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Gaza: calma relativa nel primo giorno della festa di Eid ul-Fitr. Il racconto odierno di Meri Calvelli

Calma relativa, tregua relativa, è tutto relativo a Gaza. Israele esige un impossibile disarmo di Hamas che risponde: “non siamo fanatici né fondamentalisti. Combattiamo l’occupazione”.

macerie di gaza

Dalle 23 di ieri sera (le 22 ora italiana) Gaza vive una calma relativa. Nessun raid da parte israeliana dell’esercito di Tel Aviv, nessun razzo lanciato da Hamas verso Israele. Ieri I Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno approvato una risoluzione per una tregua umanitaria incondizionata, chiesta anche da Barak Obama al primo ministro isreliano Netanyahu nel corso di una telefonata. Ma come è relativa la calma che regna in queste ore a Gaza, relativa è anche il termine “incondizionata” riferita alla tregua considerando che il presidente americano ha anche precisato che qualsiasi accordo per Gaza dovrà passare obbligatoriamente per il disarmo delle milizie palestinesi, una delle richieste principali di Israele che, secondo il governo Netanyahu, non era contemplata nella proposta di cessate il fuoco del segretario di stato John Kerry, respinta dallo Stato ebraico la scorsa settimana.

L’agenzia Nena News riporta che ieri il leader dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, ha detto che il movimento è pronto a “coesistere con gli ebrei” ma non a tollerare “gli occupanti”. In un’intervista con l’emittente americana Pbs, rilasciata a Doha, Meshaal è tornato a chiedere l’accettazione dei punti presentati per una tregua duratura con Israele: “Non siamo fanatici e non siamo fondamentalisti. Non stiamo combattendo gli ebrei, non combattiamo nessuna razzi. Noi combattiamo l’occupazione. Quando esisterà uno Stato di Palestina, questo deciderà se riconoscere o meno lo Stato di Israele”.

E’ improbabile quindi che Hamas accetti il disarmo senza aver prima ottenuto un radicale cambiamento della condizione di Gaza e dei suoi abitanti, tale da poter affermare di aver raggiunto gli obiettivi dichiarati all’inizio del conflitto.

Inizia così lungo la Striscia il 21esimo giorno dall’inizio dell’aggressione israeliana, che coincide con il primo della ricorrenza islamica di Eid ul-Fitr, la fine del mese di Ramadam, tre giorni che in condizioni normali sarebbero stati di festa, soprattutto per i bambini, ma i troppi lutti non lo permetteranno. Nella notte due palestinesi feriti negli nei bombardamenti dei giorni scorsi sono morti, facendo così salire il numero delle vittime a 1032, ma c’è il timore che molti siano ancora sotto le macerie, a cui si aggiungono oltre 6mila i feriti, la distruzione di case e infrastrutture.

Di seguito il diario odierno inviato da Meri Calvelli, cooperante italiana a Gaza.

Gaza, 28 Luglio 2014 – 21° giorno – Operazione “Protective edge”

Ci si sveglia con una calma apparente, il muezzin che annuncia la fine del mese del digiuno e l’inizio della “festa” dell’Eid. Una festa sofferta con un mese intero di privazioni e di guerra, di morte e di distruzione. Non sarà’ un Eid come le altre; non ci saranno bambini vestiti a festa che vanno nelle case di amici e parenti, come da tradizione ad augurare pace e serenità’ e a ricevere il dono; non ci saranno scambi di visite familiari tra le case e i villaggi.

Non ci sono più le case, dove scambiarsi le visite e soprattutto non ci sono più’ intere famiglie per scambiare gli auguri; molti bambini sono morti e feriti, parenti e amici sono scomparsi; il lutto pervade l’ umore di questa festa.

Una buona parte di popolazione non ha più’ nemmeno gli occhi per piangere, non ha più’ niente dove appoggiare le proprie cose. Possono ritrovarsi, se sono fortunati, un materasso da appoggiare in qualche angolo riparato della città di Gaza; se sono fortunati riceveranno, in regalo un pasto caldo per queste tre giornate dell’Eid, offerto senza dubbio dai vicini più’ fortunati.

Negli ospedali, rimasti in azione, le centinaia di vittime, soprattutto bambini, trascorreranno la festa tanto attesa, costretti in un letto con ossigeno e medicazioni. Non la scorderanno mai più’.

Intanto questa notte non ci sono stati raid aerei e nemmeno lanci di missili su Israele, la tregua umanitaria non e’ attiva ma se rimane questa calma, sarà’ possibile avere un fermo delle operazioni, con la possibilità’ di arrivare alla discussione fondamentale per la cessazione del fuoco duratura e la assoluta e necessaria imposizione della fine del blocco per Gaza, l’apertura delle frontiere, il diritto alla vita dei palestinesi e la sicurezza per tutti.

“In queste ore il consiglio di sicurezza dell’ Onu ha approvato la risoluzione per una tregua umanitaria immediata e incondizionata. Obama con una telefonata a Netanyahu ha chiesto il cessate il fuoco per salvare le vite umane palestinesi e israeliane ma ha anche detto di voler disarmare le milizie palestinesi”.

Per arrivare ad una tregua umanitaria che porti le due parti a discutere punti fondamentali, devono essere messe sulla bilancia tutte le cause e gli effetti, di questa guerra; la fine dell’occupazione delle terre del popolo palestinese, l’assedio e l’oppressione dello stesso, sono i punti focali che devono essere risolti, per una totale e definitiva soluzione del conflitto.

Mentre i droni continuano a martellare le teste dei cittadini di Gaza, si attende intrepidi notizie dal fronte militare .

Eid mubarak (Buona festa)

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