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Homein fondo a sinistraLa Bce ricatta la Grecia. E' l'ora di stare con Syriza

La Bce ricatta la Grecia. E’ l’ora di stare con Syriza

Pressing di Draghi contro Tsipras. Renzi batte le manine per la stretta della Bce. Syntagma si riempie di popolo. E oggi presidio a Roma sotto Bankitalia, azionista Bce

di Checchino Antonini

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“Lo stop Bce alla Grecia pesa sulle Borse: Milano in calo, crolla Atene (-6%), volano gli spread greci”. “Draghi gela la Grecia di Tsipras: stop ai fondi per le banche”. “La Bce chiude alla Grecia:

«Sospenderemo finanziamenti». Atene: «Noi andiamo avanti» ma la Borsa di Atene crolla. Ancora: “Berlino fredda con Varoufakis”, “Grecia, colpo anche dal Fmi: «Niente sconti»”. E infine, servile e crudele, arriva Renzi: «Decisione della Bce è legittima e opportuna».

I quotidiani, all’indomani della venuta in Italia di Tsipras, aprono ancora sulla Grecia e con titoli da corrispondenze di guerra. Il primo governo della sinistra no austerity nell’Unione europea spaventa chi ha costruito il mito del debito e l’ineluttabilità del liberismo.

Intanto, Piazza Syntagma si riempie ancora di popolo che denuncia la ferocia dell’austerity e le dichiarazioni di guerra dell’Ue al nuovo governo di sinistra.

Oggi pomeriggio anche in Italia si terranno manifestazioni di solidarietà con il governo di Syriza e il popolo greco. «Il momento è ora, per fare in tutta Europa come hanno fatto i greci: alzare la testa e non avere paura. Siamo tutti in gioco», scrive il coordinamento romano dell’Altra Europa convocando il presidio di stasera alle 18 alla Banca d’Italia (azionista della Bce) in via XX settembre. La proposta è per una manifestazione nazionale sabato 14 febbraio a Roma. Per quel giorno era già convocata l’assemblea nazionale dell’appello “Cambia la Grecia cambia l’Europa – Brigata Kalimera”. Si propone di trasformare l’assemblea in una grande manifestazione, in connessione con le altre piazze europee e con la grande manifestazione prevista ad Atene il 16 febbraio.

Proprio quello che Thanasis Koukoulas, dirigente di Dea, in collegamento skype da Atene aveva suggerito al circolo di Sinistra Anticapitalista, nel romano quartiere di San Lorenzo, pieno di attivisti per quella che era stata annunciata come un’“intervista collettiva”. «Noi diciamo che stiamo con Syriza perché andrà contro l’austerità. Potete dirlo anche voi per esempio nei giorni in cui Tsipras parteciperà al summit dell’Ue», aveva detto Thanasis quando gl’è stato chiesto cosa si aspettasse dal tessuto ampio di solidarietà e attenzione per ciò che sta accadendo in Grecia.

Se la Troika ha già mostrato i denti alla democrazia greca, Thanasis, ritiene meno probabile una reazione degli apparati polizieschi, storicamente legati al fascismo greco. «Il problema più grande è l’Ue, la sua trappola del debito, le pressioni della Bce» e, poche ore dopo, i titoli della stampa di mezza Europa confermano le parole del dirigente greco di Dea, acronimo di Sinistra operaia internazionalista, una delle organizzazioni della Piattaforma di sinistra di Syriza, di ispirazione trockista. Dei 149 eletti con il partito di Tsipras, almeno una trentina si riconoscono nella sinistra interna e due nell’ organizzazione di cui fa parte Thanasis. Il confine della sinistra interna è ancora incerto visto che una parte della sinistra del Synaspismos, il partito “eurocomunista” da cui proviene Tsipras, è stata cooptata nel governo. «Se prima del voto la Piattaforma era compatta nel dire che non avrebbe accettato un governo qualsiasi, ora alcuni di loro sono nel governo. Ma la base, anche la loro, vuole più sinistra. E poi che bisogno c’era di allearsi con gli indipendentisti di Anel, un partito xenofobo, nazionalista e liberista, una sorta di fucile puntato contro le lotte – si chiede Kourkoulas – che comunque avevano annunciato il loro appoggio anche esterno al nuovo governo?». Una decisione, che non ha investito il partito di Syriza ma solo la sua frazione parlamentare, condizionata anche dal settarismo ostinatissimo del Kke, il partito “comunista” stalinista, che è leggermente cresciuto alle politiche del 25 gennaio. «I suoi parlamentari sono assolutamente obbedienti al leader, che ritiene Tsipras più o meno un’emanazione del Bilderberg, ma chi li ha votati ha sperato in un governo delle sinistre», spiega Thanasis, scettico sull’ipotesi di un sommovimento interno a quel partito.

Kourkoulas, che è anche coordinatore di “Deporta il razzismo”, organizzazione che mira a collegare le vertenze dei lavoratori con il movimento antifascista, non nasconde le difficoltà della fase dentro un contesto di grandissima speranza dei lavoratori del Paese: «Ci sono alcuni piccoli scioperi – dice – ma il clima è di attesa.

Anche il sindacato aspetta gli eventi e dialoga con i nuovi ministri». L’attesa dei lavoratori è per gli annunciati miglioramenti salariali e pensionistici, promessi da Tsipras nella famosa conferenza programmatica di Salonicco. Ma nel governo, come si apprende da Dea, è in corso una dialettica sulle ripubblicizzazioni che il ricatto di Francoforte rischia di condizionare. Sono evidenti, per esempio, le pressioni della Cina “comunista” che ritiene “non sia serio” il blocco della privatizzazione del Pireo. Il ministro dell’Economia, il keynesiano Yanis Varoufakis, non avrebbe tutta questa fretta di ripubblicizzare mentre la sinistra di Syriza preme per ripubblicizzare le banche. «Non sarà come con Samaras ma adesso cominciano i problemi, quello che dobbiamo fare è spingere il più possibile a sinistra il governo. Il sistema, al contrario, prova a sterilizzare le chance di Syriza».

L’elezione del presidente della Repubblica, ossia lo scoglio che ha fatto arenare per sempre il governo Samaras, sarà un banco di prova importante. Dea è preoccupata dall’ipotesi Dimitris Avramopoulos, numero due di Nea Dimokratia e attualmente “ministro” degli Affari interni della Commissione Juncker. «Sembrano prove di unità nazionale – commenta Thanasis – noi chiediamo che sia un uomo della sinistra ma ci rimproverano di minare con questa richiesta la tenuta del governo».

Nella sede di San Lorenzo a più di uno degli “intervistatori” tornano le immagini della stagione del governo Prodi che vide la sinistra sgretolarsi per la propria subalternità all’idea stessa del governismo. Ma il parallelo con la Grecia è inimmaginabile. L’aria di Atene non può essere paragonata con quella di Roma, sia per l’intensità dell’austerity, sia per i livelli di speranza accesi da un governo di sinistra che può funzionare come innesco, a differenza dell’Ulivo, contagioso per altri pezzi del Sud dell’Europa. Thanasis ed Eleni Papageorgiou, che lo traduce, raccontano anche l’atmosfera di nuova speranza che si respira dall’altra parte dello Jonio. Come ogni 31 gennaio, Alba dorata è scesa in piazza ad Atene per commemorare certi soldati uccisi dai turchi ma stavolta parevano l’ombra di sé stessi. Solo l’anno scorso i nazisti erano diecimila. Sabato scorso se ne contavano appena 2mila contro 8mila antifa che li fronteggiavano.

 

 

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