Guerriglieri del Fronte di liberazione Moro, il movimento guerrigliero storico dell'isola di Mindanao, islamico e maoista allo stesso tempo.
Da una parte il gruppo più feroce della galassia di Al Qaida (Abu Sayyaf), dall’altra il repressivo esercito filippino e i marine inviati dagli Usa. A Mindanao i sequestri sono all’ordine del giorno, anche di occidentali. A volte terminano con una decapitazione.
di Franco Fracassi
L’australiano Warren Rodwell sequestrato da Abu Sayyaf, reo di aver sposato una filippina di religione islamica. Il governo australiano ha pagato per la sua liberazione due milioni di euro.
Un commando di Abu Sayyaf.
Una pattuglia di Marine statunitensi marcia nella giungla di Mindanao.
Una bambina del Fronte di liberazione Moro impara a sparare.
Guerriglieri del Fronte di liberazione Moro, il movimento guerrigliero storico dell’isola di Mindanao, islamico e maoista allo stesso tempo.
Nel territorio controllato da Abu Sayyaf le donne sono costrette a indossare il niqab, come nei Paesi del Golfo Persico.
Guerrigliero di Abu Sayyaf.
Una strage ad opera degli squadroni della morte dell’esercito filippino.
Militari filippini in azione.
Guerriglieri di Abu Sayyaf.
Guerriglieri di Abu sayyaf in marcia.
Bambine rivendicano la nascita di uno Stato islamico nel sud-ovest dell’oceano Pacifico.
Elicottero militare sorvola l’isola di Jolo, a sud di Mindanao.
Attentato a un pullman. Gli attentati contro civili a Mindanao hanno una cadenza settimanale.
I missionari protestanti statunitensi Martin e Gracia Burnham sequestrati da Abu Sayyaf.
Militanti di un non identificato gruppo guerrigliero festeggiano il successo del sequestro di un giornalista giordano.
Una colonna di guerriglieri del Fronte di liberazione Moro.
Guerriglieri Moro.
Donne dell’isola di Jolo.
Un villaggio dell’isola di Jolo in fiamme in seguito a un attacco dell’esercito.
Guerriglieri di un gruppo islamico vicino ad Abu Sayyaf.
Marine statunitensi in azione.
Guerriglieri di Abu Sayyaf.
Manifestazione pacifista a Mindanao.
Vittime di uno scontro a fuoco tra esercito e guerriglieri Moro.
Tra le fila di Abu Sayyaf ci sono anche molti bambini.
Manifestazione contro la presenza delle truppe statunitensi sul suolo filippino.
Mindanao. Una parte della foresta distrutta dai bombardamenti.
Vittima di un raid di Abu Sayyaf.
Addestramento di truppe filippine.
Manifestazione anti americana.
Guerriglieri del Fronte di liberazione Moro.
Soldati dell’esercito filippino avanzano ai bordi della giungla.
Vittima di un raid di Abu Sayyaf.
Più estremisti dei talebani, più feroci dei ceceni, più affaristi dei guerriglieri colombiani. Il sud delle Filippine è in guerra da cinquant’anni. Prima la guerriglia islamica maoista, più recentemente le brigate jihadiste di Abu Sayyaf. Dall’altra parte l’esercito filippino corrotto e repressivo, appoggiato da migliaia di marine spediti dagli Stati Uniti per mantenere il potere sulla ex colonia.
Secondo le Nazioni Unite, il conteggio dei morti ha superato il milione, mentre i profughi sono più di quattro milioni.
Abu Sayyaf è forse il gruppo più oltransista della galassia di Al Qaida. Il nome dell’organizzazione deriva dall’arabo: abu (padre di) e sayyaf (spadaccino). Il gruppo venne costituito nel 1991 da Abdurajak Janjalani, un cittadino filippino musulmano che aveva combattuto nella brigata internazionale musulmana durante l’invasione sovietica in Afghanistan. La prima azione consistette nell’uccisione di due predicatori evangelisti statunitensi. Seguirono attacchi con esplosivi, sequestri, assassinii, decapitazioni, stupri ed estorsioni in quella che l’organizzazione descrive come la lotta per la creazione di uno Stato islamico nel Mindanao occidentale e le Isole Sulu, con il dichiarato obiettivo di strutturare un’entità panislamica in tutto il Sud-est asiatico, che comprenda da est a ovest, l’isola di Mindanao, le Isole Sulu, l’isola del Borneo, la Malesia, l’Indonesia e le isole del mar Cinese Meridionale.
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