorsa ha presentato un esposto in procura sull’amianto killer per “omicidio colposo e lesioni colpose” per chiedere che siano fatte indagini sulle malattie e sulle morti che si sono verificate negli ultimi anni negli stabilimenti Ansaldo e Ilva-Italsider di Genova. “Pensiamo ci siano state omissioni nell’approntare i necessari presidi sanitari e infortunistici che avrebbero potuto evitare, o quantomeno diminuire, le malattie e le morti”, aggiungono i sindacati.

“La cosa che più ci fa arrabbiare è che la procura calcola l’esposizione all’amianto con una formula matematica che deve riusultare 0,1 e il consulente dice che se risulti esposto a 0,098 particelle allora non hai diritto all’amianto, ma come fanno ora a sapere quanta polvere di amianto girava alla Fiumara, e nelle altre fabbriche?” aggiunge Livio Verdi. In effetti Genova è un caso unico. Nelle fabbriche di Novi e Taranto i lavoratori vanno in pensione e a chi risulta essere stato esposto viene concesso “il beneficio amianto”, solo a Genova accade che gli operai vengano portati in tribunale dove oltre la pena di non sapere se ci ammaleranno di mesotelioma devono anche subire l’iter processuale e tutto quello che ne consegue.

Sul versante politico la situazione è ferma ad un paio di settimana fa quando gli operai per un momento si erano illusi di potere incontrare il ministro Poletti in visita a Genova. La visita fu poi annullata in tutta fretta il giorno prima per “impegni in parlamento”, o più probabilmente per gli annunciati cortei di altre aziende in crisi: Esaote, Ilva, Ansalso, Piaggio. Niente ministro per gli operai genovesi, che qualche giorno dopo a Roma riuscirono però ad incontrare il capo di gabinetto che dopo le solite chiacchiere di circostanza li ha rimandati a casa con un pugno di mosche in mano.

La battaglia però non è finita e oggi una cinquantina di ex lavoratori con a capo Antonio Perziano della Camera del Lavoro di Genova sono entrati negli uffici dell’Inail di Genova hanno occupato la stanza del direttore e chiesto un appuntamento con il direttore generale Inail Lucibello. L’occupazione è durata tutta la mattina, fino a che dopo un lungo braccio di ferro non è stato fissato l’incontro per la prossima settimana.
“Noi non molliamo, vogliamo giustizia e vogliamo quello che ci aspetta”, dice Livio Verdi.

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