A inizio giornata altri 26 palestinesi uccisi: 9 donne e 4 bambini. Missili sul campo profughi al-Bureij. Colpiti 5 soldati israeliani. Ma a farne le spese è la popolazione civile.
di Massimo Lauria
Appena all’inizio della ventiduesima giornata di bombardamenti e alla dodicesima dall’inizio dell’invasione via terra di Gaza, altri 26 palestinesi sono stati uccisi. Di questi, almeno nove sono donne e quattro bambini. Stando ai servizi di soccorsi palestinesi, sarebbero almeno 1.113 le persone finora massacrate sotto gli attacchi dell’esercito israeliano, mentre negli ospedali ormai allo stremo della Striscia di Gaza, sono ricoverate altre 6.500 persone.
Dopo la strage del 28 luglio di dieci bambini in un parco giochi vicino al campo profughi Al-Shati, l’artiglieria israeliana e gli elicotteri da combattimento hanno ricominciato a colpire durante la notte. Le bombe di Tel Aviv non hanno risparmiato nemmeno il campo profughi al-Bureij. Altri proiettili hanno sterminato un’intera famiglia di Rafah e la casa di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, nel campo di Shati.
L’esercito israeliano comunica di aver perso cinque dei suoi soldati, durante un combattimento contro un commando di Hamas, vicino ad un tunnel a Nahal Oz, vicino la frontiera con Gaza. Salgono dunque a 53 (50 soldati e 3 civili) gli israeliani uccisi dall’inizio dell’attacco ai territori palestinesi.
«C’è qualcosa che non funziona in questa ennesima guerra israelo-palestinese. Una guerra che non convince non soltanto sul fronte politico o morale, ma anche su quello strettamente militare», scrive Ennio Remondino su Remocontro.it. L’arsenale messo in campo da Tel Aviv sembra non sortire gli effetti sperati. Hamas, scrive ancora Remondino, pare «molto lontano dal collasso», nonostante il suo arsenale di missili stia rapidamente esaurendosi.
Ma in questa sporca guerra tra Hamas e Israele a farne le spese è soltanto la popolazione civile, piegata sotto i bombardamenti dello Stato ebraico, ridotta allo stremo delle forze dalle restrizioni economiche a cui è costretta. Dall’inizio dei combattimenti hanno perso la vita 1.113 palestinesi e 6.500 sono i feriti. I numeri sono in aumento, una vera tregua appare ancora lontana, mentre la comunità internazionale resta muta difronte ad un massacro che non accenna a fermarsi. Dall’altra parte ci sono 5o soldati israeliani colpiti e 3 civili. Numeri che, scrive il quotidiano Haaretz, rischiano di far vacillare il governo di Netanyahu, che sta vivendo momenti di tensione diplomatica con gli Usa, storici alleati di Tel Aviv.