Gli adulti li chiamano capricci. I bambini li chiamano test. Tutti gli infanti prima o poi piangono e urlano per ottenere qualcosa. Utili consigli su come si si deve comportare in questi casi.
di Samanta Scherini
I bambini si sa, sono dei piccoli esserini dolci, innocenti, degli attira-baci, degli attira-abbracci, che ti fanno venire voglia di coccolarli e di sorridere sempre. Ma sono anche persone, persone che stanno cercando di affermarsi, di fare emergere la loro personalità, di capire come funziona questo mondo, di inserirsi nel meccanismo, sempre complesso, del mondo governato dagli adulti. Per capire sperimentano, provano, cercano di comportarsi e di agire all’interno del complicato modo di agire che gli si prospetta davanti.
Parte del loro comportamento, però, è infarcito anche di quelli che noi adulti definiamo capricci, ovvero una serie di comportamenti avulsi alla situazione attinente, di gesti inutili al raggiungimento di qualsiasi fine. Ma per i bambini è un modo per testare se stessi ed anche gli adulti in generale. Per provare a vedere quali dei loro comportamenti, spinti all’estremo, perché i bambini lo capiscono bene quando si spingono oltre al limite, riesce a sortire effetto. Soprattutto in che modo gli adulti rispondono a queste loro manifestazioni oltre misura, sia fisicamente, quindi con una mimica corporea e facciale, sia verbalmente.
Quando un bambino si rende attore di capricci, con tanto di scena madre nella quale si butta a terra, strillando, minacciando di non alzarsi più, di volere assolutamente la data cosa, sia un giochino o un ennesimo giro sulla giostrina sotto casa, sta in realtà testando, mettendo alla prova l’adulto che ha di fronte. È una mossa dell’infante per vedere cosa può ottenere, come lo può avere, ovvero l’entità del capriccio che deve mettere in moto per essere esaudito, in quanto tempo può circuire l’adulto di turno e come chi gli sta di fronte in quel momento si pone alle sue richieste.
Molto importante per arginare la situazione, per farla rientrare nei parametri della normalità, per evitare che chi ci circonda tema per le convulsioni messe in scena dal piccolo teatrante, è mantenere un buon autocontrollo. Non bisogna mai porsi al livello del bambino, né mettersi a gridare poiché i piccoli sono portati per lo più a concentrarsi sul rumore prodotto dalle grida che sul contenuto del messaggio che l’adulto vuole dare. Non si deve mai ricorrere alla violenza: oltre alla bassezza del gesto non si dà una reale spiegazione al bambino del perché è bene evitare dati exploit vocali e comportamentali.
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